La neve di questi giorni ha messo in ginocchio i trasporti e gli spostamenti. E con essi i lavoratori e le aziende che hanno perso ore di lavoro e produttività. Può essere nuovamente l’ennesima occasione per allargare l’osservazione. Ogni anno, nel percorrere la distanza che separa la casa dall’ufficio, gli europei perdono 39 giorni lavorativi. Un tesoretto che per la stragrande maggioranza di loro potrebbe trasformarsi in tempo libero grazie al telelavoro. Questo è uno dei dati che emerge da una ricerca dal titolo: “Flexible Working 2009” commissionata nel primo semestre alla società di consulenza Dynamic Market. Per l’Italia, il campione appartiene, in maggioranza alle piccole e medie imprese. Il 60% dei pendolari utilizza l’auto per recarsi al lavoro, una maggiore flessibilità nell’organizzazione lavorativa d’ufficio comporterebbe, conseguentemente, una riduzione dei veicoli in movimento sulle strade. Da non sottovalutare poi una diminuzione sensibile dei costi per le aziende che potrebbero, almeno parzialmente, essere indirizzati nel monte salario. Secondo i lavoratori italiani intervistati, il lavoro flessibile produce effetti importanti sui livelli di occupazione: l’82% ritiene che possa favorire la creazione di nuovi posti di lavoro e la conservazione di quelli esistenti. Altri dati interessanti della ricerca sono quelli che evidenziano come il telelavoro è un’opportunità di benessere sociale, fisico ed ambientale. Il tempo che non viene più impiegato per spostarsi per il tragitto casa/lavoro-casa è dedicato alla famiglia per il 56%, al relax (45%) e anche per lavorare di più (21%). Per gli intervisti italiani viene considerato una valida opportunità, poiché permetterebbe di gestire più facilmente impegni di vario tipo, i medici ad esempio, (66%) e di lavorare in modo più soddisfacente e felice (il 51%). Negli USA, la multinazionale Cisco System, ha recentemente presentato i dati dell’applicazione del telelavoro, per il 40% dei suoi dipendenti che non abitavano nella stessa città del quartier generale a cui era stata proposta l’idea di una riorganizzazione diversa del lavoro. Oltre 10 mil. di dollari risparmiati in benzina, 47mila tonn. di Co2 immesse in meno nell’aria, con inoltre un miglioramento quasi del 70% della qualità del lavoro, in linea con il dato dell’aumento della produttività. Anche Sun Microsystems, sempre Usa, ha introdotto il telelavoro con ottimi risultati: circa la metà dei dipendenti, ovvero 19mila, lavora da casa almeno una volta alla settimana. Evidenti vantaggi in termini di postazioni (spazi fisici) e costi annessi (luce, infrastrutture, ect..) che la stessa Sun Micr stima tra il 30 e il 70%. Allora adesso pensiamo alle alte potenzialità di questa flessibilità, in molte di quelle mansioni impiegatizie, di ufficio e manageriali che solo per pigrizia oggi riteniemo e ritengono obbligatorio svolgere in azienda. Pensiamo alle potenzialità che in primis le donne e soprattutto le mamme possono avere da forme di lavoro che contemplino appunto telelavoro, job sharing, flessibilità di orari, cioè opportunità organizzative che non penalizzino la aualità del lavoro. A livello aziendale e anche amministrativo nei vari livelli degli Enti, queste politiche dovrebbero essere premiate e incentivate. Attraverso strumenti di politica fiscale per aziende e premi per chi attua politiche di conciliazione lavoro-famiglia. Anche un ente locale (o un’impresa) dovrebbe, non solo per le fasce deboli, dar vita ad un progetto che abbia come obiettivo almeno la verifica dell’applicabilità del telelavoro al fine di:- migliorare l’efficienza e la flessibilità operativa dell’Azienda/Ente;- far crescere il livello di soddisfazione degli impiegati, consentendo una migliore qualità della vita, grazie a: una maggiore autonomia, una più efficace organizzazione del proprio lavoro, una distribuzione tra lavoro e tempo libero più adatta alle esigenze del singolo, e, di conseguenza, un calo del livello di stress. Con il telelavoro è possibile distribuire sul territorio singole parti anche di un complesso sistema organizzativo, mantenendone il controllo semplicemente attraverso una connessione di tipo telematico. Coem ha fatto, per esempio la Provincia di Bolzano. La soluzione del telelavoro “sposta” il luogo “organizzativo” di lavoro presso la sede del lavoratore, ma lo mantiene all’interno di una struttura, fisica ed informatica, strettamente “aziendale”. I prerequisiti tecnologici necessari sono assolutamente elementari. Facilmente reperibili già ora in moltissime abitazioni e comunque normalmente forniti dall’azienda. I vantaggi sono notevoli ed evidenti come abbiamo negli esempi sopra riportati. Crescita della produttività individuale, registrazione di un minore ricorso a giorni di malattia o alla richiesta di permessi; gestione più efficiente degli spazi d’ufficio, una riduzione del traffico urbano, (anche quando non nevica) direttamente proporzionale al numero di telelavoratori coinvolti. Se a questo tipo di opportunità, si aggiunge, la sperimentazione del car pooling – l’autocondivisa – con, per esempio l’aiuto delle figure professionali di nome mobility manager (coordinatore degli spostamenti dei dipendenti), come previsto in diversi casi per Legge, rapidamente, almeno in parte, raggiungeremmo risultati di benessere oggi impensabili. Resta da capire perché Aziende, Amministrazioni pubbliche locali, associazioni di categoria non provino nemmeno a sperimentare con serietà queste buone pratiche in maniera diffusa.