Archivi categoria: AVVISO Insurrezione

AVVISO DI INSURREZIONE parte XX: La crescita o dell’anticristo

Accaldata serata anche ieri alla taverna dei cattivi falliti, dove il noto santo bevitore teneva la sua ennesima concione brandendo il suo fernet ghiacciato.

Tutti che si danno un gran daffare per trovare soluzioni a questa crisi, per scongiurare insolvenze, fallimenti, default. Per appianare il debito e innescare la ripresa della crescita. Tenete presente quante volte questa parolina magica ‘crescita’, ricorre nei bei discorsi di tutti. E quando dico tutti intendo proprio tutti: padroni, sindacalisti, giornalisti, politici fino ai più alti ruoli istituzionali. Il pensiero unico si riassume e si visualizza in questa tag cloud dove spicca il lemma ‘crescita’.

Non sanno, o fingono di non sapere, che la crescita è per l’economia ciò che la gnosi è per il cristianesimo; la crescita è l’anticristo.

La crescita è il bicchiere rovesciato che rinchiude la mosca che a sua volta sbatte a destra e sinistra credendo così di poterne uscire.

Ogni economista votato al pensiero unico della crescita si dibatte dentro questo bicchiere fornendo ogni volta ricette inutili, anzi dannose. Si può abbattere il welfare, innalzare l’età pensionabile a 80 anni, imporre patrimoniali mostruose, ma finché non si infrange il vetro di questo dogma, della crescita purchessia, non si esce dal bicchiere.

Certo che si uscirà da questa crisi, ma bisogna vedere come. Se si uscirà dalla crisi come vogliono loro, il tanto meglio sarà tanto peggio. Se il loro scopo è tornare come prima, siamo daccapo. Finché non si sottopongono a critica i meccanismi di sovrapproduzione che hanno determinato il disastro, per rovesciarli, la mosca continuerà a sbattere il muso. Ecco la vera prospettiva utopistica: continuare la crescita. Sono loro gli utopisti.

In questo contesto si inserisce anche la filosofia del famigerato art. 8. Si istituzionalizza il ricatto già sperimentato a Pomigliano e Mirafiori: condizioni vessatorie ai lavoratori in cambio del prosieguo della produzione. Certo, si può sempre dire no, come la suora nella barzelletta di Sacconi. Se dici no sei fuori dalla fabbrica, da questo bel sistema votato al dumping sociale che prefigurano lor signori (benché questo sarebbe il risvolto più piacevole dell’intera vicenda …).

Questa crisi non è la iattura che ci vogliono far credere; è la manna caduta dal cielo, se solo fossimo capaci di trasformare la minaccia in opportunità. Di prendere coscienza che il modello di crescita che si intende preservare e perseverare è quello che possiamo ammirare nella sua estrinsecazione più parossistica: il modello cinese. Zero diritti e produttività forsennata. Vorrebbero un sistema economico mondiale così. Tralasciando l’insostenibilità sociale e ambientale di un sistema siffatto, vorrei porre una domanda ai suoi utopisti sostenitori: verso chi esportiamo, verso marte?

dalla genialità, acutezza, infinita lucidità e bella persona qual’è il nostro lampadiere Pococurante

AVVISO DI INSURREZIONE parte XIX: le belve siamo noi

Afosa serata ieri alla taverna dei cattivi sudati, dove il consueto espertone (di ciucche) ha potuto parlare solo dopo abbondante e refrigerante annaffiatura di mojito.

Fa caldo, ma questo è niente. L’autunno non sarà caldo, sarà caldissimo. Rovente come non lo è mai stato. Straordinario come straordinaria, nel senso propriamente etimologico del termine: fuori dall’ordinario, dal normale, è la contingenza economica che abbiamo la ventura di vivere in presa diretta. Due manovre di inaudita entità approvate in un solo mese a casa nostra, il declassamento del debito Usa, recessione a W, oro ai massimi, speculazione a gogò, istituzioni finanziarie internazionali e governi mondiali in fibrillazione, non per la carestia nel Corno d’Africa, ça va sans dire, ma per il deprecabile andamento dei corsi azionari.
Ormai dovrebbe essere chiaro cosa è che muove la situazione, che fa cambiare le cose. L’allerta per i padroni parte quando crolla la borsa. L’allerta deve valere anche, a maggior ragione, per il proletariato. Teniamo a mente questo punto e mettiamolo da parte.

