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OI DIALOGOI puntata quindici: Non-scelte

Водка враг производства, (la vodka è nemica della produzione, slogan sovietico, 1930)

Stasera, rassicurati dalla decisone del governatore della Bce di salvarci tutti quanti dalla cattiva sorte che ci aveva riservato il nostro ingrato destino, si parla di…

Non-scelte

“Ormai siamo all’arma finale – osserva Eilbert – anche questo premier è costretto a ostentare fiducia di facciata, a ricorrere alla fuffa mediatica per tener buoni i mercati, pardon, il parco buoi…Ottimismo senza limitismo!”

“Purtroppo – si rammarica Elvezio – persiste questa cattiva abitudine democratica delle legislature di terminare dopo cinque anni, con tutto quel che comporta: comizi, campagna elettorale, elezioni perfino! Un’insopportabile turbativa che non può che innervosire i mercati, già fin troppo provati… Anche i mercati hanno diritto a un po’ di tranquillità, che diamine!”

“Giusto – dice Erodione – abbiamo bisogno di stare tranquilli, sereni, non di inutili fibrillazioni. Bene fanno dunque gli opinion leaders, i maitre à penser a cominciare ad ammonire che occorrerà votare come vogliono i mercati, non come vogliono gli elettori! Monti dopo Monti dopo Monti dopo… insomma, montismo senza limitismo!”

“Intanto – aggiunge Eilbert – gli stessi Soloni che per trent’anni ci hanno decantato le magnifiche sorti e progressive del mercato non si peritano di implorare dalle colonne dei loro eccellentissimi quotidiani le banche centrali di stampare moneta ad libitum per evitare il crollo di questo bel sistema, mentre l’illuminato manager col maglioncino blu invoca un deciso dirigismo circa la produzione e i prezzi delle auto europee; liberisti dei miei stivali…”

“Mi sembra di soffocare – accusa Eufrasia – ci hanno infilato in una spirale di ‘non-scelte’. Siamo sempre fermi lì all’èra thatcheriana del tina (there is no alternative).  Ci deve essere in giro una cartuccia tipo Infinite Jest, che adesso ha stregato anche Vendola… Se avete letto il capolavoro di DFW sapete tutti che fine ci aspetta lasciandoci ipnotizzare dalla ‘non-scelta’…”

“Il clima di soffocamento è palpabile – condivide Ezra – questa gabbia ideologica e culturale determinata dalle idee dominanti, che, non dimentichiamolo, sono sempre quelle delle classi dominanti, rischia di sconfiggerci definitivamente. Mi sembra di essere Rubasciov in Buio a mezzogiorno, che dopo giorni di isolamento in cella vede attenuato il rigore carcerario ricevendo un foglio e una matita, e si sente rinascere… Abbiamo solo bisogno di un foglio e una matita per uscire dall’inferno in cui ci hanno cacciato, cerchiamo di prenderne coscienza. Cerchiamo di ricordare il miracolo di solo un anno fa quando la maggioranza assoluta (assoluta, altrimenti non c’era il quorum) andò a votare contro ogni indicazione e suggerimento dei maitre à penser…”

Queste dunque le riflessioni estive di quegli italiani che attendono con pazienza ma determinazione di poter impugnare una matita copiativa…

Pococurante VM

OI DIALOGOI puntata quattordici: Crac

“Ciò che produce il bene generale è sempre terribile, o pare strano quando si incomincia troppo presto” Saint Just

Stasera, giunti finalmente al capolinea di questa stucchevole telenovela euro sì euro no, si parla dell’imminente…

crac

“Le conseguenze saranno incalcolabili, imprevedibili – cita Ubaldo – occhio che i primi ad andarci di mezzo sarete voi! Voi precari, disoccupati, sottoccupati, pensionati. Occhio! Quanto a voi, cari salariati, sappiate che guadagnate già fin troppo! (Polillo dixit)”

“Che carini – si compiace Ulderica – all’improvviso si preoccupano per noi! Dopo avere sviluppato e portato a termine il programma di scorticamento e macelleria sociale, ci avvertono che la nostra posizione economico sociale potrebbe anche peggiorare…D’accordo, affare fatto: con l’imminente catastrofe finanziaria i primi ad andarci di mezzo saremo noi. Ma i secondi sarete voi, e questo sarà uno spettacolo impagabile…”

“Mannò, maddai – sdrammatizza Ugo – una soluzione si troverà. Non dimentichiamo il proverbiale ‘stellone’ italiano che alla fine sempre ci protegge e ci leva dai guai. Qualche santo ci aiuterà. Chessò, un SuperMario (Monti? Draghi? Balotelli?)”

