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OI DIALOGOI puntata trentatre: Divertissement

Tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non sapere restare tranquilli in una camera.” B. Pascal, Pensieri

“La disperazione c’è, non può abbandonare nessuno, se non interviene la forza a essa opposta: la distrazione.” G. Genna, Fine Impero

Gran finale e doppia citazione stasera datosi che nudi alla meta ed esausti per la lunga cavalcata si pensa e si agogna e si parla di viaggi, vacanze e…

Divertissement

“Partire è la più bella e coraggiosa di tutte le azioni. Una gioia egoistica forse, ma una gioia, per colui che sa dare valore alla libertà. Essere soli, senza bisogni, sconosciuti, stranieri e tuttavia sentirsi a casa ovunque, e partire alla conquista del mondo.” – cita Eberhardt Tirandola.

“La più bella e coraggiosa di tutte le azioni non è partire ma è restare quando potresti partire. La cosa più bella è restare soli. Per scelta. La solitudine se non imposta è la più bella e coraggiosa delle partenze degli altri senza che siano partiti. La più bella e coraggiosa di tutte le azioni è viaggiare. Con la mente. Ho visitato tanti di quei posti senza muovermi che non mi serve più partire per staccare, rigenerarmi. Le vacanze non possono essere 15 giorni di vita in un anno di rovina” – risponde Trezzo.

“Interessante questa visione filosofica dei viaggi, intrigante ma pericolosa – osserva Tenin – L’infelicità e l’insoddisfazione sono il motore del sistema. Chi è infelice e insoddisfatto cerca al di fuori si sé felicità e soddisfazione ed è disposto a pagarle, in soldi. Sono i soldi che fanno girare l’industria del turismo, come del resto l’intero sistema. Gli insoddisfatti cercano gratificazione nel consumo di merci e servizi, nell’abbigliamento griffato, nell’avveniristica telefonia, negli azzardi in borsa, nei videopoker, nello shopping in senso lato, in una bella strisciata… con la carta di credito. Insomma fanno girare l’economia. Rovesciamo dunque il paradigma di Pascal, la fortuna del sistema proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera. Se prendesse piede una mentalità tipo quella di Trezzo gli esiti sarebbero potenzialmente eversivi. ‘Un anno di rovina’ (non dico per tutti, ma per una buona fetta della popolazione) è necessario e funzionale al sistema.”

“Troppe ‘seghe mentali’!. Quando ti fai tre mesi di fila con pioggia, nebbia e temperature che non superano i cinque gradi, oppure, come sta succedendo ora, ti becchi una primavera in cui tutti i giorni piove, diciamo che se hai qualche soldino che ti avanza, parti! Arrivare in un luogo con il cielo azzurro, la temperatura gradevole unito al bel far nulla o in alternativa girare per una città sconosciuta scoprendola giorno per giorno non ha prezzo. Fortunatamente la rete ed i voli low-cost hanno reso molto più agevole scovare prezzi per tutte le tasche e, viaggi che fino a ieri erano poco accessibili ai più, ora sono alla portata di molta più gente! Basta avere la pazienza di girare un po’ per i siti e prenotare i voli con largo anticipo ed il gioco è fatto!” – erudisce Trambi.

“Rìecchelo quello delle ‘seghe mentali’ – ribatte Tenin – guarda che in padaniac’è la pioggia, la nebbia, il gelo… è normale che faccia freddo. Se ti piace tanto il caldo vai ad abitare al sud…”

“Allora voi komunisti andatevene a Cuba!” –  chiude Trambi da par suo i dialogoi.

Sono circa vent’anni che me lo sento ripetere.

“Eh, ragioni così perché ancora non hai la ragazza.” Ho avuto la ragazza e ho continuato a ragionare così.

“Eh, ragioni così perché ancora non lavori.” Ho cominciato a lavorare e ho continuato a ragionare così.

“Eh, ragioni così perché ancora non sei sposato.” Mi sono sposato e ho continuato a ragionare così.

“Eh, ragioni così perché ancora non hai figli…” Alt!

Lasciare il gelido inverno occidentale per una settimana di comunismo non potrà che farmi bene.

