TUTELA DEL RISPARMIO

lenteDa tempo pensiamo che il correntista, il risparmiatore, l’investitore da solo non possa riuscire ad affrontare, alla pari, una banca.

Non è una guerra, per fortuna, ma un’infinita partita si.

Una partita del diritto ad essere informati contro il privilegio; dell’equità ad aver benefici da una relazione contro l’ingiustizia. Dei singoli contro l’alleanza dei cartelli.

E siccome crediamo poco alla buona volontà dell’autopromozione di buone pratiche da parte del sistema finanziario e non credo per nulla serio e costruttivo tutelare i risparmiatori solo dopo che sono stati (forse) truffati dalle banche e dai consulenti – gli investitori vanno educati e messi in guardia prima – è bene pensare delle forme che anticipino questi problemi, che li depotenzino e, ove possibile li evitino.

Il modello non il singolo caso.

Da tempo ci domandiamo: Cosa si è fatto dopo le crisi Argentina, e dopo Cirio, e dopo Parmalat? E dopo Lehman Broters? E ancor più necessariamente: Che cosa si farà prima della prossima crisi? In altre parole tutti, ognuno per la sua parte e competenza, dovremmo ridurre il più possibile la platea dei potenziali gabbati di tutti i figli di questi casi sopraccitati ma anche per ribaltare il risultato della partita che citavamo all’inizio di questo post. Il diritto contro il privilegio; l’equità contro l’ingiustizia, il singolo contro i cartelli.

 

Per diverse di queste ultime storture può bastare, proponevamo già tempo fa, coalizzarsi con altri correntisti della stessa Banca – senza dover per questo mischiare o anche solo conoscere l’entità dei risparmi o debiti degli altri – per rafforzare il proprio potere contrattuale con la Banca stessa. Conti separati ma rivendicazioni collettive.

Per molto altro è invece utile valutare di percorrere due strade parallele. Una operativa, di facile attuazione, una seconda invece più strutturata come campagna di pressione, sul modello di precedenti che hanno dato anche risultati, seppur temporanei, positivi. La campagna MancaIntesa e quella storica delle Banche Armate.

 

La prima strada, lo dicevamo nel post citato, è quella di ragionare su uno sportello EcoFinanza locale dove prestare – gratuitamente e a tutti – supporto con informazioni, consulenza e materiale su questa (e altre) tematiche.

Costituito da Associazioni dei Consumatori, Enti pubblici, gruppi amici e soci di Banca Etica e della finanza critica – da sole o in accordo tra loro – che danno vita appunto ad uno sportello informativo, per i cittadini, al fine di prevenire situazioni di crisi e non adoperarsi (quando avviene) per controversie a danni avvenuti. Il sindacato, per es., ha già a disposizione delegati ed iscritti nel settore del Credito (anche in pensione) che nel caso specifico di mutui e investimenti farebbero alla bisogna.

E’ il sapere che genera la consapevolezza. E’ solo mettendo tutti, o quante più persone possibile, in condizione di conoscere, di sapere, che si abbattono le barriere e si riducono i rischi di veder fregata la gente.

 

La seconda strada, appunto sostenuta con le gambe della Campagna di pressione pubblica, è quella di impegnare le banche, inizialmente in forma volontaria per poi propendere per una normativa comune promossa dalla stessa ABI, che dia strumenti chiari, semplici e omogenei nei confronti degli investitori. Dotando, ogni contratto, di una pagina unica A4, riassuntiva/riepilogativa (non in alternativa al prospetto informativo)  da firmare precedentemente all’esecuzione dell’investimento, da parte dell’investitore. Uguale per tutte.

 

Ancor più semplice, ma sulla stessa strada, intuizione, del prospetto informativo europeo standardizzato sui mutui (indice ESIS-condizioni standard)

 

 

Gli attuali prospetti informativi non li legge, negligentemente, nessuno. Forse perché sono di decine e decine di pagine con termini complicati e sommersi da una quantità enorme di parole.

 

Questa nota riepilogativa, per esempio, potrebbe contenere alcuni indicatori standard:  

  • Probabilità che si verifichi l’evento per cui si va ad investire(tasso variabile, scommessa su indici ecc) partendo da su parametro standard riconosciuto (che sia storico per poterlo misurare, uguale per tutte le banche)

 

  • Margini incassati della banca per collocamento e vendita. Non è infatti in discussione che la banca ci guadagni a collocare/vendere un titolo, è abnorme che questo dato sia nascosto nelle pieghe di un contratto di 20/30 pag. 
  • ISC indicatore sintetico di costo
  • Livello di rischio (potrebbe farlo, solo come esempio, Avanzi SRI, la società di ricerca e valutazione che ha anche lavorato con Etica sgr, oppure realtà indipendenti, associazioni consumatori, fondazione etica, comunque con incarichi a rotazione) attraverso un dato che chiaramente e in maniera semplice possa permettere il raffronto. Eurostoxx, il free risk dei bot, indice altri Paesi ecc. In modo che già intuitivamente, e quindi in maniera semplice, un investitore possa vedere le eventuali incongruità tra i titoli.

Ipotesi: “Perché questo titolo y rende meno se ha un rischio maggiore del titolo x?”

  •  Soggetto con screening valutazione etica: cioè se il proponente o il collocatore, è monitorato e presente nella campagna banche armate, in altre campagne (inter)nazionali) e/o se è un soggetto che ha subito sanzioni – recenti o gravi – da Autority o magistratura.

 

La campagna di pressione rivolta verso le banche, è adottabile attraverso gli stessi strumenti usati da anni dalla campagna Banche Armate (pressione diretta dei cittadini con lettere e denuncia tramite ricerca e pubblicazione liste/dati); e altri nuovi, per esempio coinvolgendo direttamente la società civile organizzata: sindacati [con i loro fondi pensione, ecc], associazioni, gruppi religiosi, a fare la propria parte, sino in fondo), dove chiedere l’impegno chiaro – con un ragionevole lasso di tempo, esplicitato e quindi misurabile – di applicazione di questo modello standard

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