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LAST MINUTE MARKET

lastNON E’ VERO quindi CHE NON SI PUO’ FARE.

La formula “trasformare lo spreco in risorse” continua a funzionare, e sono le cifre a provarlo:  2 milioni di euro di prodotti recuperati grazie a Last Minute Market nel 2009.

Latticini, carne, biscotti – tutti ancora ottimi, solo vicini alla scadenza – frutta e verdura. Anche libri, prodotti farmaceutici e altri generi non alimentari.

Nato dieci anni fa come progetto di ricerca del Dipartimento di Economia e Ingegneria agrarie dell’Università di Bologna, oggi Last Minute Market è un sistema di recupero di beni invenduti a favore degli enti assistenziali, che in questi anni si è diffuso sul territorio regionale e nazionale

Grandi quantità di merci che altrimenti finirebbero in discarica – ha spiegato – vengono recuperate per un uso solidale, con un forte risparmio economico e ambientale, e destinate a persone in difficoltà. E’ un’esperienza di grande valore etico”.

In questo periodo di crisi “bisogna impegnarsi anche su questa strada, non solo ovviamente, con diverse iniziative a sostenere le fasce più deboli della popolazione: la collaborazione con Last Minute Market è indubbiamente uno strumento importante”.

“Last Minute Market. E’ una società vera e propria, la cui attività è una misura concreta, oltre che di lotta allo spreco, di prevenzione e riduzione dei rifiuti alla fonte. In diversi casi le aziende hanno diminuito i costi di smaltimento e gli enti beneficiari hanno reinvestito i risparmi in beni e servizi aggiuntivi. Tutti hanno convenienza in questo ‘mercato dell’ultimo minuto’, e non solo chi riceve in dono le eccedenze

Un sostegno concreto a questo progetto consente di raggiungere importanti traguardi. Un’ampia gamma di prodotti recuperabili, grazie all’esempio di altre esperienze: alimentari, pasti cotti, ma anche libri, prodotti farmaceutici e prodotti non alimentari. La varietà di aziende all’interno delle diverse filiere: produzione artigianale e industriale, mercati generali, grossisti, grande distribuzione, commercio al dettaglio e ristorazione.

Infine, il coinvolgimento attivo degli enti pubblici e privati. A livello locale è fondamentale il supporto delle amministrazioni comunali e provinciali, delle aziende socio sanitarie e di quelle di gestione dei servizi ambientali… che contribuiscono a creare la rete per l’attivazione e la gestione dei recuperi.

I beni recuperati possono diventare così una risorsa per molte organizzazioni no-profit del territorio che possono così reinvestire il risparmio ottenuto in beni e servizi aggiuntivi da offrire ai propri assistiti. Inoltre è evidente come vi siano altri impatti positivi, oltre quello economico: ambientale, nutrizionale, sociale e comunicativo, più difficilmente quantificabili.

L’attività di Last Minute Market permette non solo di rispondere a necessità materiali molto concrete, ma assume anche un’interessante valenza educativa nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito alle problematiche dello spreco e di un consumo consapevole.

L’obiettivo “ultimo” di Last Minute Market è, infatti, contribuire alla riduzione dello spreco, in tutte le sue forme.

ASILI NIDI pubblici

asiliUn Comune serio, un’amministrazione attenta e capace, deve assumersi come impegno il sostegno ai nuclei famigliari, alle donne, alle coppie. Sia in termine economici che di qualità della vita propria e del minore, anche attraverso un facile accesso alle strutture della prima infanzia comunali.

 

Per le cose da fare ci sono ovviamente delle priorità. Per primo un serio e condiviso con cittadini, famiglie, genitori, bambini gli stati generali dell’infanzia. e più asili nido.

Nessuno s’attende che una grande città come Lecco sia a totale misura dei bambini, ma neppure che li ignori o addirittura li tratti come nemici. Nemici rispetto a che cosa? Ma all’efficienza, no? Alla possibilità di produrre, di guadagnare, di far carriera, di comunicare a tutte le ore del giorno e della notte. Il nostro ritmo di vita è diventato – anche per la difficoltà economiche e relazionali – così frenetico e artificiale che i tempi biologici (l’orario dei pasti, il ciclo veglia-sonno, le varie età dell’ esistenza) risultano un optional costantemente sacrificato a queste priorità sociali.