Sembra impossibile in questo mondo restare nonostante tutto se stessi, coltivare la propria ecceità. Tutto e tutti ti ripetono che prima o poi capitoli, ti allinei, ti imborghesisci. Mica come questi qua sotto, dove ora sto atterrando. Decenni di embargo, attentati, isolamento, ostracismo, ma loro niente, sempre fedeli alla Revolucion.

Subito fuori dall’aeroporto ci saluta un’enorme stella a cinque punte, volutamente asimmetrica, con i colori della bandiera, bianco rosso blu, stampata sul muro di una base militare.

Il bus ci scarica a Playa del este, la ‘nostra’ base. Un giovane ci viene incontro e si offre di portarci i bagagli. “Italiani?” Sì. “Que parte de Italia?” Milano. Il viso gli si illumina: “Milano! Proprio Milano!” Poveri noi – penso dentro di me – cosa c’è da invidiare…

Mentre aiuto mia moglie a disfare i bagagli realizzo che nonostante il fisico mi dica che è notte fonda, qua il sole splende ancora e si avvicina l’ora dell’aperitivo. Chiamiamo un taxi e, con un’emozione che avevo messo in conto, ma non così prepotente, ci avviamo per l’Avana.

Lungo la strada, sulla destra, lo spettacolo conturbante di Alamar, chilometri di edilizia popolare sovietica in riva ai Caraibi, un quartiere grande quanto Salerno, orrido e splendido.

I Cameli, bus rosa trainati da una motrice di camion, carichi fino all’inverosimile, fanno rotta come noi, sulla strada parallela, verso la capitale.

Scesi dal taxi, giusto dietro la Catedral, riesco solo a dire: “ma ti rende contodove siamo?” lei annuisce, sebbene ancora incredula. Certo che se avessimo dei bambini non faremmo tutti questi viaggi esotici, penso. Evito ormai di esternare certe considerazioni, nemmeno con tono scherzoso. So di toccare un punto dolente. Sapeva fin da fidanzati che non volevo figli, ma contava sul cambiamento, inevitabile, si matura, si cresce… e ci si omologa. Invece ancora nulla, dopo anni di matrimonio questo ormai quasi quarantenne sembra inespugnabile. In realtà è già un po’ che vacillo, ma non lo do a vedere, non voglio illudere. Vacillo, sento che prima o poi arriva la goccia che fa traboccare il vaso, che mi farà cedere alla tentazione del salto nel buio. Il mio rifiuto dei figli non si basa sull’egoismo, ma bensì sull’altruismo, sulla consapevolezza che venire al mondo, questo mondo, non sia un buon affare. Tuttavia qui si respira un’aria strana.

“Vistiamo la cattedrale” dice lei. “Ok” dico io, ma è chiusa, niente da fare. Propongo di ripiegare sulla Bodeguita del medio, proprio lì dietro l’angolo, dove andava a ‘meditare’ Hemingway.

Il locale è sovraffollato come quel Camelo, ma ci facciamo strada e conquistiamo un tavolino. Si ordina mojito, obvio. Il barista ci offre anche il pennarello per immortalare la nostra presenza sulla parete. “Fai tu” le dico. Scrive le nostre iniziali, e disegna due cuori. Chiedo un altro mojito mentre avverto che il primo già entra in circolo. Mi rigiro verso il muro e guardando meglio scorgo un terzo cuoricino, quasi impercettibile, disegnato fra le nostre iniziali. Mi volto di nuovo verso di lei e col gomito urto il bicchiere, facendone traboccare una goccia.

Questo dunque il destino (come sta scritto negli aeroporti sui tabelloni in lingua ispanica) di italiani e non.

www.youtube.com/watch?v=LglUs7tyQQg
Pococurante VM

OI DIALOGOI puntata trentadue: Scelte

“Tu da che parte stai, con gli oppressi o gli oppressori?” Don Gallo a Baget Bozzo

Stasera, avvertiti ma non atterriti per la piega che stanno prendendo gli eventi, si parla di….

Scelte

“Quando una nave affonda è buona norma fare due cose – afferma Nepoziano – primo: mettersi in salvo. Secondo: aiutare gli altri. Se muori tu per primo, se non salvi prima te stesso, come potrai aiutare gli altri?”

