LO SCIOGLIMENTO DEL KHORAKHANE’

fine-kh

Sono passati 10 anni.

10 anni da quella primavera del 1999 dove, dopo 78 giorni, che vivemmo l’esperienza di mobilitazione e di testimonianza quotidiana, continua, insieme ad altri cittadini e realtà del territorio, contro una guerra, “la” guerra , che vedeva l’Italia in prima fila, carica di armi, e zero ragioni e diritti, decidemmo di ripartire da quell’evento per provare a far crescere in noi e negli altri, nella nostra città e nella città-mondo, una coscienza critica, una speranza di cambiamento, quella stessa speranza che abbiamo imparato a leggere nelle lotte e speranze degli indigeni dell’America, indigeni che testardamente resistono, reagiscono. Insieme a loro, noi e loro, e tutte le minoranze del mondo insieme, tessuti di un’unica rete di diritto e giustizia, volevamo alzare la testa, stare in solido, a fronte alta di fronte alla storia… continua a leggere, se ti va

chiuderemo con l’amico Luca Rastello (come l’abbiamo aperto 10 anni fa sulla Cecenia)il 4-maggio-a-lecco-mercato-e-narcotraffico

53 pensieri su “LO SCIOGLIMENTO DEL KHORAKHANE’”

  1. Queste motivazioni mi sarebbero parse più comprensibili se scritte 7/8 mesi fa …
    Se è vero che c’è della ribellione solo nell’immaginare di potersi ribellare, parimenti ci deve essere della rassegnazione solo nell’immaginare di potersi rassegnare.
    Mi sbaglierò, ma ho l’impressione che ultimamente anche nell’immaginario collettivo le ‘merendine’ vengano sempre di più percepite nel loro effettivo effimero valore.
    Non conosco bene la storia di Khorakhanè, ma mi ricorda vagamente il protagonista del Deserto dei Tartari che per anni si era preparato per l’evento e quando, dopo tanti falsi allarmi, l’evento si profila realmente all’orizzonte, viene costretto ad abbondare il campo …

  2. Concordo con quel sentire che la società va in una direzione diversa da quella che speravamo, e che ci va con una forza inarrestabile, non modificabile e che questa sua forza ci fa sentire, di contro, impotenti.
    Io lo vivo nel mio partito che ha perso elettori e militanti e ora sembra senza la forza necessaria per incidere nella politica e nella società, e ogni volta che si fa un’iniziativa si ha l’impressione di non essere nemmeno percepiti, di essere trasparenti.
    Però vorrei anche dire che il tuo pessimismo su khorakhanè mi sembra eccessivo, perchè da lì è nato un signor gruppo di acquisto solidale, che è reale, fa la sua parte per modificare idee e consumi nel territorio lecchese e soprattutto è autogestito con un’ottima organizzazione. Per riuscirci ci sono volute intelligenze ed energie sopra la media, perciò non abbatterti oltre il dovuto. ps: che ne dici di addolcire il momento con una merendina? offro io! 😉

  3. Conosco poco la storia del Khorakhané, ci sono arrivato da poco, per caso. Riesco comunque a percepire in pieno lo scoramento di chi ha deciso che khorakhanè finisce qui e comprendo le ragioni di tale determinazione, tanto come riesco ad immaginare lo stato d’animo di chi ha messo tutta la sua passione, la sua energia, il suo impegno in questo progetto.
    Io credo che non esista “fallimento” , indipendentemente dal risultato finale che si vorrebbe prefiggere, se le motivazioni di qualsiasi azione prendono la spinta da ciò che un vero uomo riesce ad esprimere mettendo in gioco la sua dignità, la sua onestà, la sua semplicità e la follia necessaria per credere che cambiare un mondo sbagliato sia possibile.

    Spesso la realtà non é ciò che é, ma quella che vorremmo fosse, e noi ci sappiamo perfino illudere pur di vivere quella che non é.

