Stasera sotto un primaverile cielo stellato, gli italiani che albergano la legge morale parlano di…
paura
“Siamo tutti sulla stessa barca e abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Siamo tutti sulla stessa barca e abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Siamo tutti sulla stessa barca e abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Siamo tutt…”
“E piantala Clodoveo!” – esclama Cornelia.
“Stavo solo ripassando la lezione…” fa sapido Clodoveo.
“In effetti è così – precisa Claudiano – siamo tutti sulla stessa barca e abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, ma non nel senso che intendono loro. Siamo tutti sulla stessa barca dal punto di vista di culturale; sia ricchi che poveri, oppressi e oppressori, sono stati educati e si sono auto educati a dare un senso alla propria esistenza attraverso il consumo e l’intrattenimento. Consumo e intrattenimento costano, e se non ce li si può più permettere sono guai: la vita (del ricco come del povero) perde senso.
Nel mondo occidentale la paura, sia per il ricco che per il povero, non è per la fame, la sete, il freddo, ma per la perdita di senso della vita sociale e, soprattutto, privata fin qui costruita. Infatti, e ora vengo al secondo corno della lezione, come mondo occidentale abbiamo davvero vissuto al di sopra delle nostre possibilità; una stretta minoranza cento, mille volte al di sopra. La stragrande maggioranza una, una volta e mezza al di sopra.”
“Questa percezione nel sentire comune c’è – concorda Ciro – e questo governo, che oltre ad essere filo banchieri è filo cattolico, sfrutta bene l’antico cavallo di battaglia del senso di colpa. Prima per decenni ci catechizzano, ci indottrinano (con i film, le fiction, milioni di spot, con l’esempio dall’alto) che si sta bene solo se si consuma molto, anche a costo di indebitarsi. Anche a costo di imbarbarire il dibattito pubblico, lasciando dilagare il cinismo per cui un pieno di benzina val bene una guerra. Poi d’improvviso, quando i nodi vengono al pettine, quando ci si accorge che d’ora in poi ce ne sarà sempre per meno, ci redarguiscono e ci fanno sentire in colpa. Anche l’art. 18 è un lusso: fatevi l’esamino di coscienza, non ve ne sarete approfittati qualche volta, magari per alzare la crestina col capo? Siete sicuri di meritarvelo, l’art.18?”
“La paura accomuna tutti – aggiunge Cornelia – Il terrore di perdere il posto di lavoro è psicologicamente paragonabile al terrore del rentier di perdere cedole e valore nominale dei titoli che costituiscono la sua ricchezza. Il default di uno Stato viene vissuto come default personale. Si ha il terrore di diventare dei falliti. A fronte di questa paura tuttavia si reagisce diversamente. Il rentier agisce da lobbista senza scupoli manovrando i governi per escludere, precarizzare e spaventare vieppiù il resto della società e per erigere le mura del bunker entro il quale spera di continuare, lui solo, a vivere al di sopra delle umani possibilità. Nel frattempo irride, o al più compatisce, ma certo non teme le reazioni altrui. Il precario, il cassintegrato , lo sfruttato ricorre infatti a forme nonviolente (o meglio, violente contro se stesso) tanto eroiche quanto alla fin fine inutili: la salita su una torre nell’inverno più rigido di Milano, su un traliccio dell’alta tensione, fino a casi estremi come quello dell’infermiera Terracciano morta perché col suo sangue voleva rendere visibile l’ingiustizia inferta nella carne delle persone. Nulla da dire sull’efficacia del sangue versato, il rosso del sangue è sempre spettacolare, ma sempre e solo il nostro di sangue deve scorrere ed essere visibile?”
“Dipende – risponde Ciro – Dipende da come si riesce a far passare il messaggio, affinché non sia controproducente, sul circuito massmediatico. Quest’ultimo è molto cambiato rispetto a dieci anni fa. Il contagio, l’osmosi, la contaminazione fra web, tv e giornali ha già determinato importanti novità politiche nell’estate scorsa. È vero che sul web leggono e scrivono soprattutto i giovani e a votare vanno anche molti anziani, ma quest’ultimi sono maggiormente influenzabili dai nipoti che dalla tv e giornali. E una volta ‘influenzati’ diffondono poi il germe fra altri anziani, in panetteria, al circolo, alle bocce… così si spiegano i risultati delle comunali di Milano e Napoli e dei referendum di giugno. Quindi non saprei come reagirebbe oggi l’opinione pubblica al versamento di sangue altrui. Non saprei, bisognerebbe provare.”
Questi dunque, in un contesto di disgelo e uscita dal letargo, gli insani pensieri e propositi degli italiani dai quali fermamente dissociarsi.
Pococurante VM