I Comuni, come quello di Lecco, hanno sempre più problemi finanziari. Cattiva gestione negli anni passati a cui va ad aggiungersi, oggi, una crudele ed irresponsabile riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato creando, inevitabilmente, da qui l’irresponsabilità, probabili riduzioni e carenze nell’erogazione di servizi ai cittadini, nonché debiti e conti che non quadrano. E’ una situazione irrimediabile? Si leggono sempre più spesso, infatti, anche per Lecco, che i Comuni non hanno nemmeno i soldi per pagare il riscaldamento, per le bollette della luce, per gli affitti. Figuriamoci per il resto Lecco e la nuova amministrazione possono fare qualcosa? Se dovessi aiutare il Sindaco Brivio (ma vale per tutti gli altri) a rispondere alla domanda “cosa deve fare un amministratore sensibile al tema di un ente locale per mettere in pratica buone prassi quotidiane?”, proverei ad indicare un percorso a tappe. Il coinvolgimento delle società cosiddette Esco per il risparmio energetico, regolamenti nel Pgt per la bio-edilizia e la tutela del territorio; acquisti verdi “Green Public Procurment”; incentivi per il cambio o rafforzamento di stili di vita ecocompatibili. Qui, adesso, mi soffermerei più compiutamente sulla prima tappa anche perché il problema e le necessità sembrano richiederlo. Si spende troppo in riscaldamento? Le bollette sono insostenibili? Gli sprechi sono all’ordine del giorno? C’è almeno un barlume di rimedio? Si. Ed a costo zero. Il primo intervento da fare è ovviamente quello di rendere efficiente da un punto di vista energetico la “macchina comunale” [municipio, pubblica illuminazione, immobili come scuole, musei, impianti sportivi, biblioteca, etc.]. E come si fa se non ci sono soldi? Semplice: mutuando lo stesso consiglio che mi ero permesso di dare, insistentemente, anche all’Ente provinciale diversi anni fa. Cioè servirsi del coinvolgimento e delle competenze delle cosiddette Esco. E’ possibile, con queste società, risparmiare energia e denaro migliorando al tempo stesso le condizioni ambientali. Le Esco, infatti, sono società – diffusissime soprattutto in Europa – che studiando gli sprechi della “macchina comunale”, in termine energetico, intervengono a ridurli ed eliminarli, trattenendo, come proprio guadagno, per un certo numero di anni concordato, parte dei soldi risparmiati dal Comune eliminando appunto questi sprechi. Che non anticipa nemmeno un euro. Servono alcuni esempi? Il comune di Trezzano Rosa (Mi), primo comune in Italia ad aver adottato il meccanismo delle Esco per la pubblica illuminazione. Il contratto dura 15 anni, la società finanzia ogni aspetto – dallo studio alla realizzazione fino alla manutenzione dell’impianto -, i risparmi generati si dividono a metà con il comune. Risultato? 250.000 euro di risparmio complessivo, riduzione dell’inquinamento luminoso e atmosferico. E questo Comune non è certamente grande come Lecco. Ma ci sono altri esempi oltre quelli dell’illuminazione pubblica, per esempio legati all’impianto di riscaldamento degli edifici pubblici, con lo stesso criterio, così da permettere decine di migliaia di euri di risparmi e quindi utilizzabili per servizi più vicini e utili al territorio, ai cittadini. O nel comune di Faenza per il teleriscaldamento/raffrescamento, o ancora nella Provincia di Latina per la cogerazione a biogas, o la Provincia di Cremona per la gestione energetica di 37 edifici scolastici, l’Asl 14 del Piemonte, le piscine pubbliche della tedesca Berlino ecc ecc. La migliore energia rinnovabile è quella che non si consuma. E dove i soldi non si sprecano.
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