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AVVISO DI INSURREZIONE parte VIII: Network eversivi e nostalgie canaglia

Intervento pomeridiano ieri alla ‘taverna dei cattivi allievi’ del solito tizio, noto a tutte le questure, perché poi doveva andare a prendere l’aperitivo organizzato per l’inaugurazione della seconda taverna del network eversivo:

“Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione politica (non proprio limpidissima, un tantino incerta, non trovate?) consiglia e induce i burocrati manutengoli del potere costituito a ripensamenti, riposizionamenti e financo a iniziative e intimidazioni bislacche, stravaganti.

Questi burocrati prenderanno anche un bello stipendio, ma senza quello farebbero la fame. Teniamo a mente questo punto e mettiamolo da parte.

La situazione economica non necessita di tante sofisticate analisi econometriche, basti dire che con 1.200/1.300 euro al mese non si vive. Basta. Punto. Il sistema così non può reggere. Siamo agli sgoccioli, l’acqua è finita.

Ma vi sembra normale la repentina diffusione degli esercizi “Compro Oro” sorti come funghi in ogni città? Quanto potrà durare una società dove le famiglie per sopravvivere sono costrette a vendere i gioielli della nonna? La situazione è eccellente. Se comanda il dio denaro, trasformiamo la minaccia in opportunità, facciamo esplodere le contraddizioni di questo sistema perverso.

In questo contesto è comprensibile che le vestali del potere, le prefiche alla Maroni, Sacconi, Bonanni piagnucolino evocando e invocando il ritorno dei famigerati anni ’70. Che si spediscano buste con proiettili per destare i fantasmi del passato, per resuscitare le brigate rosse … Ah, le brigate rosse! Quanto hanno fatto comodo a Cossiga, Andreotti… se non ci fossero state si sarebbe dovuto inventarle, o quantomeno infiltrarle. Hanno consentito al potere democristiano di attraversare la crisi degli anni ’70 e sopravvivere fino al ’92 …Che nostalgia!

Gli anni ’70 sono la vittoria della reazione. Sono la sconfitta delle ragione del movimento spazzate via dalla logica emergenziale. Una bella emergenza è ciò che ci vuole per cavare d’impaccio un potere in sfacelo. Fra breve occorrerà qualcosa di più forte per distrarre l’attenzione che gli sproloqui di Bossi, le case di Fini, le escort di Berlusconi. Niente di meglio che vellicare gli istinti degli amanti del vintage dirottando l’attenzione sui cattivi allievi e i cattivi maestri.

Per dividere i buoni dai cattivi, il bene dal male, il grano dal loglio, e tacitare ogni voce critica. Finalmente qualcosa di serio di cui parlare: fatti di sangue! Col sangue si va sul sicuro, il successo è assicurato. Il popolino adora il sangue. Cogne, Garlasco …il Paese si blocca. Già me lo vedo Vespa con l’acquolina in bocca, che pregusta la puntata speciale in prima serata …

Beh, non contateci. Solo gli stupidi ricascano negli errori del passato.

Iniziate ad inquietarvi: non abbiamo armi da fuoco. Quelle sono esclusivo appannaggio delle forze dell’ordine che sono retribuite con 1.100 euro al mese.

Cominciate a tremare: non sarà come gli anni ‘70”

Applausi (x Fibra)

DAL NOSTRO LAMPADIERE POCOCURANTE

AVVISO DI INSURREZIONE parte VII: Cristo, Tolomeo, Copernico e Marchionne

Discreto pienone post-ferragostano ieri sera alla ‘taverna dei cattivi presagi’, dove ho ritrovato il solito tizio, abbronzato e già bello carico dopo essersi scolato due cartoni di tavernello:
“Dunque, siamo entrati nell’èra del ‘Dopo-Cristo’ per quanto concerne le relazioni industriali, sindacali, secondo la definizione coniata da Marchionne. Siamo entrati nella modernità, quella che vede refrattari la Fiom e pezzi della sinistra che ‘ancora non ha capito’. Si è aperta la via e altre aziende, altri settori seguiranno. Anche quello bancario, perché no?

Se si incontrano difficoltà nel far sottoscrivere a tutte le sigle condizioni peggiorative per i lavoratori, si disdice il contratto nazionale, si crea una newco, si licenzia tutti e si riassume solo quelli disposti a sottostare a clausole vessatorie. Es. lavorare di più (anche al sabato) con paga uguale, oppure lavorare uguale ma con paga ridotta (diciamo un 5%). Oppure in un futuro prossimo, lavorare di più ed essere pagati di meno, e senza pausa pranzo, che distrae. Perché non dovrebbero farlo anche le banche? Ditemi perché no. Se lo richiede il mercato, si fa … Del resto, come ci spiegano le persone ragionevoli, meglio lavorare tanto e essere pagati poco piuttosto che essere disoccupati, no?

