Un Comune serio, un’amministrazione attenta e capace, deve assumersi come impegno il sostegno ai nuclei famigliari, alle donne, alle coppie. Sia in termine economici che di qualità della vita propria e del minore, anche attraverso un facile accesso alle strutture della prima infanzia comunali.
Per le cose da fare ci sono ovviamente delle priorità. Per primo un serio e condiviso con cittadini, famiglie, genitori, bambini gli stati generali dell’infanzia. e più asili nido.
Nessuno s’attende che una grande città come Lecco sia a totale misura dei bambini, ma neppure che li ignori o addirittura li tratti come nemici. Nemici rispetto a che cosa? Ma all’efficienza, no? Alla possibilità di produrre, di guadagnare, di far carriera, di comunicare a tutte le ore del giorno e della notte. Il nostro ritmo di vita è diventato – anche per la difficoltà economiche e relazionali – così frenetico e artificiale che i tempi biologici (l’orario dei pasti, il ciclo veglia-sonno, le varie età dell’ esistenza) risultano un optional costantemente sacrificato a queste priorità sociali.
Mentre il superfluo abbonda, manca il necessario. E per necessario intendiamo tempo e spazio. Tempo da trascorrere con la mamma, il papà, i nonni e gli eventuali fratelli. Amici scelti e non imposti. E lo spazio non lo vorremmo soltanto recintato, specializzato, pianificato.
Tutta la città dovrebbe essere aperta ai bambini. Prima che sia troppo tardi, la politica, gli amministratori devono dichiarare gli Stati Generali dell’infanzia, dando voce a quella minoranza così piccola da possedere soltanto i diritti che sapremo attribuirle.
Sugli asili nido, le famiglie sanno più degli amministratori perché la politica fino ad ora non ha mai affrontato con serietà la tematica.
Avere come oggi delle file per essere ammessi come in questi decenni non è un titolo di merito. Checché ne pensi o lo dichiarino troppi Assessori che si sono succeduti.
Le fila non erano titolo di merito in Russia quando si faceva la fila per mangiare. E bastava aspettare, che si mangiava. Non lo sono quando si deve aspettare per controllare la nostra salute, non lo sono quando si diventa madri e padri, e non si sa a quale nonna/o attaccarsi.
Per avere magari la possibilità di continuare, giustamente, a lavorare.
Quindi è prioritario individuare ed istituire Nidi che costino poco. Come una scuola dell’infanzia. Come una scuola dell’obbligo. Per tutti quelli che ci devono andare. Perché è lì che si decide il nostro destino intellettuale e sociale, in quella età precoce. E il nido può essere una grande occasione. Soprattutto per quelle famiglie più socialmente svantaggiate. E per non fare di questo svantaggio una loro colpa. Poi, solo poi, tutto quello che si può costruire in integrazione al nido. Il nido, un luogo pubblico, dove tutti ci possano andare. Come le scuole dell’infanzia.
Il Comune è carente da questo punto di vista. Troppe scuole private. Troppo poca è la libertà. Solo una scuola dell’infanzia che sia pubblica è libera. Bisogna creare una vera alternativa alle troppe scuole private. Raddoppiando, almeno, quelle pubbliche. Per dare una effettiva libertà di scegliere tra pubblico e privato. Valorizzando tra quelle private quelle che effettivamente hanno un indirizzo laico e un progetto aperto, senza dogmi da insegnare. In cui si impari l’autonomia, non l’ubbidienza.
Vanno quindi aperti asili tutti eco-sostenibili, che si intreccino con aree verdi.
Asili più verdi, meno inquinanti, dove i bambini si muovano in uno spazio più armonioso e accogliente. È opportuno fare in modo che i cittadini di domani siano i primi a poter crescere, negli anni più fecondi dal punto di vista dell’apprendimento e dell’educazione, in un contesto che rispetta l’ambiente circostante e inverte un modello di sviluppo rimasto inalterato per troppo tempo. Ovviamente per il discorso Rette, da abbattere sensibilmente e con rapidità si può ricorrere, fin da subito, anche alle risorse già indirizzate dalle passate amministrazioni per consulenze esterne, rappresentanza, dimostrazione allora di uno spreco e sperpero indecente.
Eventualmente pensando anche a forme di collaborazione sociale con le famiglie dei bimbi come valore compensativo.
Terminato il periodo transitorio del Decreto Tremonti, 2011, che vieta di toccare i tributi, sarà da subito possibile, per esempio, servirsi dello strumento fiscale che permette l’introduzione a livello comunale della tassa temporanea di scopo. Per la costruzione appunto degli asili nido.