“Costruisci prima il socialismo per te stesso… – concorda Narsete citando Franceschini (non il ministro, Alberto)

“Il problema che è molti, troppi, si fermano al primo step – dice Nausicaa – salvano se stessi e poi… chi s’è visto s’è visto…”

“Forse una volta si poteva fare così, prima del 2008, quando ancora c’era il capitalismo – spiega Nicandro – ora dire che stiamo tutti sulla stessa nave è più di una metafora. L’Occidente è una nave da crociera, a forma piramidale; sotto ci sono gli schiavi di sempre, cambiano solo i nomi: servi della gleba, ebrei usa e getta a costo zero nelle fabbriche tedesche, extracomunitari sotto caporalato, sfigati nostrani precari salariati a intermittenza… qualcuno deve pur produrre plusvalore per i piani alti, per coloro che si abbronzano e si annoiano su in coperta… Dopo il fallimento della Lehman Brothers (AAA) è cambiato il mondo: il capitalismo, già malato di vecchiaia (che, lo ricordo en passant, è una malattia mortale) è entrato in coma. Viene tenuto artificialmente ‘in vita’ da caduche manovre delle banche centrali mentre nessuno ha il coraggio di staccare la spina, perché si sa cosa viene dopo…”

“Il capitalismo è una vicenda umana e come tutte le vicende umane ha avuto un inizio e avrà una fine – parafrasa Naturelle. – Ma vi sembra logico, umano, ‘naturale’, vedere aumentare il proprio ‘capitale’, grande o piccolo che sia, standosene in poltrona? Il denaro come seme che origina una pianta che poi darà frutti…bisogna essere proprio Pinocchio che crede al gatto e la volpe per avere fede in un sistema simile…Non viene il dubbio che comunque qualcuno dovrà pur ‘lavorare’ per noi mentre stiamo comodi in poltrona?”

“Eppure c’è della gente convinta che questa crisi passerà – osserva Narsete – che tutto tornerà come prima: la ripresa, il lavoro, la crescita…”

“La crisi, la recessione, ‘questa’ recessione, totale, definitiva – illustra Nepoziano –  ha il merito di chiarire, di esaltare le contraddizioni: c’è un mondo diviso fra il 10%, su in coperta, e il 90%, giù in sala macchine, ai fornelli delle cucine, in lavanderia, alle pulizie. Su in coperta sanno che è stato un bel viaggio, ma che volge al termine, vogliono solo tirarlo più in lungo possibile…E si inventano, presentandole in maniche di camicia, le manovre ‘del fare’ (sì, fare fuffa) come se fosse compatibile all’interno del medesimo sistema (che ha la prerogativa di imporre scelte a perdere) esigere l’impignorabilità della casa e la lotta all’evasione; oppure nelle banche ammorbidire le pressioni commerciali che determinano indubbiamente maggiori margini di profitto (che a loro volta arrecano altrettanti indubbi danni alla collettività) e salvaguardare il personale in esubero; avere la coscienza a posto e contemplare i migranti morti nelle reti dei tonni; botte piena e la moglie ubriaca… Arriva prima o dopo il tempo delle scelte!”

“Suvvia, con una parziale redistribuzione della ricchezza si potrebbe tirare avanti ancora dei bei anni – opina Nicea – qualcuno anzi pensa che così si potrebbe anche andare avanti all’infinito… ogni tanto si molla qualche briciola in più e i tapini si accontentano… poi quando le briciole non bastano fai sembrare il lavoro un lusso, un privilegio, una concessione e loro corrono, noncuranti del salario, delle condizioni, dei diritti…”

“Credo che se anche fosse possibile fornire un reddito minimo di cittadinanza di 5.000 euro netti mensili a chiunque, il mondo sarebbe uguale – ritiene Nausicaa –  il tasso di infelicità sociale non diminuirebbe. Il problema non è la disponibilità economica, ma la disuguaglianza. L’alternativa, la scelta non è fra economia di mercato (che non esiste) ed economia pianificata. Tutta l’economia è pianificata. Il punto è che ora è pianificata da un pugno di privati, eletti da nessuno. La soluzione non è la distribuzione della ricchezza (che comunque non sarebbe mai abbastanza) ma la distribuzione della povertà (lo so, è un concetto difficile….)”.

Queste dunque i vaneggiamenti degli italiani consapevoli della straordinaria fortuna di vivere in presa diretta la più maestosa, apocalittica, risolutrice crisi economica della Storia, il privilegio di assaporare e respirare a pieni polmoni il Fine Impero.