L’allerta determina reazioni da parte degli squali più svegli, come per es. Buffett e Soros all’estero, e Marchionne e Montezemolo, nel loro piccolo, qua da noi, quali l’invocazione di una patrimoniale. Vogliono pagare più tasse! Carini, vero?
I sondaggi danno ampio spazio in Italia per l’ingresso di una nuova formazione neocentrista, ed ecco che s’avanza la coppia di burattini senza fili (lui è il gatto ed io la volpe, stiamo in società …) MM che dà il benservito al governo, a Sacconi e agli investimenti a Mirafiori, perché questa gente non si accontenta mai, chiede (ed ottiene) sempre + 1.
Tuttavia i tempi cambiano e sempre più rapidamente, dunque ciò che è sempre stato non è detto che sempre così sarà, anzi. I più svegli fra i padroni l’hanno capito, dunque anche i più svegli fra il proletariato dovrebbero capirlo.
Lorsignori offrono l’obolo di maggiori o nuove tasse per i ricchi per placare la fame delle belve, che avvertono sempre più vicine. Le belve siamo noi, dovremmo prenderne coscienza. Ci buttano la polpetta per saziarci, sperando di sfangarla anche stavolta. Poi diranno ‘vabbè dai, se ci lasciate fare vi lasciamo l’art.18 … vi restituiamo il 25 aprile’. Ma non ci basterà. Pensano che l’unica strategia fattibile per loro sia tentare di smorzare la tempesta, prima che gli porti via tutto. Falliranno.
In questo senso va rivista radicalmente la strategia del proletariato, che non deve essere più di rimessa, come è stato giocoforza finora, ma bensì di attacco.
Sciopero generale, contromanovra, appelli tipo quello ‘dobbiamo fermarli’ (dove fra l’altro si auspica che un manager non guadagni più di dieci volte la retribuzione minima) sono palliativi. Vanno anche bene, ma sono e restano palliativi. È mutato lo scenario internazionale, come dicono quelli che cambiano piano industriale, quindi smettiamo di giocare in difesa. È un operaio che deve guadagnare dieci volte più di un manager, per quello che fa e per recuperare il maltolto con gli interessi.
Non dobbiamo fermarli, dobbiamo abbatterli.

dal nostro ex Khorakhaneker, lampadiere, insuperabile e inesauribile, lettore del tempo e filosofo del futuro Pococurante

AVVISO DI INSURREZIONE parte XVIII: Violenza non violenza

Autorevole orazione ieri sera alla taverna dei cattivi non violenti da parte dell’autorevole alcolista riguardo il controverso periodo storico che stiamo vivendo.

Cambiamento, cambiamento, cambiamento. Ormai se ne sono accorti tutti: viviamo in presa diretta un’epoca di trasformazione storica, che avrà importanti riflessi in ambito sociale, economico, politico. Sarà certamente interessante il compito degli storici che indagheranno le cause di questa metamorfosi, rintracciabili a mio avviso nel cedimento strutturale del sistema finanziario mondiale unitamente a quella straordinaria innovazione tecnologica, impensabile nelle sue funzioni virtuose fino a un decennio fa, che è il web. E’ tesi condivisa che questo mezzo abbia avuto un ruolo fondamentale nelle recenti svolte politiche come l’elezione di Obama (di per sé un’inattesa novità a prescindere dai successivi atti della sua amministrazione), le rivolte del maghreb e i sorprendenti risultati delle consultazioni italiane.
La società dello spettacolo per come l’abbiamo finora conosciuta, fondata sul predominio ultra controllato del sistema televisivo, attraversa la sua prima grave crisi. Il punto è vedere come ne uscirà. Credo che su questo punto molto dipenderà da noi, poiché per quanto riguarda ‘loro’, i detentori del potere, il pessimismo della ragione ci suggerisce che la reazione sarà esa-sperata, cioè senza speranza, cioè violenta. Continua la lettura di AVVISO DI INSURREZIONE parte XVIII: Violenza non violenza

AVVISO DI INSURREZIONE parte XVII: Bei tempi

Sconclusionata prolusione ieri alla taverna dei cattivi nostalgici da parte del noto tizio, non appena si era ripreso dalla consueta mezz’oretta di coma etilico:

Bei tempi quando c’era Berlsuconi. Bei tempi quando c’era quel formidabile catalizzatore di masse, pronte a scendere in piazza non appena si ravvisasse lo spiraglio per la ‘spallata’, poiché  quello era il nostro sogno.

Non molto diverso dai sogni somministrati dal berlusconismo.