    A parte l’amico ugomoi, non so chi altro potrei salutare in questa occasione, e allora:

    ciao a tutti.

    Francesco

  4. Mi dispiace che chiude. non vi conosco. Non so di preciso dove avete sede. Ma mi dispiace perchè mi rendo conto della mancanza di spazie e opportunità. E penso che anche la più piccola presenza, pur minima, può servire, a qualcuno che cerca alternative alla realtà che ci circonda. Questo lo credo davvero. E non c’è fallimento. E’ solo un tempo difficile. Penso non bisogna mai perdere la fiducia che la situazione può cambiare.

    stefano*

  5. Caro Paolo, ho riletto questa sera la tua lettera di “chiusura” del centro e anche se sono d’accordo su quello che dici e soprattutto sul deserto soprattutto culturale che ci circonda , non penso sia giusto chiudere anche le poche “oasi” che ci rimangono come il centro.
    Se puoi (e se vuoi) ripensaci

    Ciao
    Corrado

  6. sono tanti i pensieri che mi vengono in mente
    ma di sicuro quello quello predominante è che mi dispiace veramente tanto
    non ti ci vedo nella parte nè degli arresi … nè dei falliti quindi
    sono sicura che questo è solo un passaggio
    ma penso che sia comunque un passaggio doloroso.

    il sentimento che esprimi, per quel poco che ho letto, è condivisibile
    ….. tra i contagiati.. chi piu’ chi meno ,,, è un
    sentimento che dilaga e svilisce ….. ma per fortuna ci sono
    persone come te..che anche se spesso fanno incazzare
    trovano sempre il modo di incoraggiare e di tenere alto il morale alle
    truppe non so.. chissà quante prediche ti sei già sorbito .. e la mia certo
    non è quella piu’ attesa quindi taglio corto
    ciao ciao

  7. Dispiace che la Vostra associazione abbia deciso di gettare la spugna.
    Comprendo l’amarezza e la disullusione, capita di frequente anche a me.
    Io rappresento un partito piccolissimo, microscopico, a livello di particella atomica, senza possibilità di essere eletti o addirittura di presentarci alle elezioni, e infatti non ci presenteremo ne alle europee ne alle amministrative, però io non mollo, non mi adagio, non mi rassegno. Come diceva il mitico Eduardo “a’ da passa’ a’ nuttata’”, e la notte passerà.

    Non mollate neanche voi.

    Ciao
    Giancarlo
    Lista per il Bene Comune.

  8. Ho letto la lettera che comunica lo scioglimento di Khorakhane.
    Mi ha stupito.
    Io vi conosco pochissimo, ho avuto il piacere di conoscere solo Paolo Trezzi, ci ho fatto 4 chiacchere, ho partecipato ad alcuni eventi ma, sfortunatamente, niente di più.
    Mi permetto di esprimere il mio dissenso per la fine di Khorakhane.
    Secondo me un movimento, un centro, un’associazione che si scioglie ha sempre la responsabilità di non essere riuscita o ad evolversi o a trovare nuove persone da inserire.
    Un’alternativa c’è sempre.
    …a forza di essere vento…
    il vento non smette mai di soffiare !!!
    sono davvero dispiaciuto

