Odio guerre, mafia, tangenti, funerali.
Ho una voglia istintiva, autodifensiva di spegnere il telecomando, chiudere internet, ripiegare il giornale, rimanere chiusa in casa a fare piuttosto una torta salata con ricotta, carciofi e cavolo rosso saltati.
C’è voluto un attimo per scegliere.
Per decidere di uscire. Questa volta. Non c’erano marce silenziose come atti di fede. C’era un esercizio civico di informare. Questa volta.
Che andava sostenuto.
E c’era pure l’arcobaleno mercoledì sera a Lecco. Son segni. Per chi ha la pazienza di capire.
Curiosità di capire. Son segni. Tardivi, successivi quel che vuoi. Ma sempre segni restano.
E ciò che segna, insegna.
Ho portato così anche i ragazzi con me. Tutta la famiglia. L’uomo di mondo e la donna di casa.
Non avere l’abitudine dell’aperitivo serale ci ha permesso di trovare parcheggio.
Siam arrivati presto ma subito un poco di angoscia ci ha preso. Entrambi.
All’unisono, io e mio marito, abbiam messo le mani sugli occhi dei ragazzi.
C’era troppa gente. Sembrava di essere in coda ad una marcia. Un’altra marcia. No.
Ma non c’erano sindaci, senatori, non c’erano preghiere recitate e non c’era in giro nemmeno un atto di fede.
Eravamo quindi nella fila giusta, ci siam detti.
Una fila che portava alla Sala Ticozzi dove era in programma un’azione di pulizia.
Pulire i sepolcri imbiancati.
Raccontare i Fatti che hanno sconvolto o assopito Lecco. L’ndrangheta nelle stanze del potere e il silenzio di politica, associazioni di categoria, sindacati, chiesa, cittadini.
La sala piena che quasi mi toccava stare in piedi, in fondo, ferma come una sentinella del silenzio.
Tanta gente così non l’avevo mai vista.
Neanche all’Ikea.
Stava andando in scena una ricostruzione così dettagliata, chiara che subito prima dell’angoscia pensavi al convitato di pietra – o di legno se continuavi a pensarti all’Ikea – che era il Sindaco di Lecco, Virginio Brivio.
Date. Sms. Intercettazioni telefoniche. Resoconti d’indagine. Avvocati. Prefettura. Prestanome. Consiglieri e sconsigliati.
E man mano come il bowling rotolavano tutti assieme, fragorosamente in ordine sparso. Sindaco e Sindaco, Consiglieri, Presidenti, Prestanome e Pregiudicati. Ogni frase, ogni nome, un riferimento, una fonte e un rimando.
Vacillavi.
Ad ogni azione corrispondeva una reazione uguale e contraria.
Un lavoro che riporta alla luce tutte assieme e tutte di un colpo le bugie, i tradimenti, le false scuse, gli inganni, le reticenze, aiuta ad affrontare con più serenità l’incertissimo futuro. E’ quasi impossibile, rispetto al passato, infatti, che questo riesca a riservarci qualcosa di peggiore.
Il decadimento politico è esploso in tutta la sua semplicità. In tutti i suoi Fatti.
Più di qualsiasi parola la distanza siderale che separava i fatti dalle ciance e dall’omertà è venuta a galla ascoltando il racconto di giovani ragazzi e di un pubblico attento in confronto alla polvere della politica di queste settimane. Il bilancino del quieto vivere della politica e dela loro claque.
Ho imparato un’altra cosa importante l’altra sera.
Non tanto che il Sindaco Brivio ha dato più versioni rocambolesche sui fatti che lo riguardano.
Non tanto che le Carte, dell’accusa, sono pesanti e gravissime.
Non tanto che Brivio nella vicenda è entrato prima e non dopo, l’informativa della Prefettura.
Ho capito che è la Politica che cambia la società, non i santi, non l’infantilismo civico in marcia dietro atti di fede, non i giudici.
Ho capito ancor più fortemente che esiste una morale ed un etica politica e civica. Collettiva. Ben più giudice e spartiacque della magistratura.
E per i politici di oggi questi Valori non contano.
Si sono affidati, per comodità – per i giudizi – alla sola magistratura, ormai diventata come un gigantesco Telefono Azzurro per un paese di bambini di ogni età.