Archivi categoria: Decrescita

SOTTOCOSTO E FIDUCIA NEL CONSUMATORE – Il prezzo sorgente

caro Direttore,
ha notato quante tonnellate di manifesti vediamo per le strade a caratteri cubitali, esagerazioni iperboliche, con periodici sconti spropositati, 70-80%, o addirittura “vendite sottocosto”?
Sembra quasi beneficenza!
Ma c’è ancora qualcuno che crede, come viene suggerito, che è un “lavorare in perdita?” E, in questo caso, chi paga questa perdita visto che qualcuno deve pur pagare?

Non è mancanza di rispetto per i consumatori, per i cittadini?
Se ad ogni piè sospinto vediamo questi cartelloni vuol dire che non ci domandiamo e non chiediamo conto soprattutto: “come si forma un prezzo”.
Cioè la catena del prezzo a ritroso dal consumatore al produttore.

Quanto è l’incidenza delle diverse quote che formano il prezzo finale. Se sapessimo che un prezzo si forma per esempio sulla condizione di partenza dello sfruttamento dell’ambiente e/o del produttore e dei diversi soggetti che permettono la presenza del prodotto in un punto vendita sarebbe forte il nostro senso di ripulsa come la nostra condanna, ne sono convinto e fiducioso.

Non crede che, ognuno per la sua parte, è quindi necessario che il consumatore chieda alle istituzioni ed ai negozi il “prezzo sorgente”?  Cioè il prezzo al quale il produttore vende il suo prodotto. Evidenziando così, con un semplice dato sulla confezione, i rapporti di produzione e le appropriazioni di ricchezza che avvengono nella filiera della circolazione dei prodotti trae beneficio anche il mercato. La tracciabilità, cioè il percorso del prezzo, permette di individuare se l’elemento di fiducia – che il produttore, il commerciante, il distributore hanno costruito – sia corretto e quindi meritevole d’acquisto da parte nostra.

Con queste finte offerte strillate invece il “senso critico” del consumatore, va a farsi benedire paralizzato dalla proposta di “un’occasione eccezionale”. Imperdibile.
Secondo lei, direttore, perché in tutte queste chiacchiere e interventi dei commercianti grandi, grandissimi o piccoli che siano nessuno ha raccolto finora l’invito?

Non si fidano di noi o di loro?

LE 8 R DELLA DECRESCITA: 8 obiettivi interdipendenti

La “società della decrescita” presuppone, come primo passo, la drastica diminuzione degli effetti negativi della crescita e, come secondo passo, l’attivazione dei circoli virtuosi legati alla decrescita: ridurre il saccheggio della biosfera non può che condurci ad un miglior modo di vivere. Questo processo comporta – secondo Serge Latouche – otto obiettivi interdipendenti, le 8 R: rivalutare, ricontestualizzare, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare. Tutte insieme possono portare, nel tempo, ad una decrescita serena, conviviale e pacifica.

Rivalutare. Rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la nostra vita, cambiando quelli che devono esser cambiati. L’altruismo dovrà prevalere sull’egoismo, la cooperazione sulla concorrenza, il piacere del tempo libero sull’ossessione del lavoro, la cura della vita sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, il bello sull’efficiente, il ragionevole sul razionale. Questa rivalutazione deve poter superare l’immaginario in cui viviamo, i cui valori sono sistemici, sono cioè suscitati e stimolati dal sistema, che a loro volta contribuiscono a rafforzare.

Ricontestualizzare. Modificare il contesto concettuale ed emozionale di una situazione, o il punto di vista secondo cui essa è vissuta, così da mutarne completamente il senso. Questo cambiamento si impone, ad esempio, per i concetti di ricchezza e di povertà e ancor più urgentemente per scarsità e abbondanza, la “diabolica coppia” fondatrice dell’immaginario economico. L’economia attuale, infatti, trasforma l’abbondanza naturale in scarsità, creando artificialmente mancanza e bisogno, attraverso l’appropriazione della natura e la sua mercificazione.

Ristrutturare. Adattare in funzione del cambiamento dei valori le strutture economico-produttive, i modelli di consumo, i rapporti sociali, gli stili di vita, così da orientarli verso una società di decrescita. Quanto più questa ristrutturazione sarà radicale, tanto più il carattere sistemico dei valori dominanti verrà sradicato.

Rilocalizzare. Consumare essenzialmente prodotti locali, prodotti da aziende sostenute dall’economia locale. Di conseguenza, ogni decisione di natura economica va presa su scala locale, per bisogni locali. Inoltre, se le idee devono ignorare le frontiere, i movimenti di merci e capitali devono invece essere ridotti al minimo, evitando i costi legati ai trasporti (infrastrutture, ma anche inquinamento, effetto serra e cambiamento climatico).

Ridistribuire. Garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle risorse naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza, assicurando un lavoro soddisfacente e condizioni di vita dignitose per tutti. Predare meno piuttosto che “dare di più”.

Ridurre. Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare che gli orari di lavoro. Il consumo di risorse va ridotto sino a tornare ad un’impronta ecologica pari ad un pianeta. La potenza energetica necessaria ad un tenore di vita decoroso (riscaldamento, igiene personale, illuminazione, trasporti, produzione dei beni materiali fondamentali) equivale circa a quella richiesta da un piccolo radiatore acceso di continuo (1 kw). Oggi il Nord America consuma dodici volte tanto, l’Europa occidentale cinque, mentre un terzo dell’umanità resta ben sotto questa soglia. Questo consumo eccessivo va ridotto per assicurare a tutti condizioni di vita eque e dignitose.

Riutilizzare. Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziché gettarli in una discarica, superando così l’ossessione, funzionale alla società dei consumi, dell’obsolescenza degli oggetti e la continua “tensione al nuovo”.

Riciclare. Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti dalle nostre attività.