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IL VIRUS COME SUPPLEMENTO DI PENA?

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Il decesso per Covid del lecchese Mario Trovato, detenuto nel carcere di Tolmezzo e ricoverato da qualche tempo nell’ospedale di Trieste si è liquidato sui social con quasi totale indifferenza o peggio, compiacimento.

In fondo era un boss della criminalità.

Io invece non sono mai, per nessuno, a favore di supplementi di pena. Quindi in questa notizia evidenzio una gravità su cui vorrei portare l’attenzione, ossia sul fatto più generale

Una quantità enorme, insopportabile, di detenuti sta rischiando o addirittura contraendo questo virus
È evidente, lo dimostra una volta di più anche questa morte, la necessità urgente di prendere decisioni politiche al fine di contenere il numero delle persone in entrata e di favorire forme di liberazione anticipata dal carcere attraverso il ricorso ai variegati strumenti previsti in tal senso dalla legge.

Nella Casa Circondariale di Pescarenico, già a maggio, su 60 detenuti erano stati riscontrati 21 casi di positività. Un numero enorme.

A livello nazionale i positivi in carcere, al momento, sono 1049 su 55000 persone detenute (non tamponi, detenuti) che si trovano in 86 diversi istituti penitenziari.
41 di queste persone detenute sono in condizioni serie tanto da rendersi necessario il trattamento ospedaliero (erano 27 a fine novembre).

I numeri, in controtendenza a quelli del Paese, vengono dal Ministero della Giustizia e sul sito del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute si può leggere periodicamente un aggiornamento.

Oltre a questi dati bisogna tenere conto del personale penitenziario.
Sono circa 35000 gli agenti con 1.042 positivi, di cui 10 ricoverati in ospedale.

Dunque numeri molto alti che sono inaccettabili.
La morte di Mario Trovato ci insegna qualcosa?

SONO I RAGAZZI IL VIRUS

FB_IMG_16037126445868044Qui gli studenti van a scuola in treni, bus sovraccarichi andata e pure ritorno e i Fontana e Conte gli ricordan a ogni diretta il distanziamento

Intanto i loro genitori han smesso di andare a loro volta dai loro di genitori perché temon di esser contagiosi e di ucciderli.Senso di colpa e paure tutte individuali.

La risposta? Il coprifuoco. Di vita e scuola

Qui chiamano i cittadini per fare il tampone in ospedale e gli dicon di presentarsi puntuali e poi, disorganizzati, li tengon in coda per 3 ore tutti ammassati e i Fontana e Conte gli ricordan a ogni diretta il distanziamento.

La risposta? Coprifuoco. La Regione chiude. A casa. La scuola non lei, purtroppo.

E noi coi cucchiaini a levare l’acqua di alluvioni non create da noi. E a pagare sempre gli adolescenti. Non si chiedeva a Stato e Regione, non il Burundi, di risolver la pandemia mondiale chiedendo a Conte e Fontana di improvvisarsi novelli Sabin

Qui si chiedeva che insieme a due righe per le ciclabili e un bonus per i monopattini si pianificasse una gestione dei trasporti pubblici più capillare anche in deroga ai contratti con le aziende pubbliche ampliandola con altre compagnie Che al posto di banchi a rotelle si assumesse maggior personale; che con i dirigenti si modulassero diffusamente, coordinandone i servizi per entrate/uscite, a più scaglioni orari per la scuola

Che ci fosse un investimento vero e puntuale nella mappatura di positività con sierologici e tamponi. Che la sanità extra ospedaliera non fosse ogni mese rinviata

Che i vaccini antinfluenzali fossero a disposizione, proprio perché non siamo il Burundi. Che i locali che non rispettavan le regole fossero chiusi e non tutta la categoria. Non credo che si stesse chiedendo di risolvere il problema del vaccino covid ma di affrontare e risolvere quello più piccino picció di scelte legate alle competenze date dal ruolo

Però forse mi sbaglio. E stiamo a credere che sono i ragazzi il virus

2 AGOSTO 1980 H.10:25 perché i nomi sono volti, carne, Storia

famiglia-mauri-strage-bologna0208801 (1)Come tutti gli anni pubblico qui e mando ai giornali, la stessa lettera, come ricordo, come memoria per capire, perchè non è vero che il passato si ripete se non lo si ricorda. E’ vero purtroppo che il passato si ripete se non lo si capisce, la Storia di una famiglia del nostro territorio, proprio perchè, sempre, in questi tempi di terrorismi, che sono lunghi e strazianti, i nomi sono volti, carne e storia.