Mentre il superfluo abbonda, manca il necessario. E per necessario intendiamo tempo e spazio. Tempo da trascorrere con la mamma, il papà, i nonni e gli eventuali fratelli. Amici scelti e non imposti. E lo spazio non lo vorremmo soltanto recintato, specializzato, pianificato.

 

Tutta la città dovrebbe essere aperta ai bambini. Prima che sia troppo tardi, la politica, gli amministratori devono dichiarare gli Stati Generali dell’infanzia, dando voce a quella minoranza così piccola da possedere soltanto i diritti che sapremo attribuirle.

 

Sugli asili nido, le famiglie sanno più degli amministratori perché la politica fino ad ora non ha mai affrontato con serietà la tematica.

Avere come oggi delle file per essere ammessi come in questi decenni non è un titolo di merito. Checché ne pensi o lo dichiarino troppi Assessori che si sono succeduti.

Le fila non erano titolo di merito in Russia quando si faceva la fila per mangiare. E bastava aspettare, che si mangiava.  Non lo sono quando si deve aspettare per controllare la nostra salute, non lo sono quando si diventa madri e padri, e non si sa a quale nonna/o attaccarsi.

Per avere magari la possibilità di continuare, giustamente,  a lavorare.

Quindi è prioritario individuare ed istituire Nidi che  costino poco. Come una scuola dell’infanzia. Come una scuola dell’obbligo.  Per tutti quelli che ci devono andare. Perché è lì che si decide il nostro destino intellettuale e sociale, in quella età precoce. E il nido può essere una grande occasione. Soprattutto per quelle famiglie più socialmente svantaggiate. E per non fare di questo svantaggio una loro colpa.  Poi, solo poi,  tutto quello che si può costruire in integrazione al nido. Il nido, un luogo pubblico, dove tutti ci possano andare. Come le scuole dell’infanzia.

Il Comune è carente da questo punto di vista. Troppe scuole private. Troppo poca è la libertà.  Solo una scuola dell’infanzia che sia pubblica è libera. Bisogna creare una vera alternativa alle troppe scuole private. Raddoppiando, almeno, quelle pubbliche. Per dare una effettiva libertà di scegliere tra pubblico e privato. Valorizzando tra quelle private quelle che effettivamente hanno un indirizzo laico e un  progetto aperto, senza dogmi da insegnare. In cui si impari l’autonomia, non l’ubbidienza.

Vanno quindi aperti asili tutti eco-sostenibili, che si intreccino con aree verdi.

Asili più verdi, meno inquinanti, dove i bambini si muovano in uno spazio più armonioso e accogliente.  È opportuno fare in modo che i cittadini di domani siano i primi a poter crescere, negli anni più fecondi dal punto di vista dell’apprendimento e dell’educazione, in un contesto che rispetta l’ambiente circostante e inverte un modello di sviluppo rimasto inalterato per troppo tempo. Ovviamente per il discorso Rette, da abbattere sensibilmente e con rapidità si può ricorrere, fin da subito, anche alle risorse già indirizzate dalle passate amministrazioni per consulenze esterne, rappresentanza, dimostrazione allora di uno spreco e sperpero indecente.

Eventualmente pensando anche a forme di collaborazione sociale con le famiglie dei bimbi come valore compensativo.      

Terminato il periodo transitorio del Decreto Tremonti, 2011, che vieta di toccare i tributi, sarà da subito possibile, per esempio, servirsi dello strumento fiscale che permette l’introduzione a livello comunale della tassa temporanea di scopo. Per la costruzione appunto degli asili nido.

PIANO MOBILITA’ E PARCHEGGI

put2Bisogna entrare nel merito dei problemi viabilistici e di mobilità di Lecco. Anche partendo, sembra paradossale dal ribadire il No al Porto delle Caviate.  Ribaltando la soluzione, economicamente più saggia e sostenibile e per un percorso ecologico e di benessere per i cittadini. Al posto del megaporto è fondamentale una riqualificazione delle sponde. Lecco Abbadia ciclopedonali e un semplice, funzionale rimessaggio per i “battelli” lacuali.

E dalla riqualificazione del lago partire per un discorso di mobilità.

Viste le strade congestionate è utopistico, o solo pigrizia amministrativa pensare a una linea di vaporetti veloci che porti in centro Lecco da Calolziocorte, Vercurago, Chiuso, Olginate, Garlate ecc? Le città sull’acqua ce lo dovrebbero insegnare. Ce lo insegnano.

