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AVVISO DI INSURREZIONE parte XIV: Bunga ruby e il crollo improvviso

Atmosfera elettrizzante ieri alla taverna dei cattivi angeli, dove il noto superciuk così esordiva:

Ci siamo. Tenetevi forte, perché sta per arrivare lo scossone. Stasera ci occupiamo di Ruby, l’angelo nero, l’angelo vendicatore. Trattasi di un momento di svolta per la repubblica italiana, la società occidentale, il sistema capitalistico. Bunga ruby resterà nei libri di Storia.

Siamo allo scontro finale.

L’esperimento del laboratorio Italia, fase terminale e parossistica della lunga catena strategica della società dello spettacolo, sta finendo in vacca. Prendete un adolescente malcresciuto, un immaturo pieno di soldi vinti al superenalotto (o riciclati per conto della mafia, non fa differenza). Un complessato in perenne competizione con il suo ego ipertrofico. Un disperato senza nessuno che lo ami. Un malato (col cognome che fa rima con Girolimoni).E mettetelo sul trono; dategli il quarto potere (mass media) e poi il potere legislativo, esecutivo e con la riforma prossima ventura anche quello giudiziario.

Che vi aspettate, che si fermi lì? Continua la lettura di AVVISO DI INSURREZIONE parte XIV: Bunga ruby e il crollo improvviso

AVVISO DI INSURREZIONE parte XIII: referendum i SIndacalisti che fanno i padroni

VOLETE VOI LAVORARE DI PIU’ E GUADAGNARE DI MENO O PREFERITE RIMANERE SENZA LAVORO E SENZA PROSPETTIVE DI TROVARNE UN ALTRO?

Prima di rispondere pregasi leggere breve estratto di atto notarile relativo ad eredità Agelli: ….nell’accordo del 2004 all’articolo VI si stabilisce che «Madame Y» (cioè Margherita) «si impegna a versare … un importo netto di (omissis) tutti i mesi a (omissis) (la Società)». Sono i soldi (770 mila euro mensili) che Margherita gira alla madre in contropartita dell’usufrutto su una lunga serie di beni. Ma, appunto, a incassare il vitalizio (9,2 mi­lioni di euro annui) non è Marella diretta­mente ma una società, tuttora sconosciuta…

Qui copia originale del documento

Grande attesa ieri alla taverna dei cattivi metallurgici circa il pronunciamento del noto beone sull’imminente referendum, per verificare se si sarebbe allineato alle coraggiose posizioni di Fassino, Chiamparino, Renzino (il sindachino fiorentino)

Compagni, amici, fratelli, soldati della rivoluzione. Innanzitutto mi preme esprimere qui pubblicamente la mia solidarietà a quell’autentico Fantozzi del terzo millennio che è quel povero (povero davvero, a dispetto del cachet) Marchionne, il quale non è altro che un servo, benché ben retribuito, adibito a fare da parafulmine umano (e lo fa molto bene) di un sistema asservito al capitale, al mercato, alla proprietà.

Il nemico non è Marchionne: costui è solo un facente funzioni, un mero esecutore, colui che non può fare altrimenti. Il nemico è il mercato, che viene accettato con fatalismo e rassegnazione come se fosse una legge della fisica, la forza di gravità, una calamità naturale, mentre il mercato è un’invenzione dell’uomo; è qualcosa deciso dagli speculatori finanziari, i soli a guadagnare da ‘questa’ globalizzazione.

Fatemi capire a chi altri porta vantaggi, dove stanno gli aspetti positivi di questo ‘cambiamento’ che promette il portavoce Marchionne. Si schiaccia, si umilia, si ricatta una classe lavoratrice che già ora fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, viaggiando intorno ai mille euro al mese, minacciando di farla finire sul lastrico se non si piega, se non mette nero su bianco: signorsì padrone. Continua la lettura di AVVISO DI INSURREZIONE parte XIII: referendum i SIndacalisti che fanno i padroni

AVVISO DI INSURREZIONE parte XII: Da ciascuno secondo le sue possibilità

Consueto scambio di auguri natalizi l’altro ieri alla taverna dei pessimi rituali, dove il solito tizio ha tenuto un non breve ma pacato fervorino, corroborato da abbondante vin brulè, prima della messa celebrata dal cappellano militare.