La storia ha tre protagonisti.

Si chiamano Carlo, Anna Maria e Luca.

Carlo e Anna Maria sono una giovane coppia di sposi, Luca è il loro bambino. Sono una famiglia normale, come ce ne sono tante in Brianza, che ad agosto, come ogni anno, va al mare. Carlo, Anna Maria e Luca salutano i genitori di lei, piccoli imprenditori locali, e partono con la loro macchina verso il luogo delle vacanze. Il caldo, le code, i caselli… Storie quotidiane che si ripetono ogni estate.

All’improvviso in autostrada la macchina si rompe. Non si può più proseguire. Carlo e Anna Maria decidono di tornare a casa, ma Luca insiste e alla fine scelgono di andarci in treno al mare.

La mattina del 2 agosto 1980 alle ore 10 25′ sono nella stazione di Bologna. Oggi i loro nomi sono scritti nella lapide di marmo che si trova nella sala d’aspetto di 2^ classe.

La storia non finisce qui, la storia aggiunge a quelle vittime altri nomi.

Il papà di Carlo, Guglielmo, muore, subito dopo quell’ora pietrificata, di crepacuore. La mamma Giuseppina (cioè la nonna di Luca) entra in monastero. Eppure questa storia non è solo una storia triste, una delle tante storie d’impunità della terra, è anche una piccola-grande storia di resistenza. Ogni anno sul quotidiano locale La Provincia tutti i lecchesi e i comaschi possono leggere un breve necrologio che ricorda i loro nomi. Ogni anno, fino al 2007 quando è morta è stata la mamma di Carlo a pagare, a sue spese, dal monastero, quel piccolo riquadro di memoria che ricorda a tutti i lettori de La Provincia Carlo, Anna Maria e Luca. Ora lo stanno facendo altri famigliari.

Custodire la memoria è quindi un impegno che dobbiamo sentire ognuno e insieme. Una memoria però per capire, perchè non è vero che il passato si ripete se non lo si ricorda. E’ vero purtroppo che il passato si ripete se non lo si capisce. Ed è in questo modo  che non dobbiamo dimenticare in ogni luogo dove ci troviamo e ci troveremo il 2agosto. Le vacanze estive, o ancora sul posto di lavoro, dalle pagine del nostro quotidiano, dal nostro profilo social, ovunque siamo, ovunque saremo, qualunque urgenza avremo. Un impegno di memoria e civiltà.

Anche per Carlo, Anna Maria e Luca. Che molti di noi non conoscevano ma che erano cittadini, uomini, famiglia, futuro. Come lo siamo noi

CIRESA NE VALE DAVVERO LA PENA?

unnamed (6) FB_IMG_15950094978739228Una setta forse ahinoi maggioritaria a Lecco ha messo in prima fila un brav’uomo che evidentemente non ha capito dove è finito, trasformato da uomo di solidarietà a adepto di sostegno.

Ecco servito chi si fosse illuso che Ciresa, almeno il buon vecchio Ciresa, potesse redimere partiti e facce da secoli di gaglioffaggine, barbarie, egoismo, impresentabilità ad almeno 5 futuri anni di virtù e diritti.