Non fa una grinza. In realtà, saremo pure del ‘D.C.’, ma ancora in pieno medioevo, con il suo corollario di vassallaggi, feudalesimi, schiavismi, però moderni! Siamo nella più piena affermazione del sistema tolemaico, che vede l’economia al centro, e tutto il resto, innanzitutto la vita delle persone, che vi gira intorno. È modernità piegare la vita affettiva, familiare di uomini e donne alle esigenze delle macchine?

Guai a chi fa notare che il sistema tolemaico è ingiusto, è sbagliato.  Che ora più che mai è necessaria una rivoluzione copernicana. Che si mettano le persone al centro dei rapporti di produzione e tutto il resto (aziende, bilanci, mercati) a girarvi attorno.

Il Sant’Uffizio dei Marchionne, dei Sacconi, delle Marcegaglia vi condannerà al rogo dell’anti-modernismo, alle scomuniche, alle rappresaglie, ai licenziamenti individuali. A meno che non vestiate di bianco e risediate oltre Tevere, nel qual caso, qualora affermiate i medesimi concetti, scampereste gli anatemi e ve la cavereste con un assordante silenzio come risposta. Eppur si muove, il mercato. E sappiamo tutti dove sta andando: in vacca. Il potere è folle. Consuma le risorse del pianeta come se fossero inesauribili. Fabbrica ancora auto che necessitano di petrolio. Venera il totem della crescita e stila budget come se non esistessero i limiti fisici dei mercati, come se il margine di incremento della domanda fosse infinito. Il potere industriale, politico, economico si giustifica come i nazisti che non potevano che obbedire agli ordini del fuhrer-mercato. Si comporta come quei clan camorristi che si arricchiscono sversando rifiuti tossici e avvelenando le falde acquifere del proprio territorio, dove costruiranno le loro stesse ville. Il potere è folle, si alimenta di non senso. Costringe tapini strafatti di bamba a salire su un palco ad arringare dei direttori, i quali, tapini a loro volta, capiscono male e si sentono in dovere di ciulare i 50€ al pensionato.

E con quei soldini, guadagnati così onestamente, circondarsi di aggeggi elettronici che forniranno le risposte a tutte le loro domande, tranne una. Quella che dovrebbero porsi la domenica mattina seduti sul water: io chi sono? Il potere è folle, ma non stupido. Ha individuato esattamente ciò che potrebbe nuocergli: la micro- conflittualità. Perciò lorsignori ci vogliono tutti coperti e allineati. Omologati, soprattutto nel pensiero.

Quando si dichiara guerra ai diritti dei lavoratori, si risponde con l’unica soluzione storicamente più efficace per contrastare ogni guerra: la guerriglia. Azienda per azienda, fabbrica per fabbrica, ufficio per ufficio. La guerriglia è la sabbia che inceppa gli ingranaggi di ogni guerra. Ognuno porti il suo granello. Non esiste piano perfetto che possa sopraffarci (La mente degli uomini compie strane evoluzioni e non esiste un piano che possa comprenderle tutte. Questo impedirà ad ogni vittoria di compiersi fino in fondo …Non esiste un piano che possa prevedere tutto. Altri solleveranno il capo, altri diserteranno. Q, L. Blisset, 1999).

Il mondo deve sapere. Il mondo deve vedere che non siamo protesi per macchine e macchinari, ma persone vive! Ogni singolo lavoratore che prende coscienza diviene protagonista e stratega della rivoluzione necessaria, poiché vi è della ribellione già solo nell’immaginare di potersi ribellare. Non si prosegua l’azione secondo un piano …”

Standing ovation.

DAL GENIO OSSERVATORE E LAMPADIERE DI POCOCURANTE

AVVISO DI INSURREZIONE parte VI: “nunc est bibendum”

Solita ressa all’ingresso della ‘taverna dei cattivi pensieri’, dove il proletariato si riunisce per abbeverarsi e nutrirsi ai pascoli dell’alta cultura. Solo che il noto tizio non aveva ancora bevuto (quando non beve è ancora più cattivo) e poco curante delle microspie piazzate dalla digos, tanto che il locale non era ancora stato fatto bonificare, iniziò così:

“Se c’è una cosa che mi manda in bestia è il gesuitismo dei media cosiddetti progressisti che tartufescamente danno voce al popolo per tastare il polso dell’opinione pubblica, in realtà alimentandone subdolamente la frustrazione. Quel ‘commenta’ che occhieggia sempre più spesso accanto agli articoli, per es. di repubblica.it, viene presentato come un moderno sondaggio in diretta, un’evoluzione telematica della democrazia, ma non si tratta d’altro che di uno sfogatoio dove si banalizza l’indignazione: tutti si indignano = nessuno si indigna. Tutto diviene un pastone, un blob entropico dove la collera popolare si manifesta e poi defluisce senza lasciare traccia, senza colpo ferire e senza intaccare minimamente le posizioni dei potenti che, magari, ogni tanto danno un’occhiata ai post per farsi due risate alla faccia nostra. Trasfigurando completamente il senso stesso della democrazia (la democrazia non è la libertà di poter dire ‘non sono d’accordo’ mentre te lo mettono in quel posto, ma democrazia è: evitare fattivamente che te lo mettano in quel posto). Continua la lettura di AVVISO DI INSURREZIONE parte VI: “nunc est bibendum”

AVVISO DI INSURREZIONE parte V: l’emancipazione dei lavoratori

Lunghe file ieri sera fuori dalla ‘taverna dei cattivi operai’, pare dovute anche alla presenza di parecchi infiltrati della digos. Comunque mi sono presentato in tempo per ascoltare il Verbo dell’Alticcio:

“Innanzitutto mi corre l’obbligo di sgombrare il campo dal retropensiero, o retrointenzione (non trattandosi di una excusatio non petita, non avendomela chiesta nessuno …), relativamente alla citazione letteraria dell’altra sera circa il sospetto che si trattasse di un bieco espediente commerciale. Niente di più assolutamente lontano dal falso, innovando la grammatica marxista sanguinetiana non aliena alla negazione della negazione (memorabile il suo verso ‘non ho creduto in niente’). La politica editoriale non alienata del mio editore non prevede di fare dei libri una merce da scaffale, ma strumenti rivoluzionari. La cultura non è ontologicamente reazionaria o progressista, ma dipende dall’uso che se ne fa. Un libro di Hegel in mano a Marx diviene rivoluzionario. Un libro di Marx in mano a un editore alienato diviene prodotto da supermercato. Continua la lettura di AVVISO DI INSURREZIONE parte V: l’emancipazione dei lavoratori

AVVISO DI INSURREZIONE parte IV: ciascuno secondo i suoi bisogni…

L’altra sera sono tornato alla ‘taverna dei cattivi consigli’ ma era così piena che si faceva fatica ad entrare e mi sono perso la parte iniziale della prolusione del solito ubriacone.

“…ndano come potrebbe reggere un qualunque sistema economico se nessuno lavora. Non mi stupisce questa mancanza di fantasia, certamente derivante da magagne al lobo occipitale, da parte chi è abituato a ragionare, diciamo così, con logica binaria. O è bianco o è nero. O il lavoro è bene oppure è male. In una prospettiva libertaria sarebbe un’aberrazione vivere in una società che proibisce il lavoro. Chi vuole lavorare lavori pure, per carità! A ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue capacità. Se qualche minus habens sente il bisogno di lavorare, non saremo certo noi ad impedirglielo, anzi! Continua la lettura di AVVISO DI INSURREZIONE parte IV: ciascuno secondo i suoi bisogni…

AVVISO DI INSURREZIONE parte III: economia, avidità e totem

Ognuno frequenta i suoi luoghi mitopoietici. Pur non disdegnando i parcheggi dei supermercati, ieri sera sono tornato alla ‘taverna dei cattivi maestri’ e ho trovato il solito tizio, sempre più sbronzo, che pontificava a fronte di una ghenga sempre più numerosa.

L’avidità, ça va sans dire, è negativa. Non è solo il riflesso delle nostre radici cristiane, oltre che le nostre reminiscenze dantesche, a rimandarci al link fra avidità e egoismo. E’ intuitivo che chi sposa uno stile di vita avido ed egoista, con l’aggravante, se ricopre ruoli di responsabilità, di informare l’intera società a quello stile, è destinato a subire il giudizio divino e a contorcersi in sofferenze infernali per l’eternità, giustamente aggiungo io da ateo. Ma tralasciamo la dimensione trascendentale; non ci prefiggiamo il compito, di per sé meschino, di gestire una chiesa. Non dubito che uno stile gestionale collaborativo in luogo di uno competitivo (vedi questo post) possa far conseguire migliori risultati aziendali e poi, forse, più crescita e più occupazione Continua la lettura di AVVISO DI INSURREZIONE parte III: economia, avidità e totem