“Certo che una soluzione c’è – illustra Ursus – non solo uscire dal sistema dell’euro non è una bestemmia, ma non lo è nemmeno uscire dal sistema capitalistico. L’unico sbocco possibile di questa crisi si sostanzia in una parola culturalmente impronunciabile, se non in determinati ambienti francescani, ma di cui dovremo fare forzatamente abitudine: povertà. Non tutti sono pronti per la povertà, e l’unica via per farla universalmente accettare e non farci scannare gli uni con gli altri è che essa sia equamente distribuita.”

“Scusi – domanda trepidante Ugo – ma lei è comunista?”

“Non è una questione di terminologie, di appiccicare etichette o di rivendicare identità – risponde Ursus – Essere comunista ha un significato altrettanto aleatorio che essere credente. Quanti dèi ci sono? Uno può essere credente in allah, in visnù, in yahweh. Uno può dirsi cristiano ed essere ortodosso, mormone, avventista, maronita, caldeo, testimone di geova.  Uno può essere cattolico e avere una visione e una pratica delle fede legata a c.l. oppure ad azione cattolica, alla caritas, all’opus dei, ecc. Allo stesso modo i comunismi non sono tutti uguali. In Urss c’è stato Stalin e c’è stato Kruscev. In Italia Berlinguer e l’esperienza amministrativa tosco-emiliana. In Cile Allende e in Corea del nord la grottesca saga di Kim Il sung. Poi ci sono state le esperienze del soviet di Kronstadt , della Comune di Parigi, dei kibbutz israeliani… Dunque, che significa essere comunista? Quale comunismo?. A volte anche il papa quando parla dei meccanismi intrinseci del capitalismo, della logica del profitto e della società dei consumi, mi sembra un comunista…”

“Tutti sanno che le conseguenze non saranno affatto imprevedibili, ma prevedibilissime – spiega Ubaldo – il problema non sarà escogitare nuove forme di investimento, o di difesa dall’inflazione, per i patrimoni mobiliari, per quelli non esisterà ‘rifugio’ al mondo. Il problema sarà escogitare sistemi di reperimento di acqua e cibo. E sarà un problema comune, per il disoccupato come per il saccente economista e per l’ex miliardario. La conseguenza, prevedibilissima, sarà l’avvento di una nuova èra : l’èra della zappa e della vanga. Per tutti”

“Stanotte ho fatto un sogno – racconta Ulderica – ma forse non era un sogno. Mi sono svegliata nel cuore della notte e mi sono accorta che era andata via la luce. Ho pensato che fosse un problema solo del mio appartamento, ma poi ho visto che anche le scale erano buie: il black out riguardava tutto il condominio. Ho guardato fuori dalla finestra e mi sono resa conto che l’intero quartiere era senza corrente elettrica. Poi sono salita all’ultimo piano e dal terrazzo e ho constatato che l’intera città era immersa nell’oscurità. Allora ho capito che per riavere la luce, la sola luce possibile, avremmo dovuto aspettare l’alba.”

Queste dunque le convinzioni degli italiani consapevoli che non vi è nulla da salvare di questo marcio sistema e che l’imminente crac rappresenta il dono più grande per l’umanità, il Rimedio a tutto.

Pococuranate VM

OI DIALOGOI puntata tredici: Infotainment

Cosa risponde il sadico al masoschista che lo  implora “picchiami, picchiami”? “No” B. Grillo, 1979

Stasera, tempestati da stelle a cinque punte, da cinque stelle puntute e da vari altri inquietanti astri uranici, si parla di…

infotainment

“Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio su ciò che vogliono – prende la parola Quirino – le vicende delle ultime settimane dovrebbero averglielo fugato…”

“Il punto è che nel 2012 siamo più colpevoli rispetto al 1969 – asserisce Quartilla – ogni anno che passa siamo sempre più colpevoli, perché la Storia avanza e noi la conosciamo, non possiamo non conoscerla. La Storia siamo noi, nessuno si senta escluso.”