Pococurante VM

OI DIALOGOI puntata trentuno: Soldi

“caro amico, io ti do quel che ti è necessario, ma tu conosci la conditio sine qua non, tu sai con quale inchiostro devi scrivere l’impegno che assumi con me; nel momento stesso in cui ti procuro un godimento, ti scortico.” K. Marx, 1844
Stasera, e non solo stasera ma sempre, sempre, sempre si parla di… soldi

“Una volta erano solo i poveri a pensare sempre ai soldi – ricorda Eliconide – perché era ciò che mancava, come gli adolescenti che parlano sempre di sesso perché non lo fanno mai… Ora senti parlare dappertutto di soldi  da parte di tutti (e anche di sesso, da parte di adulti…) e il motivo è sempre lo stesso: un’idea fissa, un’ossessione è generata da un deficit, tutto è relativo; a certa gente (quasi tutta) i soldi non bastano mai…”

“Provate a frequentare i tavolini dei bar nelle pause pranzo – conferma Empirio – origliate i discorsi: gira gira si finisce sempre lì, quanto costa, quanto si guadagna…”

“Vabbè, quelli saranno bancari – ipotizza Epafrodita – c’avranno na deformazione professionale…”

“No, tutti, proprio tutti – ribatte Empirio – se non ci sono di mezzo i soldi c’è il tecnicismo: ognuno parla di ciò che sa fare, di lavoro. Anche nel tempo libero, nel week end, in vacanza ognuno parla di ciò che fa nella settimana: di lavoro, lavoro per soldi of course.”

“Sembrerebbe un ottimo argomento per cementare amicizie, dato che è un interesse così comune – dice Eglatina – invece i soldi, insieme al potere, sono il terzo incomodo che ostacola un’autentica amicizia fra maschi adulti perché introducono il ferale elemento della competitività (chi ce l’ha più lungo, chi fa/ha più soldi?).”

“In realtà i soldi sono un problema soprattutto dei ricchi, soprattutto oggi – medita con preoccupazione Epitteto – c’è il grosso problema di dove metterli, non affinché rendano qualcosa, quello è un problema del passato, ma affinché stiano al sicuro. Dove? Sul conto corrente di una banca che può fallire da un mese all’altro? In titoli di uno stato che può fallire da un mese all’altro? Non avete idea di quanti ricchi tengano sì i soldi in banca, ma in cassette di sicurezza, in contanti.”

“Così almeno ogni tanto li possono toccare, annusare, ascoltarne il fruscio… non sono solo gelidi pixel sul computer che scompaiono con un clic…- si intenerisce Eliane.

“Quando si parla di soldi non si scherza, si parla seriamente – ammonisce Ezra – c’è della gente che ai soldi ha dedicato e dedica la propria vita. Gente che si è veramente fatta un ‘mazzo così’, ha lavorato sempre, duramente, ha sacrificato la giovinezza, ha ingoiato rospi, è scesa a compromessi, ha trascurato gli affetti, la famiglia, e alla fine ce l’ha fatta: è diventata ricca. Magari gli affetti li ha conservati, oppure sono solo ‘di facciata’, ma i soldi sono lì, concreti, tanti. Ora ha soldi, e quindi potere. Poi si guarda intorno e vede qualcosa di stonato. Vede, nota, avverte che esiste qualcuno che vive sereno anche senza tanti soldi. Ma come, dice, mi sono fatto un ‘mazzo così’ per i soldi, e quello? Vive sereno senza? Io che ho sempre invidiato, ora che è il mio turno, non vengo invidiato? Non è giusto, ora ho soldi, e quindi potere: posso, devo modellare la società affinché non esistano simili ingiustizie. Tu puoi anche passeggiare spensierato mano nella mano con i tuoi figli, puoi anche uscire dalla biblioteca con il sorriso ebete perché hai trovato i libri che cercavi, ma io che ti guardo dall’alto, dal terrazzo del mio sudato attico, dall’alto del mio capitale incommensurabilmente superiore al tuo, non posso tollerare quel sorriso; contribuirò a informare la società affinché tu impari a stare ‘dentro il recinto’, affinché tu sbatta il muso e capisca che qui e ora e per sempre è solo e soltanto una questione di soldi, che tutto, ma proprio tutto è negoziabile…
Credete che la mentalità della nostra classe dirigente sia meno infantile, bambinesca, nonnista di questa? Allora gli ingenui siete voi…”
Questi dunque i discorsi degli italiani in questo senso ancora renitenti a una pretta integrazione in quel listino prezzi che è l’Occidente.