Sogni adolescenziali, mediocri; la moto, la figa, l’auto, soldi, carriera: cazzate alla portata di tutti. Sogni piccolo borghesi, impartiti e impressi nelle nostre menti da trenta anni di tv commerciale, di cinematografia americana alla M.J. Fox, sedimentati, anzi bloccati come dal telecomando di mysky, congelati, ibernati dai primi anni ottanta. Bei tempi di merda quando c’era Berlusconi. Ho avuto vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita. Ora cambia tutto. Via il Cinghialone, via il Divo , via il Papi. E ora che abbiamo cacciato via tutti, che aspettiamo il ritorno dei veri buoni genitori, non riusciamo a renderci conto che non arriverà nessuno, perché i genitori ora siamo noi (D.F.W.). Volevamo la novità vera, l’esperienza forte, inaudita, eccola: tocca a noi.

Tocca uscire dalla minorità kantiana, non agitando Kant come fanno Eco e Ferrara facendone a loro volta un ulteriore feticcio, ma prendendo coscienza della forza delle masse, come fanno i proletari tunisini e egiziani. Continua la lettura di AVVISO DI INSURREZIONE parte XVII: Bei tempi

AVVISO DI INSURREZIONE parte XVI: Vedremo

Serena attesa ieri alla taverna dei cattivi investitori per la pacata disamina del noto bevitore circa le recenti elezioni amministrative.

In questa bella società dove l’apparire ha preso il posto dell’avere che aveva preso il posto dell’essere, vale la massima che per avere successo (in politica come sul mercato il successo si misura in consenso acquisito fra gli elettori come fra i clienti) bisogna essere sinceri: se riesci a fingerlo ce l’hai fatta.
La spiegazione più plausibile dell’insuccesso elettorale del centrodestra va ricercata nel decremento di credulità diffusa in quegli strati di popolazione che portavano il pacchetto decisivo di voti per continuare l’avventura politica berlusconiana. Nonostante il sempre più massiccio ricorso all’armamentario massmediatico (con i recenti acquisti, a spese del servizio pubblico, Ferrara e Sgarbi), le bugie del ducetto ormai faticano a trovare convinti bevitori. Troppo lungo e improbabile l’elenco di fole raccontate: la nipotina di Mubarak, Lampedusa, i rifiuti di Napoli, L’Aquila, ecc. La stessa solfa della persecuzione dei p.m. ha stancato e sempre più italiani si stanno convincendo che le sfacciate leggi ad personam non sono una legittima difesa di un perseguitato politico, ma un furbesco tentativo di impunità. Che non è la giustizia che si interessa a Berlusconi perché è sceso in politica, ma è Berlusconi che è sceso in politica per sfuggire alla giustizia. Continua la lettura di AVVISO DI INSURREZIONE parte XVI: Vedremo

AVVISO DI INSURREZIONE parte XV: Circolo Vizioso

Prevedibile serata ieri alla taverna dei cattivi pacifisti, dove il noto tizio non ha nemmeno avuto bisogno di bere un cicchetto per esprimere un semplice concetto:

Penso che da cittadini occidentali dovremmo finirla di sostenere i nostri governi, non certo col voto, ma anche con il consenso di massima strappato sull’onda dell’emergenza allorquando ci vediamo ‘costretti’ a bombardare, con il generale americano Prosciutto (sembra di stare in Catch 22) che con involontario umorismo dichiara che si cercherà di ridurre il numero di vittime civili.

E’ ora di finirla di alimentare questo circolo vizioso; di sopportare questi governi che giocano all’apprendista stregone, alleandosi e allevandosi serpi in seno come Bin Laden, Saddam, Gheddafi per poi scaricarli e rinnegarli quando ne perdono il controllo.
Capirei se dicessero scusate, abbiamo sbagliato ad appoggiare, finanziare, armare tiranni sanguinari per sostenere l’assurdo, grottesco, parossistico stile di vita occidentale. Adesso che la cacca è uscita dal cavallo cerchiamo con ogni strumento che abbiamo a disposizione, compreso la forza, di rimetterla dentro. Ma appena rimediato ci leviamo di mezzo, talmente gravi sono stati i nostri errori strategici sotto il profilo politico, storico, umano.

Tuttavia tutto ciò non solo non sfiora le loro testoline, ma pretendono pure di rafforzare il loro potere chiedendo che venga loro riconosciuto il merito di aver domato l’incendio che essi stessi hanno appiccato (e manco ci riescono: vedi Iraq, Afghanistan).
Certo, non bisogna avere paura di sporcarsi la coscienza sostenendo il ricorso alla forza, quando è necessario. Tutto sta a vedere nei confronti di chi e perché, per che cosa.
In definitiva, ci troviamo di fronte a un circolo vizioso. E sapete dove conducono i circoli viziosi?
Quando ci si trova davanti a un circolo vizioso c’è solo una cosa da fare: interromperlo.

dal nostro incommensurabile, splendente Pococurante