Lugubre serata ieri alla taverna dei cattivi dolcetti, dove il consueto soggettone dopo il settimo amarone si è lasciato un po’ andare…
Le nebbie si diradano, ed oramai ci vedo… Le cose cominciano ad essere sempre più chiare a sempre più persone, cittadini, proletari. Questo significa che sempre più gente si sente toccata direttamente. E sapete cosa succede quando qualcuno si sente toccato direttamente? Che la necessità aguzza l’ingegno. Teniamo a mente questo punto e mettiamolo da parte.
Concordo con il governo quando afferma che il tema in oggetto non verte sui ‘licenziamenti facili’. Non si vuole licenziare; maggiori licenziamenti significano aumento della disoccupazione, costi per gli ammortizzatori sociali, calo dei consumi. Certo che non si vuole licenziare. Si vuole introdurre una maggiore ricattabilità sui luoghi di lavoro, come se non ce ne fosse già abbastanza. Si intende stimolare la crescita mettendo pepe al culo dei lavoratori. Guinzaglio corto, signorsì, testa bassa e lavorare! Altro che rivendicare diritti; testa bassa e pe-da-la-re! Questa la visione della vita di lorsignori: un formicaio dove ognuno adempie indefessamente il proprio dovere per le sorti magnifiche e progressive (per poi nel tempo libero stare in coda e spintonare e scalciare per acqusitare una tv al plasma scontata).
Il cinismo domina. Un clima mortifero ammorba la società. Prevale una rappresentazione torva e cupa della vita. Siamo al pessimismo cosmico. Siamo allo scambio della constatazione col programma. Si constata che la vita è dura e difficile; si afferma che è sempre stato così. Si nega il progresso (utopia!) e poi si istituzionalizza questo bel programmino. La politica viene sussunta nella realpolitik. Il cinismo è assunto a virtù. Se leggiamo gli editoriali che ‘fanno opinione’, dai più rozzi alla Feltri ai più raffinati di Alesina, Giavazzi (non a caso santificato dal Foglio) ci rendiamo conto che la filosofia di fondo è sempre quella: il cinismo assunto a virtù.
In questo contesto culturale non sorprende trovare un consigliere comunale che non si perita di strumentalizzare un lutto con relativo minuto di raccoglimento. Non sorprende trovare un ministro della Repubblica che non si permette di speculare per scopi politici, quindi nella loro cinica accezione di scopi di bottega, sul tema della vita (che è sacra!) ma indulge molto volentieri a speculare sul tema della morte, da quella della Englaro a quella di Biagi. Si imposta il dibattito su questi binari: se sei contro la ‘riforma’ del mercato del lavoro sei dalla parte delle bierre, dalla parte dell’assasinio di personaggi inermi (non scortati ma contigui). Se sei a favore della ‘riforma’ sei dalla parte dei giovani, dell’Europa, delle magnifiche sorti e progressive.
Viva Leopardi, viva Tatcher, viva Reagan, viva Renzi.
Non ci sono più parole per descrivere la lucidità del nostro Pococurante, il partigiano, colui che incarna la forza, il dovere morale e il compito dell’art.3 della Costituzione
Ringraziando ancora per gli immeritati complimenti, mi è gradita l’occasione per precisare la citazione leopardiana, come richiestomi da fonti insospettabili. Consiglio di rileggere La ginestra; l’eruzione vulcanica è giustamente considerata dal Poeta un fenomeno naturale, mentre qui i maitre à penser la natura la considerano il mercato.
P.s. chiedo scusa per gli anacoluti, ma a quest’ora ho cominciato a bere da un bel po’, oltretutto è sabato (del villaggio)
otima la precisazione su Leopardi e ancor più ottimo il fatto che hai ricominciato a bere.
Da quei calici e da quelle taverne escono sempre serate indispensabili.
E più bevi più si concretizza l’art.3 della Costituzione.
Per l’art. 9 invece, visti i tempi, mi sembra che non si intravvedano altrettanti ottimi bevitori