LE MECCANICHE DEBOLI

La democrazia non è meritocratica.
Per votare è necessaria una  sola condizione: l’età.
Più o meno perché anche gli ergastolani dovrebbero avere diritti politici secondo la corte europea.
E al netto del bilanciamento dei poteri.
Nessuno seleziona i più veloci, i più golosi, i più intelligenti.
Non c’è merito.
Basta l’età.
Si può perfino governare con  condanne a carico, almeno in italia.
Ma non è sempre stato così.
L’umanità è stata prevalentemente governata dal paradigma meritocratico, diritto di nascita, diritto di intelligenza, diritto da religione,  diritto del più muscoloso.
La diffusione del  diritto universale ha richiesto tempo e infinite rivoluzioni.
Il diritto del merito è  riduzionista in due accezioni  privilegiate.
E’ “riduzionista” nel senso che riduce,  asciuga,il numero dei decisori :consesso dei saggi, la scimmia alfa, il papa.
Se qualcuno deve decidere, ha conquistato questo diritto con la forza dei canini, la scimmia, o con la forza di dio, il papa.
Quanto più intangibile ed assoluta la fonte del diritto, quanto più potente l’investitura.
Qui il termine “assoluto” porta alla seconda, più consueta,  interpretazione del riduzionismo.
La negazione dell’ incertezza e la conseguente sottomissione  alla catena  di cause scatenanti e di effetti necessari è il cuore del logos e, quindi, della teologia per come si è connotata in occidente.
Ovviamente reclamare un dio indimostrabile è stata la scelta più semplice per pretendere ,con facilità e sicurezza, l’investitura ed il con seguente potere.
Ma la teologia non è solo questo, non appartiene unicamente  alla religione.
L’intera storia della scienza  dimostra come le conoscenze scientifiche sono state determinate dalla teologia del determinismo.
E fino ad epoche relativamente recenti, l’incertezza, il caso ed il caos sono stati emarginati.
Einstein, ad esempio,  si incazzò parecchio con plank e l’introduzione dell’incertezza probabilistica.
L’incertezza fa paura anche alla scienza.
Un leader, anche se odiato, è una scelta migliore dell’incertezza.
Qualcuno che decida e sia investito della massima autorità.
Che sia un presidente, il solito papa o un enunciato categorico.
La democrazia non è questo.
Apre all’incertezza, annulla la meritocrazia.
Si dice che tutti hanno diritto di incidere sulle condotte di tutti.
E non è poco.
Sicuramente è una condizione che non abbiamo ancora assorbito e abbiamo avuto bisogno di mediare con la figura del rappresentante.
Ma, proprio per questo, la democrazia rappresentativa è una democrazia ancora incompleta.
E, per quanto dimostrato da un  premio nobel, arrow,  impossibile da realizzare.
Il passaggio dal determinismo all’incertezza sembra centrale.
Dall’enunciato categorico alla compresenza  dei linguaggi e, soprattutto, alla loro dinamica trasformazione.
E’ affermare che nessuno è in grado di  determinare la via migliore perché le condotte di vita di una nazione, concetto peraltro restrittivo e consumato, percorrono da piani che nessun essere umano è in grado di comprendere, con prendere, con tenere.
Piani dell’esistenza e non piani dell’essenza.
Perché gli italiani non sono italiani in questo momento.
E neanche lo erano.
La democrazia è incerta, non conosce con la precisione di cugia, in grado perfino di determinare il genoma degli italiani.
QUI
Una chiara rappresentazione di teologia della rigidità.
Basta contare gli enunciati assertivi: “l’italia è …”,”assoluta intolleranza…”, “Non abbiamo rispetto…”,” l’Italia è una grande ingenua”, “nostro dna”
In sintesi, un testo tomista, adatto più al medioevo che alla democrazia.
Insomma, un testo ratzingeriano, una sorta di miseria cognitiva o di menomazione del linguaggio a seconda del sistema di riferimento da cui si esplora il testo .

La democrazia non sa bene cosa siano gli italiani e tanto meno è in grado di affermarne l’invarianza.
La democrazia non può essere teologia
E neanche teleologia.
Certamente si è dimostrata un salto quantico, la capacità di non comprendere e, quindi, di non identificare con quella certezza che un  teologo o uno sciamano pretenderebbero.
La democrazia è quindi altro dall’identificazione.
E neanche l’identificazione di un carattere, di una connotazione.
E, di conseguenza, non può essere personalizzazione perché  la “persona” è la percezione della rappresentazione dell’identità.

dalle analisi impegnative e affascinanti del nostro ex khorakhanekher Guido Kennet

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