Per poter parlare seriamente di una qualità della mobilità non si può non intervenire sull’ampliamento della pedonalizzazione del centro storico della città. E’ da DECENNI immemori che è così.

Pensare di sperimentare questo progetto inserendo anche via Parini, il primo pezzo di via Volta e c.so Matteotti è un percorso da affondare.  

Ci voglinoo poi, anche in un’ottica di qualità della vita nei quartieri, restituiti alla socialità, misure di moderazione della velocità con una fondamentale attenzione alla centralità del pedone.

A misura di anziano e di non autosufficiente.

Questo è attuabile anche condividendo con la città un concreto Piano di piste ciclabili, non solo a scopo turistico e periferico ma anche di mobilità urbana. Il sistema di bike sharing, cioè bici a noleggio, soluzione sperimentata da anni con successo in molti Comuni, Milano, Ferarra, Parma ma non solo. 

E, con una buona spiegazione e informazione è necessario inserire anche qualche divieto.

Per esempio il divieto di ingresso in città in auto se non si è più di due persone specie nei mesi invernali di massimo inquinamento. Aiutando a alleviare questo disagio, questo divieto con conseguenti Piani di car pooling, auto condivisa, utilizzando le competenze e le risorse dell’azienda pubblica comunale LineeeLecco estendendo l’impegno anche a creare una realtà di car sharing/auto in affetto con piani razionali per questo aspetto.

Ma la mobilità odierna cittadina è composta da molti soggetti che si spostano e muovano in termini pendolaristici. E’ fondamentale costruire tutti questi percorsi, queste proposte istituendo un volontario e aperto Consiglio dei pendolari che escono e entrano in città.  

Da qui si può costruire insieme alla città l’obiettivo urgente di cancellazione i parcheggi in centro per auto private, che può trovare compimento totale ed effettivo con la creazione di un  nuovo piano dei parcheggi che non permetta l’ingresso d’auto nel centro storico allargato e nei quartieri pedonalizzati solo dopo aver potenziamento quei servizi di auto collettiva e soprattutto del sistema d’autobus. Bus a chiamata. O sperimentazione di taxi collettivi, aumento delle corse, delle frequenze, della rapidità dei tragitti.

Cioè un’Amministrazione seria non può imporre scelte radicali senza una condivisione diffusa di un piano urbano del traffico attraverso il monitoraggio dei bisogni e dei flussi al fine di adeguare il sistema viabilistico.

Certo da subito vanno aperti i parcheggi in convenzione, immotivatamente chiusi da decenni. Ma soprattutto in termini di parcheggi vanno pensati alla periferia della città, serviti da autobus con frequenze adeguate. La nostra individuazione è caduta sull’area di via Valsugana cava ex Bregaglio, uno nell’ex Cava Mossini e  un altro, sempre multipiano zona Bione tra gli “incroci” degli svincoli dell’attraversamento zona ponte Manzoni. Tutte queste strutture, sono facilmente realizzabili con materiale fruibile e senza impatti ambientali essendo non impattanti visivamente e “smontabili”.  

TUTELA del RISPARMIO

soldi1Da tempo pensiamo che in genere, un cittadino,  il correntista, il risparmiatore, l’investitore da solo non possa riuscire ad affrontare, alla pari, una banca.

Non è una guerra, per fortuna, ma un’infinita partita si.

 

Una partita del diritto ad essere informati contro il privilegio; dell’equità ad aver benefici da una relazione contro l’ingiustizia. Dei singoli contro l’alleanza dei cartelli.

E siccome crediamo poco alla buona volontà dell’autopromozione di buone pratiche da parte del sistema finanziario e non credo per nulla serio e costruttivo tutelare i risparmiatori solo dopo che sono stati (forse) truffati dalle banche e dai consulenti – gli investitori vanno educati e messi in guardia prima – è bene pensare delle forme che anticipino questi problemi, che li depotenzino e, ove possibile li evitino.

Il modello non il singolo caso.

 

Da tempo infatti ci domandiamo: Cosa si è fatto dopo le crisi Argentina, e dopo Cirio, e dopo Parmalat? E dopo Lehman Broters? E ancor più necessariamente: Che cosa si farà prima della prossima crisi?

In altre parole tutti, ognuno per la sua parte e competenza, dovremmo ridurre il più possibile la platea dei potenziali gabbati di tutti i figli di questi casi sopraccitati ma anche per ribaltare il risultato della partita che citavamo all’inizio di questo post.

