In un piovoso week end repubblicano ho letto L’inumano (M. Parente, Mondadori, 2012).
Un’opera che non esiterei a definire una cagata pazzesca se non fosse questo, come temo, l’effetto che lo stesso autore si proponeva di ottenere. Pertanto mi limiterò a dire che si tratta di un testo di un’ingenuità imbarazzante.
La trama, piuttosto banalotta, narra in definitiva di un ininterrotto flusso di coscienza di un nichilista, casualmente omonimo dell’autore, che spinto dal proprio editore si prostituisce presso i giurati di un noto premio letterario, finendo col cacciarsi nei guai (per usare un eufemismo).
Onestamente bisogna riconoscere che il Parente la pagina la fa girare, 275 pagine bevute d’un sorso, sebbene troppi risultino alla fine i riempitivi pornotrash, i continui rimandi a insulse esperienze televisive e pippe mentali (e non solo mentali) di un narcisista che ha elevato la propria sacrosanta ecceità al di sopra di tutti gli universi. Anche Bukowski ci metteva del sesso per aumentare le ‘tirature’, e questo espediente furbetto si potrebbe anche perdonare, se non si esagerasse come in questo caso dove il sesso, più che le ‘tirature’, provoca sbadigli.
Tuttavia lo stile è gradevole, forte, deciso, denota carattere, personalità, virilità (…) e in determinati spunti ricorda il primo Busi. Continua la lettura di LETTI PER VOI (recensioni a perdere) 6