Sconclusionata prolusione ieri alla taverna dei cattivi nostalgici da parte del noto tizio, non appena si era ripreso dalla consueta mezz’oretta di coma etilico:
Bei tempi quando c’era Berlsuconi. Bei tempi quando c’era quel formidabile catalizzatore di masse, pronte a scendere in piazza non appena si ravvisasse lo spiraglio per la ‘spallata’, poiché quello era il nostro sogno.
Non molto diverso dai sogni somministrati dal berlusconismo.
Sogni adolescenziali, mediocri; la moto, la figa, l’auto, soldi, carriera: cazzate alla portata di tutti. Sogni piccolo borghesi, impartiti e impressi nelle nostre menti da trenta anni di tv commerciale, di cinematografia americana alla M.J. Fox, sedimentati, anzi bloccati come dal telecomando di mysky, congelati, ibernati dai primi anni ottanta. Bei tempi di merda quando c’era Berlusconi. Ho avuto vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita. Ora cambia tutto. Via il Cinghialone, via il Divo , via il Papi. E ora che abbiamo cacciato via tutti, che aspettiamo il ritorno dei veri buoni genitori, non riusciamo a renderci conto che non arriverà nessuno, perché i genitori ora siamo noi (D.F.W.). Volevamo la novità vera, l’esperienza forte, inaudita, eccola: tocca a noi.
Tocca uscire dalla minorità kantiana, non agitando Kant come fanno Eco e Ferrara facendone a loro volta un ulteriore feticcio, ma prendendo coscienza della forza delle masse, come fanno i proletari tunisini e egiziani.
Tuttavia qui da noi c’è ancora chi difende il liberismo, chi auspica una ‘scossa’, una ‘frustata’ all’economia per farla galoppare verso la crescita, la crescita, la crescita. Bisogna proprio leggere la realtà con gli occhiali del 1981 e non del 2011 per non arrendersi all’evidenza empirica di un tempo devastato e vile determinato dalle politiche economiche reaganiane e thatcheriane. Favole alle quali non crede più nessuno, ma si fa finta di avallare per timore del fantasma evocato da Ferrara: la patrimoniale. C’è ancora chi ha il coraggio, direi la protervia, di spiegarci che la ricchezza prima si crea, e poi si distribuisce … (quando si distribuisce? ditemi quando? QUANDO?!).
La risposta è: ora. Non temete, non veniamo a tassarvi il patrimonio: veniamo a farvelo sparire. I ricchi non devono piangere: i ricchi devono sparire dalla faccia della terra, come i poveri. Questo è il sogno.
La maturità è tutto. La maturità genera il sogno che si colloca al di là della linea d’ombra conradiana. Là dove non vale più la logica egoistica, ripiegata sul tornaconto personale, la logica della cifra (quanto? quanto costa, quanto guadagno?); quella logica adolescenziale, immatura, superficiale (che mette il denaro, in fondo in fondo, sopra ogni altra cosa) così diffusa e ben spiegata da S. Weil: il denaro vince facilmente ogni altro movente perché richiede uno sforzo di attenzione molto meno grande. Nessuna altra cosa è chiara e semplice come una cifra.
Il sogno per adulti è altro.
dal genio motivatore Pococurante
Hai ragione, Lev,
Erano proprio bei tempi quando c’era Berlusconi…e nessun
altro, neanche noi che adesso siamo rimasti con niente di
facile da sognare.
Portaci da bere, oste!
Francesco