Macché, il vecchio Ciresa, è appena il ricalco di quello che era fino a 3 mesi fa.
Ora ha i suoi bigotti, i suoi tutori della fede, i suoi eretici impresentabili sentinelli di piazza, che lo usano in un ruolo non suo.
(tra gli altri quel dott. Gulisano che già un decennio fa diede dell’assassino al papà di Eluana)

Il sospetto, a questo punto, è che la colpa non sia né del tema, né della campagna elettorale, ma della vile, squallida pirlaggine e impresentabilità degli uomini di cui si circonda e che lo circondano, confondendosi.

La domanda prepolitica da porsi è
Ciresa ne vale davvero la pena?

STRISCIONI E AZIONI #StopArmiEgitto

Comune-Lecco-Regeni-Zaky-2Abbiamo due striscioni sui lati del balcone del Palazzo Comunale che come due finestre sul mondo di ognuno chiedono Verità e Giustizia per Giulio Regeni e Patrick Zaky.

Simbolicamente sorreggono la nostra Democrazia e Civiltà.

Oggi rischiano di essere due imposte che si chiudono davanti alla scelta del Governo di vendere all’Egitto due fregate multiruolo Fremm del valore di 1,2 miliardi di euro e di ancor più pattugliatori, caccia e aerei addestratori.

FB_IMG_15918074265344673Come diceva Calamandrei agli studenti per la Costituzione, che non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé ma bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, anche per Verità e Giustizia va messo ogni giorno combustibile.

E questo è l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.

Bisogna continuare a mettere vento nelle vele di questi nostri striscioni.

E questo vento, questo combustibile chiede che il Sindaco, a nome di tutti, scriva, ora, al Governo per dire il nostro #StopArmiEgitto, per ribadire con forza Verità e Giustizia per Giulio e Zaky.

Altrimenti si tolgano quegli striscioni.
Non possiamo permetterceli.
Non ce li meritiamo

https://www.disarmo.org/rete/a/47776.html

COVID19 NELLE CARCERI: SUPPLEMENTO DI PENA

carcereSe abbiam paura noi del Coronavirus è facile immaginare quanto debbano averlo le persone detenute nelle carceri.
Bastan pochi dati:
I posti disponibili nelle carceri italiane sono 50.931. Le persone detenute presenti, a fine febbraio 61.230.
Alcuni istituti hanno tassi di affollamento del 190%
Ogni giorno le persone detenute senton dire in tv che bisogna mantenere le distanze, salvo poi ritrovarsi in tre in celle da 12 mq.

Ci ricordiamo lo scorso anno Extrema Ratio, la simulazione di una cella vera nel cortile del Palazzo Comunale.

L’altro dato, locale. A inizio maggio nel solo carcere di Pescarenico, su 60 persone detenute, ben 21, il 40%, erano positive.
E, aspetto non secondario ma grave, è che fino a fine aprile non era stato riscontrato nessun caso. Com’è possibile che a due mesi dall’evidenza pubblica della pandemia non si sia riusciti a evitare il diffondersi, così massiccio ed esteso, del contagio nemmeno in un ambiente dove le relazioni con l’esterno sono minime e programmate?
Cosa non si è fatto? Cosa si è sottovalutato o non tenuto conto? Perché?
Inoltre, per trasparenza, i casi riscontrati son solo quelli che han presentato sintomi e, per questo, sottoposti a tampone o​ tutte le persone detenute e il personale vi è stato sottoposto ed è risultato negativo?

Paura, solitudine, sovraffollamento e rischi di contagio sia per le persone detenute che per lo staff impongono risposte urgenti ed efficaci, allo scopo di non recidere i rapporti con il mondo esterno e ridurre ulteriormente spazi di libertà

Ci indigniamo per le scarcerazioni delle 3 persone sotto regime di 41bis, peraltro regime giustamente condannato dalla Corte dei Diritti umani, e ci vien facile dimenticarci di tutta questa umanità composta da oltre 60mila persone invisibili, molte, troppe delle quali in carcere peraltro
da presunte innocenti e senza sentenze definitive e, per inefficienza e disumanità dello Stato e direzioni carcerarie, debbono subire, nei fatti, un supplemento di pena.

I consiglieri interplellino il Garante dei diritti delle persone detenute