OI DIALOGOI puntata quattro: Monotonia

Stasera fra sfigati ultraventottenni non ancora laureati si parla di…                         monotonia

Cita Bibiano, laureando in storia antica: “Sunzi disse: maltrattare gli uomini e poi temerne le reazioni è il massimo della stupidità. Tuttavia – aggiunge Bibiano – nemmeno maltrattarli e poi stupirsi della reazione mi sembra il massimo della perspicacia…”

“Sono solipsisti: misurano tutto col loro metro – illustra Bercario, laureando in sociologia escatologica – Martone (forse da piccolo lo prendevano in giro perché era un secchione. Secchione è, giustamente, uno stigma) ora si prende la sua rivincita davanti alle telecamere… I secchioni, i saputelli, i lecchini, i primi della classe a scuola sono gli ultimi nella vita. Ambiziosetti, rotolano per inerzia verso quegli obiettivi che gli stati impartiti da piccoli, noncuranti delle dinamiche e dei cambiamenti dell’ambiente circostante, e quando arrivano si sentono ‘arrivati’ (come Benvenuto alla segreteria del Psi, ah chissà se un giorno riuscirò a prendere il posto di Craxi…). Si finisce a dire cazzate a nome di in un governo tecnico, senza nemmeno rendersi conto della figura che si fa. Anzi, pensando di fare bella figura…”

“Monti disse: la ricchezza è un valore – gli fa il verso Brunilde, laureanda in modernariato – Come se in questo bel sistema fosse possibile arricchirsi onestamente.”

“Sono davvero monotoni – spiega Brizio, laureando in abigeato – Ripetono da trent’anni le stesse cose come un disco rotto. Contro ogni evidenza, difendono e propugnano gli istinti animali del liberismo. Le liberalizzazioni che favorendo la concorrenza abbasserebbero i prezzi e aumenterebbero i salari (del 12%!). Sono fedeli alla linea…(come i cccp). Siamo al festival delle idee fallite. Gente che ancora parla un lessico del secolo scorso, ‘togliere lacci e laccioli all’economia’…E’ gente che confonde l’inerzia con la coerenza, e si ostina a difendere l’indifendibile. Come si dice? Solo gli stupidi non cambiano mai idea. Eccoli lì.

Sono loro gli sfigati, i falliti. Messi lì, appunto, per fare i curatori fallimentari.”

“Infatti, l’ha spiegato bene Scalfari cosa sono lì a fare – concorda Bercario – Devono solo tutelare l’interesse dei creditori (17% privati, 40% banche) che detengono bot,cct, bpt. Ciò che conta è salvare la ricchezza dei creditori, tutto il resto (lavoratori, pensionati, industria, terziario, consumi) passa in secondo piano. Si rimanda al ‘futuro’, a non bene precisati tempi migliori per tutto il resto. Nel frattempo il sindacato dovrebbe cantare la marsigliese, fingendo di non sapere che libertà, uguaglianza, fraternità non furono conquistate col riformismo di Lama (cui seguirono i ‘formidabili’ anni ’80) ma facendo rotolare numerose teste…”

“Anche i sindacati sono passatisti – interviene Bibiano – Ricordano tutto e imparano nulla. Si ostinano a giocare in difesa quando è ora di passare all’attacco. Sunzi disse: quando il nemico è in difficoltà, attacca. E quando mai i padroni, i capitalisti sono stati tanto deboli, tanto in crisi? Ora non è il momento di piegarsi come giunchi, di sopportare, di aspettare. Ora è il momento di attaccarli, di azzannarli alla gola.”

“Monti disse: il posto fisso è monotono – prosegue Brunilde-  Come se il lavoro fosse il metro di misura della vita. Per qualcuno lo sarà pure, ma… in una società liberale non dovrebbe spettare al singolo individuo decidere ciò che è monotono, noioso? Ce lo deve dire il governo?”

“E’ gente torva, cupa. Incapace di cogliere il meglio della vita – spiega Brizio – Che ne sanno della felicità del cane di Kundera che ripercorre monotono sempre lo stesso percorso. Che ne sanno dell’utilità che cava dalla noia il re pallido di Wallace. Che ne sanno della gioia che procura una riunione con la Direzione saltata per neve per proseguire il solito tran tran di ufficio… E’ la noia che ci insegna ciò che davvero ci piace. Ma questo quelli come Monti, Passera, Martone non lo capiranno mai, sempre pronti come sono a sfuggire la noia, la monotonia, insomma a sfuggire se stessi.”

Queste dunque le frustrazioni dei giovani (e non più giovani) italiani.

Pococurante VM

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