Lo spettacolo penoso di un potere tremebondo rintanato nei suoi palazzi, dove va in scena uno psicodramma che si consuma fra peones venduti, fra dilettanti allo sbaraglio improvvisati presidenti del Senato, fra crisi isteriche e servi che si improvvisano pianisti, è l’immagine plastica di una svolta, di uno spartiacque nel cambiamento in atto, anzi, chiamiamo le cose con il loro nome, nel processo rivoluzionario. Il movimento sta prendendo spazi e forme in grado di incidere nella realtà fattuale.

Da parte mia non si tratta di salire in cattedra, non voglio certo passare per chi vuol dare buoni consigli perché non può più dare cattivo esempio. Ogni singolo proletario che prende coscienza diviene protagonista e stratega della rivoluzione necessaria e sa da solo cosa fare. Troverei altrettanto volgare essere considerato un’autorità in questa società quanto nella prossima che verrà. Si tratta piuttosto di fornire un contributo critico intellettuale (da ciascuno secondo le sue capacità, non ho più l’agilità di un tempo per scendere in piazza e oltretutto ora porto gli occhiali) rispondendo per es. a chi si prodiga nella stucchevole geremiade del “ci risiamo, siamo tornati ai famigerati anni ’70”…. No signori miei, non è come gli anni ’70. Continua la lettura di AVVISO DI INSURREZIONE parte XII: Da ciascuno secondo le sue possibilità

AVVISO DI ISURREZIONE parte XI: Ovvero gli spari sopra (seguire attentamente le avvertenze)

Solo posti in piedi ieri alla taverna delle cattive intenzioni, dove il noto tizio, complice sicuramente il clima prenatalizio e forse anche qualche nuovo cocktail, si è prodotto in una meta concione con rimandi extra testo e volo a planare che ha lasciato attonita la platea, e anche la galleria.

Stasera parleremo di intimidazioni. Alcuni mi chiedono perché scrivo difficile. Premesso che non mi pare di scrivere abbastanza difficile, almeno quanto vorrei, almeno come nelle peggiori traduzioni di Debord, confesso che l’intento è il medesimo di Guy: scrivere affinché mi capiscano solo gli intelligenti. Se mi capissero anche gli idioti, stasera stessa scenderebbero in strada con torce e forconi, con effetti controproducenti per loro e per la causa rivoluzionaria. Il pensiero dominante determina il punto di vista esclusivo dell’attualità, che riconosce la volontà astratta dell’efficacia immediata . In questo modo il delirio si ricostituisce nella posizione stessa che pretende di combattere. Viceversa, la critica che prescinde dallo spettacolo deve saper attendere. Non è ancora il momento. Una cosa per volta, per favore … Continua la lettura di AVVISO DI ISURREZIONE parte XI: Ovvero gli spari sopra (seguire attentamente le avvertenze)

AVVISO DI INSURREZIONE parte X: Imminente ordalia commerciale natalizia e strategie educative per l’infanzia

Tutto esaurito ieri sera alla taverna dei cattivi presenti, dove il solito tizio forse stavolta aveva davvero esagerato col bere, dato che si è prodotto in una filippica ai limiti della blasfemia nei confronti della dea del nostro tempo: la merce.

Adesso vi spiego io come stanno le cose. Tralasciando le fuorvianti elaborazioni marxiane, sono giunto alla conclusione che la differenza fra il valore d’uso e il valore di scambio risiede nell’investimento emotivo che ciascuno di noi fa intorno a determinati oggetti. Per es. il valore d’uso di un orologio dipende dalla sua precisione: serve per vedere che ora è. Il suo valore di scambio dipende da qualcosa di misterioso, come il brand (un rolex non è più preciso di un comune orologio, ma vale di più).

Se ci pensiamo bene, è questa la molla che spinge i volenterosi soldati del sistema capitalistico a condurre un’esistenza reificata. Sbattersi, scendere a compromessi, accantonare l’etica, sfruttare il prossimo (o farsi sfruttare dal prossimo), stressarsi … per che cosa?