Pococurante VM

OI DIALOGOI puntata trenta: Privacy

L’intimità dovrebbe designare un modo d’essere del vivere che non è solitudine, né semplice riservatezza. Non un allontanamento, non una opacità della vita, ma la possibilità di coglierla nella sua pienezza, fuori d’ogni controllo o interferenza.” S. Rodotà

Stasera, non sapendo di che cacchio parlare dato che la politica è ormai diventata argomento di nicchia, come testimoniato dalla patetica affluenza alle tornate elettorali, si parla di…

Privacy

“Furbetto il trucchetto di google – denuncia Milziade – quando stai per cliccare sulla voce che hai cercata, tempo un secondo e zac, salta la riga per indurti a cliccare sull’ok al loro utilizzo dei cookie…”

“Questo è solo l’antipasto del futuro distopico che ci attende, dove comandano le macchine, domina la tecnica… tutti in balia di ottusi algoritmi, con buona pace di Casaleggio. E’ la rete bellezza, e tu non puoi farci proprio niente…” – sentenzia Menalippo

“D’accordo ragazzi, ma mettetevi nei ‘suoi’ panni, del potere intendo – spiega Morgana – quale potrebbe essere il suo sogno più grande?”

“Leggere nel pensiero”– indovina Mamillo

“Esatto – conferma Morgana – se sai, non solo dove si trova fisicamente il tuo suddito (ora facilmente rintracciabile tramite quel braccialetto elettronico volontario che è il cellulare) ma anche a cosa sta pensando (cfr facebook ‘a cosa stai pensando…?’) è fatta: hai il controllo totale della popolazione.”

“Puoi anche supporre cosa desidera acquistare, cosa sta per fare – ipotizza Marlit – magari compiere un delitto, come in Minority Report.”

“Così il potere infrangerebbe l’ultimo diaframma – continua  Morgana – nella sua corsa all’immedesimazione con Dio. Parliamoci chiaro, sarebbe suprema pacchia per chiunque, tranne che per gli insensibili e i superficiali, sapere cosa passa per la testa del prossimo, poter leggere quell’infinto romanzo determinato da pensieri, desideri, intenzioni degli umani, dall’intrecciarsi di miliardi di esistenze”

“Non so quanti sarebbero in grado di cogliere una simile bellezza, di apprezzare la vera essenza del potere divino, che verosimilmente non è in grado di indirizzare i destini degli umani (altrimenti non esisterebbe il male) ma può assurgere a spettatore privilegiato di questo fantastico film che è il dispiegarsi delle vicende umane” – dice Mafalda

“Niente di nuovo sotto il sole – spiega Milziade – la chiesa attraverso la pratica secolare della confessione prova a catalogare debolezze, aspirazioni, pensieri degli umani, ma ciò che può fare internet in questo senso è inarrivabile.”

“Troppe seghe mentali! – si lamenta Marlit – se uno non ha niente da nascondere non deve temere nessuno, né google né facebook. Io non ho segreti, dispongano pure dei mie cookie.”

“Una persona senza segreti è una persona senza personalità – afferma Menalippo

“Segreti, misteri… sapete qual è il mistero più grande che può esserci dietro una persona? – chiede Mafalda – leggetevi il primo Busi… il mistero più grande è: niente.”

“Ognuno ha i suoi vizi – riflette Mamillo – basta chiamare “seghe mentali” leggere e pensare e oplà, il gioco è fatto: l’espediente narrativo ci consente di stare alla larga da quei brutti vizi con facilità e coscienza a posto.”

“Non mi preoccuperei più di tanto – cerca di tranquillizzare Moravio – è solo una delle tante illusioni del potere per dominare il mondo. Gli algoritmi sono freddi, aridi, senza anima, insomma stupidi. Non potranno mai decrittare e ridurre in strumenti di marketing i pensieri più profondi.  Ad esempio, che ne può sapere un algoritmo delle preghiere; come potrebbe tradurre il pensiero di Franny affascinata dal Viaggio di un pellegrino? Mentre le paranoie, nell’accezione negativa, sono intuibili, una macchina non può sospettare e tradurre il sollievo di una preghiera che si autoattiva, non può concepire un’ebefrenia costruttiva. Solo Salinger poteva rendere l’idea, solo certi scrittori hanno il potere di dare senso alle cose (imho)”

Questi dunque i pensieri degli italiani gelosi dei propri pensieri (quelli che ce li hanno, i pensieri).

