AVVISO DI INSURREZIONE parte XIX: le belve siamo noi

Afosa serata ieri alla taverna dei cattivi sudati, dove il consueto espertone (di ciucche) ha potuto parlare solo dopo abbondante e refrigerante annaffiatura di mojito.

Fa caldo, ma questo è niente. L’autunno non sarà caldo, sarà caldissimo. Rovente come non lo è mai stato. Straordinario come straordinaria, nel senso propriamente etimologico del termine: fuori dall’ordinario, dal normale, è la contingenza economica che abbiamo la ventura di vivere in presa diretta. Due manovre di inaudita entità approvate in un solo mese a casa nostra, il declassamento del debito Usa, recessione a W, oro ai massimi, speculazione a gogò, istituzioni finanziarie internazionali e governi mondiali in fibrillazione, non per la carestia nel Corno d’Africa, ça va sans dire, ma per il deprecabile andamento dei corsi azionari.
Ormai dovrebbe essere chiaro cosa è che muove la situazione, che fa cambiare le cose. L’allerta per i padroni parte quando crolla la borsa. L’allerta deve valere anche, a maggior ragione, per il proletariato. Teniamo a mente questo punto e mettiamolo da parte.

L’allerta determina reazioni da parte degli squali più svegli, come per es. Buffett e Soros all’estero, e Marchionne e Montezemolo, nel loro piccolo, qua da noi, quali l’invocazione di una patrimoniale. Vogliono pagare più tasse! Carini, vero?
I sondaggi danno ampio spazio in Italia per l’ingresso di una nuova formazione neocentrista, ed ecco che s’avanza la coppia di burattini senza fili (lui è il gatto ed io la volpe, stiamo in società …) MM che dà il benservito al governo, a Sacconi e agli investimenti a Mirafiori, perché questa gente non si accontenta mai, chiede (ed ottiene) sempre + 1.
Tuttavia i tempi cambiano e sempre più rapidamente, dunque ciò che è sempre stato non è detto che sempre così sarà, anzi. I più svegli fra i padroni l’hanno capito, dunque anche i più svegli fra il proletariato dovrebbero capirlo.
Lorsignori offrono l’obolo di maggiori o nuove tasse per i ricchi per placare la fame delle belve, che avvertono sempre più vicine. Le belve siamo noi, dovremmo prenderne coscienza. Ci buttano la polpetta per saziarci, sperando di sfangarla anche stavolta. Poi diranno ‘vabbè dai, se ci lasciate fare vi lasciamo l’art.18 … vi restituiamo il 25 aprile’. Ma non ci basterà. Pensano che l’unica strategia fattibile per loro sia tentare di smorzare la tempesta, prima che gli porti via tutto. Falliranno.
In questo senso va rivista radicalmente la strategia del proletariato, che non deve essere più di rimessa, come è stato giocoforza finora, ma bensì di attacco.
Sciopero generale, contromanovra, appelli tipo quello ‘dobbiamo fermarli’ (dove fra l’altro si auspica che un manager non guadagni più di dieci volte la retribuzione minima) sono palliativi. Vanno anche bene, ma sono e restano palliativi. È mutato lo scenario internazionale, come dicono quelli che cambiano piano industriale, quindi smettiamo di giocare in difesa. È un operaio che deve guadagnare dieci volte più di un manager, per quello che fa e per recuperare il maltolto con gli interessi.
Non dobbiamo fermarli, dobbiamo abbatterli.

dal nostro ex Khorakhaneker, lampadiere, insuperabile e inesauribile, lettore del tempo e filosofo del futuro Pococurante

Un pensiero su “AVVISO DI INSURREZIONE parte XIX: le belve siamo noi”

  1. Se sapessi scrivere bene come scrive bene l’alcolista frequentatore della Taverna dei peggiori bevitori, magari riuscirei anche ad esprimere in maniera comprensibile un pensiero che da troppo tempo mi tiene in dissenso da chi si è preso la briga di rappresentare il proletariato.
    Peccato si prenda il tizio costantemente in poca considerazione, come si fa con chi mescola ragionamenti a moijti, rum e tavernelli, perché questa volta l’ha vista giusta, giusta davvero: è finito il tempo di “giocare” di rimessa, è ora di attaccare. E’ ora di attaccare con iniziative che non siano l’ennesimo dissenso da proposte altrui, è ora delle nostre, è ora di ignorare quelle di chi non è più legittimano da molto tempo ormai a dettare le regole.
    Noi non dobbiamo più scioperare perché siamo contro la manovra finanziaria che ci hanno confezionato, vogliamo scioperare perché pretendiamo che la manovra finanziaria sia quella che abbiamo stabilito noi. E abbiamo stabilito, visto che si continua a parlare di reperire risorse per pagare il debito, di evasione, di contributo di solidarietà, ecc, ecc che i patrimoni ingiustificati, quelli non certificati dal reddito che li hanno prodotti e relative imposte pagate vengano requisiti tout court. Stabiliamo questo per cominciare, facciamolo con un punto preciso da realizzare, uno per volta. lottiamo che si possa capire precisamente perché lo facciamo, non più in maniera generica per recitare senza senso la parte che ci è stata assegnata nonostante noi.

    TEQUILO

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