 

Per diverse di queste ultime storture può bastare, proponevamo già tempo fa, coalizzarsi con altri correntisti della stessa Banca – senza dover per questo mischiare o anche solo conoscere l’entità dei risparmi o debiti degli altri – per rafforzare il proprio potere contrattuale con la Banca stessa. Conti separati ma rivendicazioni collettive.

 

Per molto altro è invece utile valutare di percorrere due strade parallele che una seria Amministrazione locale non può sottovalutare.

Una operativa, di facile attuazione, una seconda invece più strutturata come campagna di pressione.

 

La prima strada, è quella di mettere a disposizione del cittadino e delle piccole realtà produttive uno sportello EcoFinanza locale dove prestare – gratuitamente e a tutti – supporto con informazioni, consulenza e materiale.

Costituito da Enti pubblici, Associazioni dei Consumatori, gruppi amici e soci della finanza critica – in accordo tra loro – che danno vita appunto ad uno sportello informativo, per i cittadini, al fine di prevenire situazioni di crisi e non adoperarsi (quando avviene) per controversie a danni avvenuti.

E’ il sapere che genera la consapevolezza.

E’ solo mettendo tutti, o quante più persone possibile, in condizione di conoscere, di sapere, che si abbattono le barriere e si riducono i rischi di veder fregata la gente.

 

La seconda strada, appunto sostenuta con le gambe della Campagna di pressione pubblica, è quella di impegnare le banche cittadine, inizialmente in forma volontaria per poi propendere per una normativa comune promossa dalla stessa ABI, che dia strumenti chiari, semplici e omogenei nei confronti degli investitori. Dotando, ogni contratto, di una pagina unica A4, riassuntiva/riepilogativa (non in alternativa al prospetto informativo)  da firmare precedentemente all’esecuzione dell’investimento, da parte dell’investitore. Uguale per tutte.

 

Ancor più semplice, ma sulla stessa strada, intuizione, del prospetto informativo europeo standardizzato sui mutui (indice ESIS-condizioni standard) 

 

Gli attuali prospetti informativi non li legge, negligentemente, nessuno. Forse perché sono di decine e decine di pagine con termini complicati e sommersi da una quantità enorme di parole.

 

Questa nota riepilogativa, per esempio, potrebbe contenere alcuni indicatori standard:  

  • Probabilità che si verifichi l’evento per cui si va ad investire(tasso variabile, scommessa su indici ecc) partendo da su parametro standard riconosciuto (che sia storico per poterlo misurare, uguale per tutte le banche)

·        Margini incassati della banca per collocamento e vendita. Non è infatti in discussione che la banca ci guadagni a collocare/vendere un titolo, è abnorme che questo dato sia nascosto nelle pieghe di un contratto di 20/30 pag. 

  • ISC indicatore sintetico di costo
  • Livello di rischio (potrebbe farlo, solo come esempio, Avanzi SRI, la società di ricerca e valutazione che ha anche lavorato con Etica sgr, oppure realtà indipendenti, associazioni consumatori, fondazione etica, comunque con incarichi a rotazione) attraverso un dato che chiaramente e in maniera semplice possa permettere il raffronto. Eurostoxx, il free risk dei bot, indice altri Paesi ecc. In modo che già intuitivamente, e quindi in maniera semplice, un investitore possa vedere le eventuali incongruità tra i titoli.

Ipotesi: “Perché questo titolo y rende meno se ha un rischio maggiore del titolo x?”

  •  Soggetto con screening valutazione etica: cioè se il proponente o il collocatore, è monitorato e presente nella campagna banche armate, in altre campagne (inter)nazionali) e/o se è un soggetto che ha subito sanzioni – recenti o gravi – da Autority o magistratura.

 

La campagna di pressione rivolta verso le banche, deve trovare supporto coinvolgendo direttamente la società civile organizzata: sindacati [con i loro fondi pensione, ecc], associazioni, gruppi religiosi, a fare la propria parte, sino in fondo), dove chiedere l’impegno chiaro – con un ragionevole lasso di tempo, esplicitato e quindi misurabile – di applicazione di questo modello standard

Uno sportello quindi che tutelando i cittadini, possa fare CHECK-UP su Contratti e Prodotti finanziari.