Pococurante VM

OI DIALOGOI puntata ventinove:Spettacolo

Qui facciamo solo finta. A chi non piace fare finta?” Spongebob a Patrick

Stasera, commossi e rasserenati dal bis presidenziale preludio di largo inteso governissimo benedetto da sua santità lo spread, si parla di…

Spettacolo

“Bando ai preamboli – va giù sbrigativo Ennodio – era abbastanza ingenuo pensare che l’attuale classe politica, paravento dell’attuale classe dirigente, potesse farsi condizionare nelle sue decisioni da quisquilie come le volontà espresse dal popolo italiano in sede elettorale.”

“Infatti – concorda Ereda – finché ci sono i numeri, si fa quel che si vuole. Finché ci sono i numeri…”

“I numeri li avranno sempre e cercherò di spiegare il perché – cerca di spiegare, appunto, Eutalia – Cercherò di spiegarlo con altri numeri:  in Italia ci sono 20 milioni di cittadini che non hanno una connessione internet e ce ne sono 29 milioni che si collegano una volta al mese. In Italia ci sono 4 milioni di utenti twitter (comprese duplicazioni e falsi). Mentre il 96% delle famiglie italiane dispone di una tv, il 92% di un cellulare, il 67% di un decoder, il 63% di un dvd e solo il 58% di un computer.”

“D’accordo, penso di capire a cosa ti riferisci – argomenta Ermo – tuttavia occorrerebbe distinguere fra quantità e qualità. I “pochi” che accedono al web e scrivono e interagiscono tramite quel mezzo col potere, mediamente sono portatori di una capacità di critica qualitativamente superiore agli spettatori di “Affari tuoi” (prime time di Raiuno, servizio pubblico) e pertanto più incisivi nell’orientare l’opinione pubblica, almeno quella non narcotizzata dall’informazione mainstream”

“Gustosissimo e molto istruttivo a tal proposito – illustra Enzo – lo scambio di battute in streaming : ‘sembra di essere a ballarò’ e l’altro ribatte ‘eh, ma purtroppo non siamo a ballarò’ come a dire qua non possiamo fare finta, dobbiamo discutere sul serio. Un cortocircuito rivelatore che secondo logica avrebbe dovuto portare all’immediata chiusura del citato talk show, per acclarata e asseverata perdita di credibilità. Invece tutto continua serenamente come prima, gnanca un plissé …(cit)”

“Il punto è proprio questo – precisa Ermo – chi è narcotizzato non sa di esserlo, anzi pensa sempre di essere più sveglio degli altri, perché in questo contesto basta davvero poco. Basta poco per sentirsi migliori di un partecipante al Grande fratello, basta quello e già ti senti a posto. Basta poco per sentirsi più acculturato di un politico che non sa la capitale dell’Afghanistan, e quindi ti accontenti della tua cultura. Certo che Rodotà è meglio di tanti altri, ma ti fanno sentire un rivoluzionario se ti lasciano gridare in piazza Ro-do-tà, e tu ti accontenti… Lo spettacolo lavora per il livellamento verso il basso delle masse anche attraverso questi trucchetti, oltre che mischiando realtà e finzione affinché non siano più distinguibili. Cosa c’è di più falso e bugiardo di uno spot pubblicitario? Eppure il fatto che si continui ad investire ingenti somme nel mercato pubblicitario spiega che tanta gente ci crede, che la pubblicità funziona. La gente sa che la pubblicità mente e tuttavia le crede.”

“La gente sa che i politici mentono, eppure crede a questi politici, li vota a milioni.– aggiunge Eutalia – Politici che fanno finta di applaudire il presidente che li cazzia in seduta plenaria sapendo che un minuto dopo tutto continuerà come prima. La gente crede che toglieranno l’Imu, e magari lo faranno davvero, ma prendendogli surrettiziamente da una tasca , con gli interessi, ciò che restituiranno con gran dispiego di fanfare nell’altra tasca. Questo lo sanno tutti, ma si fa finta. Si fa finta che va bene così perché così educa a vivere lo spettacolo.”

