AVVISO DI ISURREZIONE parte XI: Ovvero gli spari sopra (seguire attentamente le avvertenze)

Solo posti in piedi ieri alla taverna delle cattive intenzioni, dove il noto tizio, complice sicuramente il clima prenatalizio e forse anche qualche nuovo cocktail, si è prodotto in una meta concione con rimandi extra testo e volo a planare che ha lasciato attonita la platea, e anche la galleria.

Stasera parleremo di intimidazioni. Alcuni mi chiedono perché scrivo difficile. Premesso che non mi pare di scrivere abbastanza difficile, almeno quanto vorrei, almeno come nelle peggiori traduzioni di Debord, confesso che l’intento è il medesimo di Guy: scrivere affinché mi capiscano solo gli intelligenti. Se mi capissero anche gli idioti, stasera stessa scenderebbero in strada con torce e forconi, con effetti controproducenti per loro e per la causa rivoluzionaria. Il pensiero dominante determina il punto di vista esclusivo dell’attualità, che riconosce la volontà astratta dell’efficacia immediata . In questo modo il delirio si ricostituisce nella posizione stessa che pretende di combattere. Viceversa, la critica che prescinde dallo spettacolo deve saper attendere. Non è ancora il momento. Una cosa per volta, per favore …

Non potendo contare su una prosa sufficientemente criptica e forbita, cerco di sopperire con la prolissità, finalizzata a intimidire gli idioti e scoraggiarli dal proseguire la lettura oltre queste righe; altrimenti, non seguendo le avvertenze, lo farebbero a loro rischio e pericolo in termini di mancata comprensione del testo.
Intimidazioni, dicevamo. Tranne i meno avveduti, ognuno può ben rendersi conto che viviamo in un contesto di perenni intimidazioni. Intimidazioni a volte becere, di bassa lega. A volte, più spesso direi, intimidazioni subdole, sofisticate, indirette. Per le prime, spesso opera di vigliacchetti bifolchi, come per es. la bucatura delle ruote della propria auto, personalmente ricorrerei ad una bella denuncia contro ignoti all’autorità giudiziaria. In Italia succedono tante cose, ma forse non tutti sanno che l’obbligatorietà dell’azione penale è ancora vigente. Coloro che non lo sapevano, ora lo sanno e avranno modo di restare sulla graticola per il tempo entro il quale la parte lesa ha diritto di sporgere denuncia: tre mesi o 90 gg. Non lo so di preciso, non sono un giureconsulto, ma non me ne preoccupo. Ci penserà a precisarmi uno di quei poverini sempre pronti a precisare il prossimo in punta di mouse. Questi poverini aspettano al varco il prossimo e zac! non disponendo di un pensiero proprio si precipitano a precisare quello altrui copiaincollando da google passivamente.

Passivi e poverini.

Tornando a bomba, non è una stronzata, per usare una terminologia adusa e intelligibile ai minus habens (ma qui il poverino di turno salterebbe su a precisare che il plurale è habentes), dicevo, non è una stronzata constatare quanto sempre più spesso la realtà liquida, quella dei pixel di un forum o del web, si incrocia con la realtà solida della vita quotidiana.

Che non è quella del ‘è tutto un passatempo’, volemose bene, il conflitto in fondo non esiste, finisce sempre tutto a tarallucci e vino (o a pandoro padano). La realtà solida è davvero un gran brutto mondo, dove regnano le intimidazioni più subdole, quelle che non si risolvono con denunce contro ignoti. Intimidazioni, ammiccamenti che si traducono in terrorismo psicologico, mobbing, trasferimenti punitivi, licenziamenti, precarizzazione dell’esistenza stessa dei lavoratori parcellizzati, smarrita ormai la loro coscienza di classe.

