Ho partecipato mercoledì 10 dicembre alla Assemblea indetta da Federconsumatori Lecco sui risparmi e sul caso Lehman Brothers, interessante e ben partecipata. C’erano, infatti, circa 70 persone e palesemente quasi tutte colpite dal crack della banca d’affari americana.
Secondo me alcuni aspetti sono nuovamente emersi come macigni.
Due su tutti.
Il primo da parte della platea e quindi degli investitori. Un’evidente carenza di cultura finanziaria che non si vuole riconoscere per se stessi. Grave perché è il mare in cui nuotano i pescioloni e gli squali dei “consulenti” finanziari affamati di soldi e commissioni. Le banche su questo ci campano per raggiungere i propri, ambiziosissimi, obiettivi di budget.Io non ho ancora capito come sia possibile che investitori ordinari – in tutt’altro affaccendati – comprino prodotti e strumenti finanziari che hanno nelle note informative parole come tasso swap, derivativa, currency swap, fiduciaria ecc e poi si lamentino di essere stati fregati.
Oppure come si è sentito dire durante l’incontro da una signora, confermato poi da altri: “sul contratto che ho firmato c’è scritto che ho ricevuto la nota informativa che la Banca era tenuta a rilasciarmi, ma non è vero, non me l’ha data”.
La responsabilità va almeno divisa, io credo.
Qual’è la ragione per cui dopo questi ultimi lunghi anni di ripetuti crack finanziari (Argentina, Parmalat, Bipop, Giacomelli, Cirio…) ci si continua a fidare, acriticamente, ad occhi chiusi della propria banca?
Il secondo macigno, che si appoggia per giunta al primo, peggiorando la situazione dell’investitore, è il lassismo e il fumo negli occhi che Federconsumatori, ma vale anche per le altre associazioni di (presunta) tutela, gettano negli occhi degli investitori. Per evidenti carenze professionali, per facilità di approvvigionamento di tessere con il minimo sforzo e saltuario, per legittimarsi un ruolo che non hanno, preferiscono, irresponsabilmente, tutelare i risparmiatori solo dopo che sono stati (forse) truffati dalle banche e dai consulenti. Gli investitori vanno educati e messi in guardia. Ma dal modello non da un singolo caso, tantopiù se nel contesto è quasi una goccia nel mare e per giunta quasi probabilmente imprevedibile.
Mi domando: Cosa si è fatto dopo le crisi Argentina, e dopo Cirio, e dopo Parmalat?
E ancor più necessario: Che cosa si farà prima della prossima crisi?
In altre parole Fenaroli e Federconsumatori, dovrebbero ridurre il più possibile la platea dei potenziali gabbati di tutti i figli di questi casi sopraccitati.
Qual’è la ragione per cui dopo questi ultimi lunghi anni di ripetuti crack finanziari non si mette in guardia sul modello, continuando a far tenere gli occhi chiusi ai cittadini?
Questo Federconsumatori si guarda bene dal farlo, rischierebbe di perdere una buona fonte di reddito, perorando invece cause (quasi) perse e soprattutto non può limitarsi alle chiacchiere, dovrebbe lavorare.
Se i titoli Lehman, per stare all’esca, erano, veramente e da tempo, una schifezza sarebbe da spiegare perché il segretario Fenaroli non lo abbia denunciato prima – prima che i buoi fossero scappati – e perché tali titoli sono presenti anche nei fondi pensione del Sindacato, di cui Federconsumatori è costola e peggio ancora promuove?
Va tolto il carburante alla macchina speculativa.
La quale si è potuta avvalere di strumenti e prodotti finanziari con una «potenza di fuoco» mai vista in precedenza, mezzi capaci di amplificare in modo abnorme la tendenza al rialzo e al ribasso del mercato borsistico.
Anche se c’è molta ignoranza finanziaria. Un risparmiatore può far le scelte giuste, anche con pochissime conoscenze tecniche. Basta che segua pochi criteri semplici.
Li stessi che ripeto, senza mai sentire nemmeno l’eco da Federconsumatori.
Primo, rifiutare qualunque prodotto di cui non capisca alla perfezione il funzionamento.
Non si compra quello che non si consoce e quello che i “consulenti/piazzisti” non sono in grado di spiegarti con parole chiare, semplici, comuni.
Secondo, nel dubbio indirizzarsi verso buoni fruttiferi postali e titoli di Stato e con questi al più costruirsi con facilità e pochissimi costi prodotti a capitale garantito.
E poi una proposta che può valere anche per i già colpiti dalla sottoscrizione di Lehman e parenti, amici, conoscenti.
Coalizzarsi con altri correntisti della stessa Banca – senza dover per questo mischiare o anche solo conoscere l’entità dei risparmi o debiti degli altri – per rafforzare il proprio potere contrattuale con la Banca stessa. Conti separati ma rivendicazioni collettive.
IL problema però non è solo l’interesse contrapposto a quello del correntista da parte delle banche.
E’ evidente, infatti, che una bolla speculativa dalle proporzioni di quella di oggi mai si sarebbe potuta realizzare senza quella “bolla mentale” che ha fatto credere a tantissimi che fosse possibile ridurre il rischio a zero, qualora si fosse riusciti a spalmarlo tra un numero elevato di operatori.
Ma il rischio può essere spostato o ridotto, mai annullato.
Tale senso di onnipotenza si è impadronito dei comportamenti mentali non solamente degli operatori e degli istituti della finanza, ma anche delle autorità politiche, dei centri mediatici, di non pochi ambienti universitari e di ricerca.
Per questo alle Associazioni dei Consumatori – ed agli Enti pubblici- andrebbe chiesto – da sole o in accordo tra loro – di istituire uno sportello informativo, per i cittadini, al fine di prevenire situazioni di crisi e non adoperarsi (quando avviene) per controversie a danni avvenuti, con carenti risultati.
Uno sportello EcoIdea, dove prestare – gratuitamente e a tutti – supporto con informazioni, consulenza e materiale su questa (e altre) tematiche. Il sindacato, per es., ha già a disposizione delegati ed iscritti nel settore del Credito che nel caso specifico dei mutui e degli investimenti farebbero alla bisogna.
Dovrebbero, con urgenza, tenere un corso di educazione al risparmio e all’investimento,
Dovrebbero denunciare prima che succedano i danni, la poca economicità e trasparenza di tutte le polizze index e strumenti finanziari strutturati.
Dovrebbero ipotizzare esempi per dare strumenti e possibilità per l’investitore di autocrearsi tali obbligazioni a vero capitale garantito con titoli del debito pubblico.
Perché è evidente che se c’è gente che, immotivatamente e con poca lungimiranza mette la quasi totalità dei propri risparmi direttamente in un unico titolo o anche solo un unico emittente corporate, la valutazione del rischio è andata a farsi benedire.
E’ il sapere che genera la consapevolezza.
E’ solo mettendo tutti, o quante più persone possibile, in condizione di conoscere, di sapere, che si abbattono le barriere e si riducono i rischi di veder fregata la gente.
Certo per tutto questo un’associazione di consumatori non può più limitarsi alle chiacchiere, e spillare danari, dovrebbe iniziare a lavorare.
5 pensieri su “DOPO LE CRISI scorse E PRIMA DELLA PROSSIMA”