  9. Caro Paolo

    Ti chiedo, visto che ne sei il gestore, di mettere questa mia comunicazione sul blog di Khorakhanè essere vento.
    E di trasmettere questa mia comunicazione a chi parteciperà all’incontro del 4 maggio con Luca Rastello, anche perché, per ragioni familiari, io non potrò esserci e non potrò partecipare alla “festa” di “scioglimento” di Khorakanè.
    Per quanto mi riguarda Khorakhanè non è sciolto.
    Ho saputo di questa decisione, mezzora prima, del precedente incontro, organizzato dal Centro, con Silvia Ballestra. E ho potuto verificare di questa decisione, prima sul sito e poi da un volantino che era in distribuzione nel corso della serata.
    Essere uno dei co-fondatori attivi di Khorakhanè, e venire a conoscere questa decisione in questo modo, mi ha, in un primo tempo, sorpreso e finanche divertito. E c’è stato un momento, breve, in cui mi sono sentito quasi rassegnato. Ma poi, tutto questo, mi è sembrato, sommamente ingiusto.
    Perché uno decide per sé e non per tutti, anche se questi tutti fossero solamente due.
    E’ ben strano e paradossale che una realtà associativa, dove dovrebbe valere il principio una testa un voto, venga sciolta in modo unilaterale da una persona. Neppure fosse l’azionista di maggioranza.
    Ho letto poi le motivazioni e devo dire di non condividere quasi niente. Non mi dilungo, ma mi riconosco solo nelle prime righe, in cui si fa una storia delle ragioni per cui siamo sorti, all’indomani della guerra contro la Serbia.
    Non ho poi condiviso la parte, molto sbrigativa, in cui semplicemente si butta lì, in poche striminzite righe, sottovalutandole, quelle che sono state le iniziative culturali, che in questi anni abbiamo proposto alla cittadinanza e che per me rappresentano l’aspetto più significativo delle nostre iniziative, tante volte in anticipo nell’analisi di temi, sfide e problemi sociali, culturali, politici. E che mi fa dire che Khorakhanè, al di là di noi due, appaia, per il coinvolgimento ampio di persone che hanno interloquito nei nostri incontri, è un bene comune e non proprietario.
    E’ in questa logica proprietaria – infatti – che rischia di apparire il tuo sforzo di organizzatore e il tuo impegno economico che ha reso possibile tanti di quegli eventi.
    Ma se le cose stanno così, anche se non voglio credere che siano così, non cambia molto, rispetto ai finanziamenti delle iniziative, passare da un finanziatore pubblico a un socio privato, se poi l’esistenza di queste iniziative, è legata all’arbitrio o all’ossequio, e non, invece, ad una regola che ti lasci libero di dissentire da chi ha il potere materiale di sostenere le tue proposte.
    Quello che poi non condivido è tutto il resto della spiegazione sullo “scioglimento”, con un riferirsi confuso a una volontà di rivoluzione, ahimè mancata, non si capisce per colpa di chi o per quale tradimento. Rivoluzione che credo non sia stato mai nelle corde e negli obiettivi di Khorakhanè.
    Quando era sobrio!
    Per quanto mi riguarda non ho mai pensato che compito di Khorakhanè. fosse fare la rivoluzione. Ho il senso delle forze e della “cosa”. Che, se non in modo retorico o sentimentale, nessuno sa o possa riempire di contenuti analitici e di processi reali. E -per fortuna- non vedo all’orizzonte nessun Lenin, semplicemente perché non ne esistono le condizioni di una sua “riproduzione”. Personalmente poi da imperfetto democratico mi farei grazia di una piena attuazione della nostra costituzione attraverso una sana, profonda, radicale politica riformatrice promossa da una larga maggioranza di popolo. Ma non sono tempi neppure per questa cosa.
    In verità mi sembra però che i tuoi richiami alla “rivoluzione” si traducano in un appello etico e volontaristico, che rischia di rovesciarsi in una politica fortemente intrisa di moralismo un po’ elitario.
    Se poi la rivoluzione si sintetizza nella capacità di rinunciare a qualche merendina, beh! Allora siamo molto lontani da quello che abbiamo concretamente fatto, che va valutato, nella sua giusta dimensione, molto, ma molto di più. E allora tutto quel dilungarsi in parole e discorsi mi appare nascondere dietro un grande fumo della legna appena tagliata o molto bagnata. Magari per sconforto e delusione. Della quale delusione non trovo traccia razionale, ma che so nasce sempre dal patimento di qualche illusione.
    Ed è proprio per non buttare quanto fatto di buono, semplicemente di buono, che l’invito è a sospendere questa tua decisione. A fare una pausa, e ripensare, insieme, e con altri, la vita di Khorakhanè e le sue iniziative. Magari mettendo al centro della riflessione culturale il senso della crisi economica, sociale e antropologica che ci attraversa.
    Una pausa di riflessione e di discussione. Non necessariamente buttata là, alla luce dei riflettori, ma sostanziosa, che ripensi il senso di quello che finora si è fatto, che non è da buttare via, e lo rilanci, magari in modo più condiviso e allargato.
    Insomma meno unilateralismo, ma anche meno bilateralismo e più pluralismo.
    Per il momento continuo a immaginare che lo scioglimento da te dichiarato sia una parola sbagliata detta in un modo sbagliato per una richiesta di uscita e dis-sociazione da Khorakhanè dettata da ragioni che forse sono più semplici delle iperboli usate per spiegarlo.
    Infine, lo ripeto Khorakhanè, per quanto mi riguarda, non è sciolto e continua a esistere.