Ma proviamo a cambiare prospettiva, mettiamoci nei panni dei padroni e osserviamo la realtà solida dal loro punto di vista. Abbiamo preso il proletariato, l’abbiamo spogliato di tutto: diritti, dignità, risorse futuro. E quello si è piegato, si è adattato, si è ritirato nella sua disperazione, si è parcellizzato, come si diceva sopra, ha dato per definitivamente persa la lotta di classe. Tutt’al più lottava per una raccomandazione, per elemosinare favori che erano diritti. Finora è andata bene, di lusso direi. Ma sarà sempre così? Sarebbe da incoscienti solo pensarlo. I segnali si moltiplicano: ci avviamo a una fase di transizione, di grave incertezza politica, di grande confusione. E nella confusione la situazione è eccellente per i perdenti, per coloro che non si sentono persi, tutto può succedere. Anche di ribaltare il piano della paura. Sì la paura, ovvero quel clima di precarietà, incertezza finora ben confinato nel campo del proletariato, potrebbe sconfinare e prendere spazi e forma nel campo padronale.

La tecnologia, questo formidabile volano che ha consentito di capitalizzare a favore del padronato l’espulsione di manovalanza dal processo produttivo, presenta tuttavia attraverso il massiccio ricorso ai sistemi informatici gravi controindicazioni, riconducibili al rischio-Assange per intenderci. Rivelandosi, al pari della sovrastruttura spettacolare (la tv), un’arma a doppio taglio (qui gladio ferit …). È incredibile la quantità di informazioni accessibili a un qualunque impiegato che, se mediamente sveglio, può facilmente precostituirsi dossier per tutti i gusti. Ogni azienda lascia traccia delle porcherie necessarie alla sua operatività. Magari nulla di penalmente rilevante, ma molto di eticamente discutibile. E se questa discussione approdasse su certi media, che ci si butterebbero a pesce trattandola e presentandola da par loro, sarebbe quantomeno fastidioso, soprattutto per quei settori dove è basilare la credibilità e il rapporto fiduciario col cliente. Certo, l’azienda si affretterebbe a scaricare ogni responsabilità sul caporale di turno immediatamente riferibile ai documenti pubblicati, additandolo come mela marcia in un sistema sano, e tutto finirebbe lì.

A meno che il caporale incastrato, tradendo la sua indole di servo sciocco, avesse un sussulto di dignità, e soprattutto le palle, per vuotare il sacco, alla Mario Chiesa per intenderci; e allora sarebbero dolori per l’azienda e, forse, per l’intero sistema … Pare che la vicenda Enav Finmeccanica origini proprio dalla denuncia di un ex dipendente, licenziato imprudentemente …Ma di questo passo non si potrà più licenziare, o indurre alle dimissioni tramite mobbing, nessuno! Sarebbe velleitario contare sulla buona educazione del proletariato, è stata tirata troppo la corda. Non è mai una mossa astuta mettere qualcuno, addirittura un’intera classe, nella condizione di non avere nulla da perdere. Eppure ciò è stato fatto e si continua ottusamente a fare. Sarebbe altrettanto superficiale vellicarne il senso di colpa accusando il proletariato di ricorrere ai medesimi spregevoli mezzi cui sono sempre ricorsi i padroni, gli avvertimenti mafiosi.

Arriva il tempo in cui non c’è posto per i troppo bene educati. Più Stirner e meno Nietzsche, signori miei. In questa fase la lotta di classe è una questione squisitamente egoistica. La rivoluzione non è un pranzo da gala. Sparare non si può. Mettere le bombe non si fa. Sputtanare chi se lo merita? Almeno quello. Quando il gioco si fa duro, mollaccioni, caporali, vigliacchetti, quaquaraquà smettono di giocare: non fa per loro. Dai pixel del web alla tv (L’infedele, Annozero, magari prossimamente Report …) il passo e lo sputtanamento è breve, ‘perché ogni cosa è scritta’ …

Infine, una glossa a beneficio dei minus habentes che contravvenendo alle avvertenze fossero giunti in fondo a queste note: ma se si girano gli eserciti e spariscono gli eroi, se la guerra poi adesso cominciamo a farla noi, non sorridete … (VR)

Dal gienio lucido e senza compromessi del nostro Pococurante

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