Proiettati a scapicollo verso un’immanente prospettiva epifanica, stasera si parla di…
crisi
“Certo che oramai i tg aprono sempre sulla crisi, eh! Ti ricordi solo qualche mese fa? La crisi era argomento solo per tristoni, per pessimisti…” osserva Oreste, appoggiato al bancone del bar dove serve gli aperitivi all’happy hour de noantri, al quartiere Prenestino.
“Ha voglia – ribatte Oronzo, cliente primario – se me ricordo!”- e non aggiunge altro, mandando giù un altro sorso di negroni.
“Ma poi, che te posso dì – interviene Ovidio, che ha appena abbandonato il pizzicagnolo all’angolo per venire a farsi un goccio – ce stanno a sguazzà co sti suicidi! Er pensionato che deve rimborsà a penzione, l’imprenditore che sta a fallì… c’hanno il gusto dell’orrido.”
“Nun t’avvilì, Ovidio – lo canzona Ofelia, ricercatrice ‘a spasso’- devi sapere che sotto il fascismo era proibito parlare di suicidio, darne notizia alla radio, sui giornali, ecc. Lo scopo era farne un tabù; cioè qualcosa che non solo non si fa, ma non si pensa nemmeno di fare. Una politica che secondo le statistiche fu premiata dal risultato di un decremento dei suicidi effettivi.”
“E che vor dì, che se mo sguazzamo ner sangue semo democratici?” ribatte Ovidio.
“Niente affatto – risponde Ofelia – vuol dire che siamo alla stessa logica: si cerca di far passare il suicidio, l’autolesionismo, la violenza contro se stessi come una risposta trendy alla crisi. Se lo fanno in tanti, un motivo ci sarà…Prima che a qualcuno venga in mente di rivolgere la violenza verso altri obiettivi, meglio educare la popolazione in tal senso…”
“Ma che c’entra la crisi – esclama Orfeo- non buttiamola sempre in politica! La gente si suicida perché è depressa, la crisi è una scusa. Sapete cosa penso della depressione? Due cose. Primo, che è la cosa peggiore che possa capitare a una persona. Secondo, che chi ce l’ha se la merita.”
“Come si fa a dire certe cose! – si sbilancia Oreste, sempre attento a non contraddire la clientela – la crisi economica drammatica che stiamo vivendo ha il suo peso sulla psiche delle persone! Mio genero per esempio …”
“A Orè, mo nun ricomincià co tu genero …” supplica Ovidio.
“L’economia è sopravvalutata – prosegue nelle sue elucubrazioni Orfeo – Non sono i problemi economici che gettano gli umani nella disperazione. Dirò di più, non sono i problemi tout court il problema. Il problema è la coscienza o meno della propria condizione umana, al cospetto della quale l’economia è una scorreggina. Registro con sempre maggior soddisfazione il numero crescente di giovani ‘neet’: non studiano (beh, magari se studiassero qualcosina… quello che vogliono, le biblioteche sono gratis, ancora) non lavorano, e soprattutto manco cercano un lavoro! Fanno bene a non cagare il lavoro. Ne travaillez jamais! Il lavoro, l’economia, i soldi portano solo problemi, per sé e per la società. Sapete qual è la differenza fra gli imbecilli e gli intelligenti? Gli imbecilli senza problemi si annoiano. Gli intelligenti senza problemi sono felici”
“Sì vabbé, ma senza sordi …” obietta Ovidio
“Senza soldi – soccorre Ofelia- saremo liberi di non acquistare il 99% delle merci che ci vengono quotidianamente propinate. Se qualche volta vi capita di guardare la tv (eh, lo so che vi capita) quando arriva il break pubblicitario non cambiate canale. Sorbitevi uno per uno gli spot. Esaminate ogni merce o servizio reclamizzato e poi chiedetevi in coscienza di quale potete fare a meno; la percentuale si avvicinerà a quella.”
Queste dunque le considerazioni sullo stato della crisi da parte di un esornativo spicchio d’Italia.
Pococurante VM