“Se ti spezzano le ossa non puoi far finta di non provare dolore – conclude Ezechiele – c’è un elemento materiale di questa crisi che sta varcando la soglia del dolore e che la sovrastruttura spettacolare, garante del falso indiscutibile e dell’eterno presente, farà fatica a soffocare e nascondere. Allora si apriranno scenari inediti; per intanto continuiamo a fare finta…”

Queste dunque le amene discussioni degli italiani che fanno finta di riflettere, ma guardano solo cartoni animati, don’t worry…

Pococurante VM

OI DIALOGOI puntata ventotto: Clinamen

Siete ancora fermi ai tempi di internet” G. Andreotti

Stasera, totalmente imballati, in pieno stallo, impasse, in souplesse come attempati ex grimpeur, si parla di

clinamen

“Noiosetta l’attuale contingenza politico-mediatica, non trovate?” – chiede Sabato

“Ripetono tutti le stesse cose – concorda Soledada – in un circolo vizioso che non vede vie d’uscita. Tutti attendono chissà che, un miracolo, un messia, un ‘nuovo inquilino al colle’, che sbrogli la matassa, che sblocchi la situazione. Ma la ‘situazione’, in senso lato, non è sbloccabile…”

“Dovrà necessariamente sbloccarsi, ma non nel senso che intendono loro… – assicura Sicuro – Deve accadere l’imponderabile affinché cambi veramente qualcosa, un intervento esogeno…”

“Di che stiamo parlando? – si chiede Sveva – Oramai gli stessi carnefici sono vittime. Vittime del sistema di razionalizzazione dell’esistente, dell’appiattimento del desiderio a livelli infimi, infantili o bestiali, comunque residuali rispetto l’infinità dell’immaginazione umana. Sono impotenti, prigionieri del proprio sortilegio.”

“Nessuno vuole più governare – spiega Scolastica – ognuno accampa scuse per non prendersi responsabilità, perché ormai sono solo e soltanto gatte da pelare, i benefit sono ridotti al lumicino. La casta deve autoridursi emolumenti e diarie, per rendicontare i rimborsi ti stanno addosso col fucile puntato, col patto di stabilità i ‘favori’ agli amici sono sempre più difficili, insomma non c’è più trippa per gatti; perché uno dovrebbe aspirare a posti di responsabilità? Per spirito di servizio alla collettività e quindi rendendosi ridicolo? Per cercare e trovare un salvacondotto per i suoi processi…?”

“Il sistema di razionalizzazione così ben congegnato, ora mostra la corda, perde competitività nella sua funzione di servizio al potere, perché ha ucciso la fantasia – dice Sabato – Non parlo del web, che appiattisce i gusti e i desideri riducendo gli umani a comodi target raggiungibili tramite link guidati da impersonali algoritmi. Il web è un epigono. Il delitto risale a decenni fa, con lo strumento principe della società dell’immagine: la tv.”

“Mi permetto di dissentire – interviene Siderale – Anche la tv è un derivato di un precedente, pericolosissimo strumento a doppio taglio: il cinema. Da adolescente mi chiedevo come mai, nei film per es. di Buzzanca, fosse data una sproporzionata enfasi ad una facilissima e naturalissima funzione come l’erezione e, per contro, non capivo la stigma nei confronti di chi incontrasse difficoltà nell’esercizio di quel muscolo involontario. Si parlava di merito? Si ingannava il pubblico, dunque, scientemente, subdolamente. Si abbassava volutamente il senso critico dello spettatore facendo leva su argomenti delicati, sensibili. Il messaggio era: basta che sei capace di fare quello (bella forza!) e per il resto non ti preoccupare. Oggi, attraverso tv e web, si propagandano piaceri basilari, assimilabili al sesso, alla portata di (quasi) tutti, e una volta soddisfatti quelli, basta, a posto così. La tensione ideale, il senso di giustizia… non vorrete mica rendervi ridicoli, vero?”

Queste dunque le poche cose che hanno da dire gli italiani nell’attuale contesto interlocutorio, in attesa del necessario scarto (in senso positivo o negativo) rispetto alla realtà esistente che certamente non si farà troppo attendere.

Pococurante VM