    Sandro Magni

    Lecco 29 aprile 2009

  10. Stimo l’associazione Khorakhhanè,le sue iniziative…e le persone che la compongono, sono rimasto colpito dal commento di Magni ,e se mi è permesso, vorrei sostenere “l’appello” ad una pausa di riflessione e discussione.
    Punkers Qll

  11. La nostra città/territorio dopo i tanti eventi che l’hanno attraversata e che l’hanno portata sull’informazione nazionale, la vicenda Eluana, i processi per mafia, le uccisioni violente e misteriose: a Morterone, Erba, Vercurago, com’è cambiata? Noi, cittadini di questo territorio, chi siamo diventati?
    Rispondo a queste domande con una chiave di lettura: quando avvengono drammi così pesanti che ci fanno smarrire l’orientamento, è necessario prendere parola, insieme, sui fatti e confrontarsi per trovare una strada.
    Cosa è avvenuto tra noi? Silenzi o proclamazioni univoche.
    Siamo una città che ha vissuto di soliloqui o di incontri, ma per appartenenze a gruppi, a cordate di interessi. Basta guardare in faccia i frequentatori delle iniziative; tutti protetti da discorsi o interessi omogenei.
    Aroldo Benini con l’intelligenza acuta che tutti gli hanno riconosciuto, mi diceva spesso: pensiamo di fare intercultura perché occupiamo, un gruppo dopo l’altro, un’ora dopo l’altra, la saletta di Palazzo Falk.
    Un territorio non cresce nel suo tessuto di pensiero se non riconosce i cittadini come interlocutori, se non inventa luoghi e occasioni di confronto. Esportiamo nel mondo beni solidali, ma la nostra bisaccia, come ha detto un giorno don Tonino Bello, è sempre piena per dare, mai vuota per ricevere e cogliere il più interessante degli altri. Le stesse buone pratiche della base della città territorio non diventano stimolo e pensiero per la vita politica.
    Alcune iniziative sono costrette a chiudere per questa impermeabilità; di questi giorni la notizia che l’associazione Khorakhanè si scioglie offrendo ancora una volta alla città l’occasione di un tema sul quale misurarsi. Quando chiude un luogo di pensiero tutti diventiamo più poveri e a rischio di omologazione. Le migrazioni stanno provocando un nuovo volto del territorio; alcuni si pongono domande e generano azioni per essere utili; difficile chiederci fin dove siamo disposti a cambiare. Qualche pensiero, rozzo, lo si sente nei pullman o nelle chiacchiere da caffè: che anneghino tutti. Mi rifiuto di credere che questo sia il pensiero dei cittadini lecchesi.

    editoriale di maggio di Padrea Angelo Cupini

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  15. Per favore, non lasciate.
    Abbiamo ancora bisogno di persone come voi.
    In ogni caso, sono orgoglioso di avervi conosciuto, seppure tardi.

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