“Per fermare la crisi servono gli Eurobond”, le obbligazioni sovrane europee, attraverso la creazione di un’Agenzia europea del debito (Eda). E’ stata questa, molto in sintesi, la proposta lanciata a inizio dicembre dalle colonne del Financial Times dal Ministro dell’Economia Tremonti, (che informalmente l’aveva già accennata 2 anni fa) e dal presidente dell’Eurogruppo il lussemburghese, Jean-Claude Juncker, ed accantonata, respinta, dal Consiglio europeo dei 27 leader dei Paesi Europei.
Proviamo in maniera semplice e non troppo tecnica a porci delle prime domande. Ed a fare dei ragionamenti ad alta voce.
L’idea degli Eurobond è una grande idea, responsabile, o è una deresponsabilizzazione delle nazioni? E’ l’Italia di Tremonti ad essere altruista o è la Germania (che non li vuole) ad essere egoista? Oppure c’è ancora dell’altro? La proposta esplicitata nell’editoriale individua nella nuova Agenzia europea il soggetto che ha il compito di emettere titoli di debito, appunto i bond, e fino al 40% del Pil Europeo e di ciascun stato membro. Favorendone, appoggiandone, sostenendone, il cambio, concambio, tra le nuove emissioni di Eurobond e quelle nazionali, a “prezzi” di favore, appunto in base al livello di traballamento, di sofferenza, dei conti dello stato membro. Ecco, ma il “prezzo” di favore, il concambio, chi lo stabilisce? Ed in base a cosa? Chi sarà, Tremonti? Il mercato? Il Parlamento o la Commissione Europea? A giocarsi il cielo a dadi?
Come continua a ripetere il ministro Tremonti un mercato unico dei bond ne aumenterebbe la liquidità e quindi la circolarità, la compravendita, svuotando, diminuendo, attenuando, le pressioni sui prezzi. Pressioni che ora i finanziatori delle emissioni nazionali esercitano nel momento dell’acquisto, della sottoscrizione, delle varie aste facendo lievitare i prezzi, il costo.
Il problema dell’aumento dei compensi richiesti dal mercato non è dovuto in primis però alla carenza di liquidità, al problema di liquidità di un titolo, ma alla solvibilità, “al rischio” dell’emittente. Quando si annusa che quest’ultima si fa precaria anche la prima, la liquidità, si riduce, a volte quasi totalmente. Ma è appunto un processo capovolto. Il problema liquidità è effetto del problema solvibilità, non il rovescio. E non è un aspetto secondario. Questi nuovi strumenti finanziari, emessi, “gradatamente fino al 40% del Pil europeo”, dall’ EDA, che voto avranno? Che rating gli verrà assegnato in confronto, non ultimo, al restante 60% di titoli domestici, emessi appunto dal singolo Stato? Abbastanza ovviamente, in raffronto a molti, sensibilmente migliore, anche perché altrimenti nemmeno teoricamente sarebbe logico emettere titoli di debito europeo, vero?
Ma allora che fine farebbero, in termini di apprezzamento del mercato, quelli nazionali se non una contrazione di valore, di prezzo?
E, come un cane che si morde la coda, schizzerebbero in alto gli indicatori del debito nazionale e del relativo costo. Impiccando i conti alla speculazione del mercato che costringerà ad alzare i tassi perché meno “solvibili” delle emissioni di Eurobond.
Ma torniamo, per concludere e sintetizzare, alle prime domande di questo post. L’idea degli Eurobond è una grande idea, responsabile, o è una deresponsabilizzazione delle nazioni? E’ l’Italia di Tremonti ad essere altruista o è la Germania (che non li vuole) ad essere egoista?
E’ facile: Emettere eurobond, significa un vantaggio per l’Italia (e chi sta a conti come noi) e uno svantaggio per la Germania. Questo perché il rischio paese medierebbe (nel senso che sarebbe la media) lo spread – la forbice – tra eurobond e bond nazionali. Quindi l’Italia pagherebbe meno sugli eurobond che sul debito espresso in bond nazionali e la Germania invece ….. (capito il Tremonti?):D
Poiché il debito riflette la fonte di rischio (l’emittente), gli eurobond si gioverebbero dei fondamentali tedeschi e sarebbero appesantiti (intermini di tasso) dai fondamentali italiani.
Di più, sarebbero uno strumento utilizzato dalle nazioni per deresponsabilizzare le proprie politiche.
Tutte le nazioni euro accederebbero agli eurobond indipendentemente dal loro merito creditizio. Come sempre, a vantaggio di alcune nazioni e svantaggio di altre (Germania) ma sempre a svantaggio dei governati i cui governanti non sarebbero valutati dai mercati in funzione dei risultati delle politiche effettuate, …capito il Tremonti?
Non so se sono stato chiaro.