“Al di là di depistaggi voluti o determinati dall’impennata parossistica dell’infotainment, intanto un messaggio, forte e chiaro, è già passato – dice Quirico – sotto forma di domanda retorica: volete voi più telecamere nelle vostre città? Ovvio che sì, ogni cm quadrato deve essere coperto dalla visuale delle telecamere, per la ‘nostra’ sicurezza, naturalmente…”

“Ciò che vogliono è il terrorismo – continua Quirino – ce lo dicono in tutte le salse, lo evocano, lo invocano. Danno un’enfasi spropositata ad ogni volantino, letteraccia sgrammaticata, scritta su muro. Qualsiasi mitomane, qualsiasi pirla può ottenere una risonanza insperata e aspirare a generare un headline sulle testate più prestigiose come repubblica.it, corriere.it, per non parlare di ilgiornale.it che spara subito un titolone a nove colonne sulla base di una scoreggina purché firmata con stella a cinque punte (aspettare e verificare no eh, si rischierebbe di passare per giornalisti). Si vede proprio che è quello che più vogliono, che bramano, ardono dal desiderio di rivedere la cara e vecchia lotta armata. Ebbene vi faremo del male, vi noceremo dove più vi nuoce: non ve la daremo.”

“La critica delle armi – concorda Quentin – che può essere anche attraente, persino giusta in determinati frangenti, una volta fagocitata dall’infotainment perde tutto il suo appeal, assume connotazioni abnormi, una dimensione grottesca. Insomma, ti fanno passare la voglia…”

“Dipende – interviene Quasimodo – non a tutti fa lo stesso effetto. Ogni elemento, evento, fenomeno, una volta spettacolarizzato acquisisce senso e valori diversi a seconda di chi è lo spettatore. La percezione dello spettacolo varia in relazione all’appartenenza dello spettatore alla fascia con q.i. inferiore alla media oppure alla fascia restante. I primi tenderanno ad immedesimarsi nell’oggetto spettacolarizzato, ovvero mercificato, gli altri tenderanno ad indignarsi, a provare un istintivo ribrezzo, determinato dallo stridore fra la realtà così rappresentata e quella percepita secondo il loro senso critico. Ciò vale per la lotta armata come per un reality. Ovvio che i media puntano sulla ‘prima fascia’ di spettatori, sia per motivi commerciali (es. il Grande Fratello può attrarre audience sia al di qua dello schermo che fra gli aspiranti concorrenti, come testimoniato dalle lunghe file per i provini) sia per motivi politici ( il sistema si sente più al sicuro se nel campo dell’eversione, vellicati nel loro bisogno di protagonismo, affluiscono copiosi imbecilli). Insomma, cercano compagnia (per salvarsi); invece il potere deve morire da solo, di consunzione. Noi giochiamo in contropiede, è inutile che ci provocate; aspettiamo il vostro cadavere sulla riva del fiume…”

“Già – conclude Quodvultdeus – perché bastonare il cane che affoga? Che magari corre il rischio di trovare un appiglio nel bastone… Basta godersi lo spettacolo del tramonto del potere, il suo mortifero annaspare, da solo, come un cane. Osservate. Respirate. Sorridete.”

Questi dunque i sadici propositi degli italiani che l’esperienza degli ultimi quaranta anni ha reso meno sprovveduti e più spietati.

Pococurante VM

OI DIALOGOI puntata dodici: anarchia

Sei così un perdente che non ti accorgi  nemmeno quando stai vincendo?”

H. Keitel a G. Clooney in Dal tramonto all’alba

Stasera, allertati dai servizi segreti per commentare la rivendicazione del nucleo Olga per le giornate primaverili del Fai, si parla di…

anarchia

“Diciamo subito che la punteggiatura lascia molto a desiderare – esordisce criticamente Italo – mancano in determinati passaggi le virgole, gli apostrofi, oppure virgole in luogo dei due punti, e manco un punto e virgola! Io l’avrei scritta meglio.”