Per sfoggiare un rolex al polso (e l’orologio è solo un esempio, la punta dell’iceberg, a seguire: cellulare, auto, abbigliamento, arredamento, ecc.)
Il capitalismo, questo cancro che sta uccidendo il pianeta e l’umanità, si fonda su un impulso infantile, bambinesco. Necessita di un esercito di bambini malcresciuti che anelano a giocattoli sempre nuovi, saltando come scimmiette ammaestrate gratificate dalle noccioline come premio.

I nostri figli vanno educati fin da piccoli a distinguere fra valore d’uso e valore di scambio. Pertanto occorre eliminare l’investimento emotivo sugli oggetti (in effetti grottesco) per dirottarlo sulle persone. Si tratta di elaborare una strategia educativa che vada in questa direzione. Il mestiere di genitori è difficile e spesso si procede per tentativi ed errori. Io mi comporto così, ditemi se sbaglio. Non appena i miei bimbi, passando davanti ad una vetrina, mi dicono “papà, vorrei …” “papà, mi compri …” non gli faccio nemmeno finire la frase che subito gli compro quel giocattolo.

Ciò che è deleterio è il desiderio, il coinvolgimento emotivo che afferisce alla merce. Il desiderio è la distanza fra il pensare e l’ottenere la merce. Una volta annullata la distanza, si annulla il desiderio. Infatti, ottenuto il giocattolo così velocemente, non solo non ci giocano, ma manco lo guardano, non lo considerano proprio! e si dedicano spontaneamente a divertimenti come girotondo, nascondino, disegni e altri giochi che non necessitano di alcun elaborato supporto mercificato. Col risultato che mi ritrovo la casa, benché sia molto grande, sempre strapiena di giocatoli inutilizzati, tanto che almeno una volta al mese mi tocca riempire il mio pick up di quintali di giochi per portarli in discarica (mica li regalo ai bambini poveri: che se li comprino, quei pezzenti! ah ah ah).

Sconcerto e apprensione da parte dell’ala moderata della platea.
Apprezzamento da parte dell’ala militarista.

Dalla lucidità inscalfibile del nostro POCOCURANTE

AVVISO DI INSURREZIONE parte IX: Golpe dei fighetta

Consueto pienone ieri alla taverna dei cattivi tecnicismi, dove il noto tizio ha tenuto un sobrio e secco (come il Martini dry che aveva appena sorseggiato) intervento sull’attualità politica: Parliamoci chiaro, lo spettacolo cui stiamo assistendo in questi gironi è una vera e propria (e sacrosanta) caccia all’uomo finalizzata a sovvertire quella che viene impropriamente definita ‘volontà popolare’ , come se un popolo comprendente una fetta decisiva di qualche milione di elettori che non sanno assolutamente nulla della politica di Berlusconi, ma che lo votano solo perché è famoso come farebbero con Fiorello o Bonolis, fosse in grado di intendere e volere. Se tutto va come deve andare ci dovremmo trovare da qui a breve con un governo tecnico guidato da Monti, o Draghi, o Profumo, o Montezemolo. Concordo con chi dice che un governo del genere non promette nulla di buono sul piano economico e sociale, per noi. Per noi intendo proletariato (e siamo tutti proletari, escluse poche migliaia di persone in questo Paese, se ancora non lo avete capito). Tuttavia la politica, la società, la nostra vita quotidiana non si riduce alla sola economia, benché ne sia pesantemente condizionata. Esiste un quadro di regole democratiche che si sostanziano nell’equilibrio dei poteri, nel pluralismo dell’informazione, nell’unità nazionale, insomma nella lettera del dettato della Costituzione ora pericolosamente a rischio. Un conto è proseguire l’inevitabile, necessaria lotta di classe all’interno di una democrazia liberale che intende restare agganciata all’Europa e un conto è farlo (e parlo di cose concrete come la libertà d’espressione e l’incolumità fisica) in un sistema che tende ad assecondare derive populiste per mirare ad un approdo di regime alla Putin, alla Lukashenko, alla Gheddafi.

Compagni, chi vuole tutto e subito ottiene poco o niente, come insegna l’esperienza del ’68. Prima spazziamo via i padroni rozzi, beceri, bifolchi e poi pensiamo ai padroni fighetta.

Una cosa per volta, per favore …

Qualche mugugno in sala …

DALLA LUCIDITA’ DEL NOSTRO LAMPADIERE POCOCURANTE