Cosa risponde il sadico al masoschista che lo implora “picchiami, picchiami”? “No” B. Grillo, 1979
Stasera, tempestati da stelle a cinque punte, da cinque stelle puntute e da vari altri inquietanti astri uranici, si parla di…
infotainment
“Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio su ciò che vogliono – prende la parola Quirino – le vicende delle ultime settimane dovrebbero averglielo fugato…”
“Il punto è che nel 2012 siamo più colpevoli rispetto al 1969 – asserisce Quartilla – ogni anno che passa siamo sempre più colpevoli, perché la Storia avanza e noi la conosciamo, non possiamo non conoscerla. La Storia siamo noi, nessuno si senta escluso.”
“Al di là di depistaggi voluti o determinati dall’impennata parossistica dell’infotainment, intanto un messaggio, forte e chiaro, è già passato – dice Quirico – sotto forma di domanda retorica: volete voi più telecamere nelle vostre città? Ovvio che sì, ogni cm quadrato deve essere coperto dalla visuale delle telecamere, per la ‘nostra’ sicurezza, naturalmente…”
“Ciò che vogliono è il terrorismo – continua Quirino – ce lo dicono in tutte le salse, lo evocano, lo invocano. Danno un’enfasi spropositata ad ogni volantino, letteraccia sgrammaticata, scritta su muro. Qualsiasi mitomane, qualsiasi pirla può ottenere una risonanza insperata e aspirare a generare un headline sulle testate più prestigiose come repubblica.it, corriere.it, per non parlare di ilgiornale.it che spara subito un titolone a nove colonne sulla base di una scoreggina purché firmata con stella a cinque punte (aspettare e verificare no eh, si rischierebbe di passare per giornalisti). Si vede proprio che è quello che più vogliono, che bramano, ardono dal desiderio di rivedere la cara e vecchia lotta armata. Ebbene vi faremo del male, vi noceremo dove più vi nuoce: non ve la daremo.”
“La critica delle armi – concorda Quentin – che può essere anche attraente, persino giusta in determinati frangenti, una volta fagocitata dall’infotainment perde tutto il suo appeal, assume connotazioni abnormi, una dimensione grottesca. Insomma, ti fanno passare la voglia…”
“Dipende – interviene Quasimodo – non a tutti fa lo stesso effetto. Ogni elemento, evento, fenomeno, una volta spettacolarizzato acquisisce senso e valori diversi a seconda di chi è lo spettatore. La percezione dello spettacolo varia in relazione all’appartenenza dello spettatore alla fascia con q.i. inferiore alla media oppure alla fascia restante. I primi tenderanno ad immedesimarsi nell’oggetto spettacolarizzato, ovvero mercificato, gli altri tenderanno ad indignarsi, a provare un istintivo ribrezzo, determinato dallo stridore fra la realtà così rappresentata e quella percepita secondo il loro senso critico. Ciò vale per la lotta armata come per un reality. Ovvio che i media puntano sulla ‘prima fascia’ di spettatori, sia per motivi commerciali (es. il Grande Fratello può attrarre audience sia al di qua dello schermo che fra gli aspiranti concorrenti, come testimoniato dalle lunghe file per i provini) sia per motivi politici ( il sistema si sente più al sicuro se nel campo dell’eversione, vellicati nel loro bisogno di protagonismo, affluiscono copiosi imbecilli). Insomma, cercano compagnia (per salvarsi); invece il potere deve morire da solo, di consunzione. Noi giochiamo in contropiede, è inutile che ci provocate; aspettiamo il vostro cadavere sulla riva del fiume…”
“Già – conclude Quodvultdeus – perché bastonare il cane che affoga? Che magari corre il rischio di trovare un appiglio nel bastone… Basta godersi lo spettacolo del tramonto del potere, il suo mortifero annaspare, da solo, come un cane. Osservate. Respirate. Sorridete.”
Questi dunque i sadici propositi degli italiani che l’esperienza degli ultimi quaranta anni ha reso meno sprovveduti e più spietati.
Pococurante VM