CITYPORTO: distribuzione merci

cityporto

NON E’ VERO quindi CHE NON SI PUO’

 

Bisogna razionalizzare la distribuzione delle merci per contribuire alla decongestione del traffico all’interno della città.

Oggi abbiamo, a Lecco come altrove, corrieri che viaggiano con furgoni semivuoti, viaggi e miraggi, per consegne costipate. 

Una città capoluogo come Padova ha trovato una possibile risposta dal 2004 con un Cityporto. Lecco ha con maggior possibilità, grazie alle sue dimensioni e grazie ad una buona presenza fisica di  molte società di corrieri ubicati al Bione, a mutuare una soluzione simile. Un servizio che si propone di ridurre i viaggi, raggiungere un livello più alto di riempimento dei veicoli un’ottimazione delle consegne e una qualità ambientale della città si conseguenza in crescita. 

Il Comune per far questo può usare sia i divieti che gli incentivi predisponendo un City porto appunto al Bione dove lì i vari operatori si gestiscono le varie consegne con il dovere di viaggiare pieni, di ottimizzare i viaggi verso la città a prescindere dalla società di consegna.

   

E’ fondamentale, visto i livelli di inquinamento, aria insalubre, e sformanti continui dei livelli dalle centralini in città, un trasporto merci destinato a migliorare i flussi di consegna e a rendere contemporaneamente la città più vivibile.

 

Individuando una piattaforma generale e comunale al Bione gli operatori (inizialmente corrieri) consegnano le merci in una piattaforma logistica (Interporto) a ridosso quindi della città; da qui partono i mezzi ecologici a basso impatto ambientale per la distribuzione soprattutto in centro (“ultimo miglio”) e tutta quelle aree e zone che verranno individuate come cosiddette “Z.T.L.”.

Solo i mezzi utilizzati per questo servizio godono della possibilità di entrare in queste aree e la libera sosta.

Il progetto è ovviamente da far crescere, a gradi, con attenzione, inizialmente può essere sperimentato semplicemente incentivando l’ottimizzazione dei carichi, concentrandoli nella piattaforma organizzando la distribuzione fisica dei beni in modo da ottimizzare le risorse di trasporto impiegate, per poi renderlo via via sempre più agile, sempre più ecologico sempre più diffuso anche non solo al territorio comunale se ritenuto conveniente e utile anche per gli altri comuni limitrofi.

 

I Benefici saranno evidenti per la città:

Riduzione dell’inquinamento;

Miglioramento delle condizioni di lavoro degli addetti del settore del trasporto delle merci;

Risoluzione delle difficoltà delle aziende di trasporto e di commercio nelle funzioni di distribuzione;

Fluidificazione della circolazione dei veicoli.

POLITICA DEI TEMPI

tempoI cambiamenti del lavoro e le trasformazioni sociali di questi anni hanno reso sempre più difficile conciliare i tempi del lavoro retribuito con quelli della vita familiare ed hanno posto questo tema all’ordine del giorno nelle politiche per lo sviluppo dell’occupazione, soprattutto di quella femminile, ma anche di quella dei giovani uomini che, specie in Italia, ritardano sempre più la paternità.

Una delle trasformazioni più significative riguarda la famiglia.

Sempre più famiglie sono composte da partner che lavorano entrambi fuori casa, anche se spesso in modo precario e variabile nel tempo, e cresce anche il numero di persone, donne e uomini, con responsabilità di cura non più solo dei figli ma di persone anziane o disabili.

Per questo il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro è divenuto centrale nell’ambito delle politiche sociali, e segnatamente di quelle per la famiglia, sulle quali l’Italia ha un ritardo storico rispetto ai paesi europei.

Una Amministrazione sensibile alla qualità della vita dei propri cittadini deve quindi interessarsi e  agevolare sia l’accessibilità dei servizi pubblici che coordinare/incentivare con il dialogo e la contrattazione i servizi privati.

Si tratta nient’altro che di pensare, con l’aiuto dei cittadini stessi che poi ne debbono trarre giovamento, una serie di azioni, promosse appunto dal Comune, dagli altri enti pubblici e dai privati, nell’ambito delle politiche temporali, mirate a migliorare la qualità della vita dei cittadini, rinnovando le modalità di accesso e di fruizione dei servizi in base alle esigenze degli stessi e la qualità urbana, armonizzando gli orari dei servizi pubblici per un miglior uso degli spazi e dei Tempi stessi della Città.

