AVVISO DI INSURREZIONE parte VII: Cristo, Tolomeo, Copernico e Marchionne

Discreto pienone post-ferragostano ieri sera alla ‘taverna dei cattivi presagi’, dove ho ritrovato il solito tizio, abbronzato e già bello carico dopo essersi scolato due cartoni di tavernello:
“Dunque, siamo entrati nell’èra del ‘Dopo-Cristo’ per quanto concerne le relazioni industriali, sindacali, secondo la definizione coniata da Marchionne. Siamo entrati nella modernità, quella che vede refrattari la Fiom e pezzi della sinistra che ‘ancora non ha capito’. Si è aperta la via e altre aziende, altri settori seguiranno. Anche quello bancario, perché no?

Se si incontrano difficoltà nel far sottoscrivere a tutte le sigle condizioni peggiorative per i lavoratori, si disdice il contratto nazionale, si crea una newco, si licenzia tutti e si riassume solo quelli disposti a sottostare a clausole vessatorie. Es. lavorare di più (anche al sabato) con paga uguale, oppure lavorare uguale ma con paga ridotta (diciamo un 5%). Oppure in un futuro prossimo, lavorare di più ed essere pagati di meno, e senza pausa pranzo, che distrae. Perché non dovrebbero farlo anche le banche? Ditemi perché no. Se lo richiede il mercato, si fa … Del resto, come ci spiegano le persone ragionevoli, meglio lavorare tanto e essere pagati poco piuttosto che essere disoccupati, no?

Non fa una grinza. In realtà, saremo pure del ‘D.C.’, ma ancora in pieno medioevo, con il suo corollario di vassallaggi, feudalesimi, schiavismi, però moderni! Siamo nella più piena affermazione del sistema tolemaico, che vede l’economia al centro, e tutto il resto, innanzitutto la vita delle persone, che vi gira intorno. È modernità piegare la vita affettiva, familiare di uomini e donne alle esigenze delle macchine?

Guai a chi fa notare che il sistema tolemaico è ingiusto, è sbagliato.  Che ora più che mai è necessaria una rivoluzione copernicana. Che si mettano le persone al centro dei rapporti di produzione e tutto il resto (aziende, bilanci, mercati) a girarvi attorno.

Il Sant’Uffizio dei Marchionne, dei Sacconi, delle Marcegaglia vi condannerà al rogo dell’anti-modernismo, alle scomuniche, alle rappresaglie, ai licenziamenti individuali. A meno che non vestiate di bianco e risediate oltre Tevere, nel qual caso, qualora affermiate i medesimi concetti, scampereste gli anatemi e ve la cavereste con un assordante silenzio come risposta. Eppur si muove, il mercato. E sappiamo tutti dove sta andando: in vacca. Il potere è folle. Consuma le risorse del pianeta come se fossero inesauribili. Fabbrica ancora auto che necessitano di petrolio. Venera il totem della crescita e stila budget come se non esistessero i limiti fisici dei mercati, come se il margine di incremento della domanda fosse infinito. Il potere industriale, politico, economico si giustifica come i nazisti che non potevano che obbedire agli ordini del fuhrer-mercato. Si comporta come quei clan camorristi che si arricchiscono sversando rifiuti tossici e avvelenando le falde acquifere del proprio territorio, dove costruiranno le loro stesse ville. Il potere è folle, si alimenta di non senso. Costringe tapini strafatti di bamba a salire su un palco ad arringare dei direttori, i quali, tapini a loro volta, capiscono male e si sentono in dovere di ciulare i 50€ al pensionato.

E con quei soldini, guadagnati così onestamente, circondarsi di aggeggi elettronici che forniranno le risposte a tutte le loro domande, tranne una. Quella che dovrebbero porsi la domenica mattina seduti sul water: io chi sono? Il potere è folle, ma non stupido. Ha individuato esattamente ciò che potrebbe nuocergli: la micro- conflittualità. Perciò lorsignori ci vogliono tutti coperti e allineati. Omologati, soprattutto nel pensiero.

Quando si dichiara guerra ai diritti dei lavoratori, si risponde con l’unica soluzione storicamente più efficace per contrastare ogni guerra: la guerriglia. Azienda per azienda, fabbrica per fabbrica, ufficio per ufficio. La guerriglia è la sabbia che inceppa gli ingranaggi di ogni guerra. Ognuno porti il suo granello. Non esiste piano perfetto che possa sopraffarci (La mente degli uomini compie strane evoluzioni e non esiste un piano che possa comprenderle tutte. Questo impedirà ad ogni vittoria di compiersi fino in fondo …Non esiste un piano che possa prevedere tutto. Altri solleveranno il capo, altri diserteranno. Q, L. Blisset, 1999).

Il mondo deve sapere. Il mondo deve vedere che non siamo protesi per macchine e macchinari, ma persone vive! Ogni singolo lavoratore che prende coscienza diviene protagonista e stratega della rivoluzione necessaria, poiché vi è della ribellione già solo nell’immaginare di potersi ribellare. Non si prosegua l’azione secondo un piano …”

Standing ovation.

DAL GENIO OSSERVATORE E LAMPADIERE DI POCOCURANTE

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