“E poi non va mai a capo – aggiunge Ilaria – mi sembrava di leggere Il soccombente di Bernhard…”

“Bene piuttosto la descrizione dell’afflato emotivo – rimarca Innocenzo – la sensazione piacevole per quel ‘piccolo frammento di giustizia’. Scava bene il solco fra chi ci si può immedesimare e chi invece indignare. E poi ‘siamo fatti di carne e sogno’,  molto shakespeariano, felliniano. Mi ricorda Prova d’orchestra quando in contesto rissoso e autoreferenziale irrompe ‘la realtà’, una palla di piombo…”

“Ma vi rendete conto che si sta parlando di un reato, di un crimine? – si indigna, appunto, Ippazio – Hanno sparato a un uomo! Di questo passo dove andremo a finire? Urge un governo di unità nazionale formato da tutte le forze moderate e responsabili per respingere il vile attacco alle istituzioni democratiche e…”

“Ma falla finita!” – lo interrompe Ischirione.

“Invece potrebbero, dico potrebbero, stare così le cose – ragione Idea – quando il potere è in difficoltà, e mi sembra che uno zinzinello lo sia in questo periodo, l’esperienza di questo Paese insegna che per sfangarla, per serrare le file delle ‘istituzioni democratiche’, occorre evocare i fantasmi dell’eversione, primi fra tutti gli anarchici, che sono i più a portata di mano per la loro natura indefinita, impalpabile, evanescente; fantasmi, appunto. Un deja vu degli anni ’70. Io controllerei l’alibi di Valpreda. Come? Ah, è morto.”

“Analisi non morale è ciò che serve a noi, morale non analisi è ciò che serve a loro – interviene Ivanoe – se scadiamo nel complottismo non rendiamo un buon servizio alla prospettiva anarchica. Per essere complottisti bisogna avere un bel complesso di inferiorità, aver deciso che noi siamo nulla, nulla! Che c’è sempre e comunque qualcuno più forte, più tenace, più intelligente di noi. Che tutto è già deciso in segrete stanze che albergano alieni, non esseri umani fallibili. Credere a niente è altrettanto ottuso e superficiale che credere a tutto. La Storia, il progresso, dimostrano che il potere è tutt’altro che astuto e lungimirante. Nel corso dei secoli il potere ha perso gran parte delle sue prerogative, non certo perché ha fatto delle graziose concessioni, ma perché gli sono state sottratte dagli oppressi che non si sono rassegnati e arresi!”

“A proposito di ‘immedesimazione lontana’- dice Isotta – entrando nel merito della strategia, condivido la scelta di colpire una piovra come Finmeccanica piuttosto che l’abusata Equitalia, ma vedrei bene anche un cambio di target, proprio per aggiungere ulteriori ‘frammenti di giustizia’ e non per facile ricerca di consenso (benché …), verso il mondo bancario. Lì non pullulano solo stregoni della finanza ‘dall’anima candida e della coscienza pulita’. Lì sguazzano autentici figli di puttana, orgogliosi di esserlo, che, vi assicuro, godono solo nel fottere il prossimo. Godono nell’esercitare il dominio sui più deboli, sugli sprovveduti. Godono della loro posizione privilegiata a dispetto del mondo infelice e disperato che li circonda; anzi alimentano volutamente le diseguaglianze perché le vivono come un’affermazione del loro ‘valore’. Vivono la loro impunità come un segno di predestinazione divina. Si sentono così vincenti da non accorgersi nemmeno quando stanno perdendo. Allora ci vuole qualcuno che li prenda da parte e glielo faccia capire…”

“Un punto debole della rivendicazione –  osserva Illuminato – è l’affermazione che l’azione è stata compiuta da militanti senza alcuna esperienza “militare”… Si era detto anche a proposito del commando di via Fani …uhm… poco credibile”

