Stasera, sovrastati dallo spettro che aleggia in Italia della più grande novità politca dal ’94 con relativa innovativa campagna di marketing elettorale (che non vediamo l’ora di gustarcela) si parla di… antipolitica
“Si sta raschiando il fondo del barile della neolingua necessaria alla sopravvivenza del sistema – osserva Eusebio – si pensa che basti cambiare nome alle cose (le orge sono burlesque, il finanziamento pubblico rimborsi elettorali, le tangenti vacanze di gruppo, Pdl e Udc… boh, vedremo) e oplà, tutto si risolve; la gente se la beve… o no?”
“Ho come l’impressione che sempre meno gente se la beva – risponde Ermanno – La cosa grave (per loro) è che la credulità popolare (in netto ribasso ultimamente) costituisce l’unico appoggio, l’unico puntello che ancora tiene in piedi il simulacro, il cartonato della democrazia italiana. Ormai basta davvero poco, un paio di colpetti ben assestati, per far crollare miseramente la baracca…”
“Questo lo sanno benissimo – illustra Eustorgio – perciò la loro disperata strategia difensiva consiste nell’enfatizzare sui media ciò che ritengono possano essere degli sfiatatoi, delle valvole di sfogo. Da una parte si sponsorizza il suicidio come soluzione alla moda sul piano personale. Dall’altro il voto a Grillo come soluzione trendy sul piano collettivo. Va bene tutto, pur di scongiurare la presa di coscienza definitiva, fatale (per loro) circa ciò che va fatto”
“Cos’è che va fatto?” – domanda Egle.
“Si tratta di nuocere a chi ci nuoce – spiega Eustorgio – di sabotare ciò che sabota la nostra vita. Ecco ciò che va fatto. Poi le vie per conseguire questo scopo sono molteplici, ognuno nel suo campo può sciogliere le briglie alla fantasia…”
“Certo – ragiona Ermanno – il suicidio nuoce ben poco ai colpevoli di questa situazione, a meno che qualcuno già ben predisposto a questa soluzione decida di darsi fuoco davanti a palazzo Chigi… ecco, almeno con questa modalità avrebbe una qualche utilità. Il suicidio, tanto reclamizzato mediaticamente, non richiede uno stigma sociale, anzi è un gesto che suscita comprensione, compassione, giustificazione perfino. Mi chiedo che razza di giustizia ci sia nell’esercitare violenza (sebbene auto somministrata) sugli innocenti rispetto a questa situazione. Viceversa verrebbe fortemente stigmatizzata, criminalizzata, incompresa e per nulla giustificata la violenza esercitata sui colpevoli di questa situazione. Bel paradosso.”
“Se lo scopo è sabotare e disarticolare il sistema – si arrovella Egle – in quest’ottica anche il voto a Grillo potrebbe essere uno strumento opportuno. Accanto a fascistumi come la lotta allo ius soli e ai campi rom, ci sono anche proposte apprezzabili come il default volontario e la statalizzazione delle banche…”
“Massì – concorda Eusebio – in fondo se abbiamo accettato un Monti per sbarazzarci di un Berlusconi, potremo bene accettare un Grillo per sbarazzarci di un Monti. Prima spazziamo via i sobri corifei dello strozzinaggio finanziario internazionale, e poi pensiamo ai demagoghi qualunquisti razzisti populisti. Una cosa per volta, per favore…”
Queste dunque le utopistiche strategie degli italiani che non sanno cosa li aspetta.
Pococurante VM