OI DIALOGOI puntata ventitre: Irreality


“Chi si prende l’Ohio si prende l’America” R. Gosling a G. Clooney in Le idi di marzo

Stasera, attoniti e stupiti (?) per la piega che stanno prendendo gli eventi, si parla di…

irreality

“Non so voi – esordisce Rainaldo – ma io ne ho già piene le balle di questa campagna elettorale.”

“A chi lo dici – concorda Reverenzio – tanto più che ho già deciso per chi votare e ascoltare e riascoltare questi guitti del ‘teatrino della politica’ non fa che rafforzare la mia convinzione…”

“Penso di capire a cosa ti riferisci – dice Reinberta – tuttavia, nonostante tutti gli sforzi che sta facendo Grillo per perdere voti (un po’ come faceva la Lega Lombarda a cavallo degli anni 80/90 quando era esplosa troppo velocemente e non aveva ancora pronta un’adeguata classe dirigente, non che poi quella successiva fosse risultata adeguata…) voterò il simbolo M5S, ma quello clonato!”

“Compagni – ammonisce Robustiniano – d’accordo su tutto, però consideriamo che qui siamo il Lombardia: l’Ohio! Almeno al senato adoperiamo un po’ di sano realismo; quei seggi saranno decisivi per non dipendere da Monti, e dall’Udc! Turiamoci il naso e votiamo al senato Pd, e se proprio non ce la fate, almeno Sel…”

“Ma de che?! – sbotta Rainaldo – Ma se Bersani stesso ha detto che il 49% o il 51% non fa differenza: comunque governerà con Monti, e con l’Udc!”

“Vabbè lo so – risponde intimidito Robustiniano – ma si tratta di rapporti di forza; un conto è avere bisogno per forza al senato dei loro numeri, un conto è proporre dall’alto della propria maggioranza un’alleanza per…” (risata soffocata dello stesso Robustiniano)

“Vedi te ne rendi conto da solo delle cazzate che dici? – fa notare Rainaldo – Ai fini pratici che differenze vuoi che ci siano riguardo le politiche adottate? Saranno le medesime dell’ultimo anno, per noi non cambierà niente, è già tutto deciso.”

“Dite quello che volete – interviene Rebecca – ma trovo molto istruttivo lo ‘spettacolo’ di questa campagna elettorale, l’ultima (?) finzione democratica. A parte le solite sparate, le promesse fatte da chi per decenni ha dimostrato di non sapere mantenere, le grottesche contraddizioni di chi contesta provvedimenti iniqui votati da lui stesso, è apprezzabile lo sforzo da parte di tutti di rendere sempre più incredibile la fiction. Sono grandi attori, recitano molto bene, tutti, politici e conduttori televisivi. Lo scopo è coinvolgere gli spettatori/elettori nel gioco delle parti convincendoli che è tutta una fiction, irreale come un reality, della quale anche loro sono protagonisti. Il messaggio più importante da far passare nella mente degli spettatori/elettori è che comunque tutto è già deciso come da copione, dicendo esattamente il contrario, facendo finta di ingannare gli spettatori/elettori che così apprezzeranno la recita e perdoneranno volentieri gli attori e se stessi, sentendosi gratificati per non essere stati fatti passare per fessi. Il problema è che, a differenza di un film, una volta usciti dal cinema e pagato il biglietto col voto in cabina, le decisioni che prenderanno gli attori tanto applauditi incideranno nella carne e nel sangue dei cittadini (non più spettatori/elettori), condizionandone concretamente la vita quotidiana.”

“L’unico fesso che sembra prendere sul serio il reality è Bersani. – aggiunge Rainaldo – Si comporta proprio come lo stereotipo del vincente al Grande Fratello che mette sinceramente a nudo se stesso, dice la verità, rutta, scoreggia perché il pubblico lo deve vedere come realmente è, senza atteggiarsi: bello spettacolo. Non racconta favole, vuole essere creduto, e gli crediamo. Dice: un po’ più di giustizia, un po’ di equità, un pochino…Un pochino de che?! Perché dovremmo convincerci di avere diritto solo a un pochino di più del pochissimo o niente che abbiamo? Non è questa una forma ancora più subdola di inganno?”

“Ci prendono per il culo? Facciamo altrettanto – propone Rufus – L’unico atto di onestà rispetto a questa situazione irreale è scegliere l’irrealtà: voterò Partito comunista dei lavoratori.”

“Non vale, questa l’hai sentita alla televisione” – accusa Rebecca

“Quale televisione?” – chiede Robustiniano

“Teledurruti” – risponde Rebecca

“Sono almeno dieci anni che ho preso la sana abitudine di votare chi è più a sinistra sulla scheda – si difende Rufus – non mi faccio certo condizionare dalle trasmissioni televisive”

“Non fa per me – chiude Rappo – i trotskisti non sono abbastanza a sinistra per me. Anzi per noi, proletariato. Ricordo a tutti che la rivolta di Kronstadt fu soffocata nel sangue dall’armata rossa di Trotsky su ordine di Lenin. Voterò la solita scheda nulla, che verrà ‘attenzionata’ dalla digos…”

Questi dunque i propositi elettorali degli italiani fortunatamente avulsi dalla realtà

Pococurante VM

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