“Un altro punto debole – aggiunge Ippocrate – anzi stucchevole, a mio parere, riguarda la polemica con gli anarchici che si limitano a scrivere canzoni, a scrivere su riviste e siti… Ha un acido retrogusto di beghe interne, da cortile. Scusate, da ciascuno secondo le sue capacità! Io per es. non so nemmeno come si fa a guidare un motorino, figurarsi a rubarlo…”

“Se è per questo – concorda  Innocenzo – a me fa impressione il sangue. Svengo regolarmente quando mi tocca andare a fare un prelievo. Svengo alla vista del mio sangue, figurarsi quello altrui. Si vede che sono malato di gregarismo… ”

“Sarà – conclude Idea – ma mi resta il sospetto di un fake di Guy Debortoli, proprio finalizzato a resuscitare i partiti morti viventi garanti del sistema cui tanto deve Rcs e gli altri ‘poteri forti’ oggi non più tanto sicuri della loro forza. Insomma che si tratti di opera di Rcs/Sds (società dello spettacolo) piuttosto che di Fai/Fri, avallato dai servizi come ‘attendibile’. Se invece non è un falso, dicono che faranno altre sette azioni. Vederemo se avranno la capacità operativa per realizzarle. Vedremo. Hic Rhodus, hic salta.”

Queste dunque le perdite di tempo degli italiani che pensano a ste cose invece di produrre e consumare per alimentare la crescita.

Pococurante VM

OI DIALOGOI puntata undici: Tasse

Stasera, reduci da inopportuni ponti sinistrorsi che spezzano le piene settimane della piena occupazione, si parla di…

tasse

“Il momento è delicato – fa il verso ad Ammaniti Vinicio – non solo i racconti non fanno vendere, ma quel che è peggio fanno diminuire il gettito fiscale. Ciò vale a maggior ragione per le auto, frigoriferi, abbigliamento, generi alimentari perfino. Il governo dei bocconiani sta scoprendo una sorprendente formula: il rigore dei conti avvita la recessione che a sua volta incide sulle entrate fiscali vanificando il rigore dei conti.”

“Non sono bocconiano e non ho capito – confessa Vitaliano – ma di una cosa sono certo, convinto e ho piena fede: le tasse vanno comunque pagate. Sempre!”

“Giusto – concorda Venanzio – è un dovere morale. Tutti devono pagare le tasse. Tutti! Dall’ultimo degli apprendisti imbianchini al grande industriale. Davanti al fisco siamo tutti uguali.” Continua la lettura di OI DIALOGOI puntata undici: Tasse

OI DIALOGOI puntata dieci: Antipolitica

Stasera, sovrastati dallo spettro che aleggia in Italia della più grande novità politca dal ’94 con relativa innovativa campagna di marketing elettorale (che non vediamo l’ora di gustarcela) si parla di… antipolitica

“Si sta raschiando il fondo del barile della neolingua necessaria alla sopravvivenza del sistema – osserva Eusebio – si pensa che basti cambiare nome alle cose (le orge sono burlesque, il finanziamento pubblico rimborsi elettorali, le tangenti vacanze di gruppo, Pdl e Udc… boh, vedremo) e oplà, tutto si risolve; la gente se la beve… o no?”

“Ho come l’impressione che sempre meno gente se la beva – risponde Ermanno – La cosa grave (per loro) è che la credulità popolare (in netto ribasso ultimamente) costituisce l’unico appoggio, l’unico puntello che ancora tiene in piedi il simulacro, il cartonato della democrazia italiana. Ormai basta davvero poco, un paio di colpetti ben assestati, per far crollare miseramente la baracca…”

“Questo lo sanno benissimo – illustra Eustorgio – perciò la loro disperata strategia difensiva consiste nell’enfatizzare sui media ciò che ritengono possano essere degli sfiatatoi, delle valvole di sfogo. Da una parte si sponsorizza il suicidio come soluzione alla moda sul piano personale. Dall’altro il voto a Grillo come soluzione trendy sul piano collettivo. Va bene tutto, pur di scongiurare la presa di coscienza definitiva, fatale (per loro) circa ciò che va fatto”

“Cos’è che va fatto?” – domanda Egle. Continua la lettura di OI DIALOGOI puntata dieci: Antipolitica