Gli obiettivi devono essere almeno prioritariamente:

·                     conciliare i tempi di vita e gli orari di lavoro;

·                     garantire un accesso ai servizi sempre più vicino alle esigenze dei cittadini;

·                     migliorare la distribuzione del flusso di utenza;

·                     risparmiare tempo ed evitare spostamenti inutili ai cittadini/utenti;

·                     coordinare orario degli uffici.

Partendo da subito con un Indagine conoscitiva anche mediante questionari distribuibili agli utenti dei servizi per conoscere le abitudini dei cittadini e l’interesse verso nuove modalità di erogazione di servizi, in termini sia di orari di apertura, sia di accessibilità on-line; ai titolari degli uffici, per tracciare una mappa dei punti di contatto così da conoscere il funzionamento degli sportelli; a tutti gli uffici comunali dotati di front office, al fine di identificare orari di lavoro, bisogni temporali, criticità del personale.

E dar vita ad un efficiente e  condiviso Piano Territoriale degli Orari. Cioè un documento di indirizzo strategico che impegni il Comune a promuovere, nell’arco del mandato della singola amministrazione – per poterne misurare promesse e risultati – il coordinamento e l’amministrazione dei tempi e degli orari della città.

Nel Piano è opportuno che vengano studiati e siano quindi indicati:

·                     le esigenze e le criticità alle quali si intende dare risposta;

·                     i destinatari privilegiati, gli assi strategici, le linee d’azione e i progetti, anche sperimentali, individuati per raggiungere gli obiettivi;

·                     le modalità di gestione, controllo e monitoraggio sull’attuazione dei progetti;

·                     la costruzione degli organismi tecnici e partecipativi per l’attuazione del Piano.

Il tutto per un coordinamento dei tempi delle città per favorire la conciliazione degli impegni di cura e di lavoro.. Soprattutto per la donna ma, ovviamente, non solo.

Hai una giornata di ventiquattro misere ore, una casa da mandare avanti, un lavoro, dei bambini, il partner che forse non collabora abbastanza. Non hai il dono dell’ubiquità, non hai quattro mani, non hai più nemmeno il cane. L’hai sostituito con un gatto, almeno non devi portarlo a spasso. Gli orari dei bambini si accavallano con quelli del lavoro. L’asilo chiude troppo presto e apre troppo tardi. Gli uffici si sono coalizzati per essere inaccessibili. Un po’ di tempo libero tutto per te è un ricordo sfocato, ma ancora gradevole. Se sei una donna che lavora (e non solo), hai ancora più diritti e necessità di altri.

La conciliazione tra tempi di vita e di lavoro influenza dunque i nostri progetti personali e familiari e si intreccia ad altre complesse necessità: quella dell’occupazione, dell’organizzazione del lavoro, della rete dei servizi, della qualità della vita di uomini e donne.

Per mettere in accordo i molteplici tasselli del vivere quotidiano occorrono risorse ed energie ma anche una corretta informazione per poter conoscere tutte le opportunità che permettono di gestire al meglio il nostro tempo.

Un comune solidale deve trovare e fornire le soluzioni.  

Una delle strade più produttive è quella della sperimentazione di azioni tratte da esperienze già realizzate in altre città e paesi europei o del tutto originali che, dopo un periodo di monitoraggio in cui si è potuto dimostrare la loro efficacia, vengano messe a regime e divengano prassi di sistema, trasformandosi in servizi stabili a disposizione delle persone e delle famiglie del territorio.

E’ solo una questione di diritti e di ascolto dei bisogni e attuare, conseguentemente, “buone pratiche”, che si rivelavano più efficaci.

Si può sottoporre all’attenzione dei cittadini e delle cittadine un progetto di revisione degli orari dei mezzi di trasporto pubblico perché favoriscono la diminuzione dei tempi di spostamento casa-lavoro o casa-scuola, nel momento in cui promuovono un maggiore utilizzo dei trasporti pubblici e collettivi (car sharing e car pooling) e l’uso di mezzi non inquinanti, attraverso la realizzazione di piste ciclabili e di percorsi pedonali protetti, con effetti positivi sulla qualità della vita complessiva delle persone di tutte le età.

L’ingresso differenziato per scuole e asili, orari prolungati degli uffici pubblici, consegne a domicilio, servizi on line per la comunicazione e disbrigo pratiche con gli enti pubblici, sportelli telefonici e online per problematiche e suggerimenti…