IL DENARO NON DORME MAI

Venerdi 14 maggio al festival del cinema di Cannes hanno presentato, con un tempismo perfetto non c’è che dire, il seguito di Wall Street, un film del 1987. Il titolo di quello attuale è: Wall street – Il denaro non dorme mai .

Nel primo il nocciolo era racchiuso in questa frase: “L’avidità, non trovo una parola migliore, è valida, l’avidità è giusta, l’avidità funziona, l’avidità chiarifica, penetra e cattura l’essenza dello spirito evolutivo. L’avidità in tutte le sue forme: l’avidità di vita, di amore, di sapere, di denaro, ha impostato lo slancio in avanti di tutta l’umanità. E l’avidità, ascoltatemi bene, che salverà la disfunzionante società che ha nome America.  Serve gente povera, furba e affamata. Senza sentimenti” (Gordon Gekko)

Prendiamo l’occasione per porci una domanda: E’ proprio vero che non esiste economia senza avidità? L’avidità, sotto ipotesi di permanenza, può essere immaginata come una funzione. L’accumulo di avidità sarebbe, in questo caso, una funzione monotona crescente. L’economia liberista, che ha ormai preso il sopravvento nei testi universitari, associa l’avidità alla competizione. Questo perché, affidandosi alla meccanica newtoniana, deve considerare l’agente economico come una molecola soggetta ad urti casuali in un sistema chiuso. L’identificazione fra avidità e competizione è la grammatica dell’ideologia liberista. Eppure strutture corporative come lo stato, la famiglia e perfino l’azienda inserita nel mercato, si sono evolute e moltiplicate. Difatti il liberista fanatico ha l’infinito terrore dello stato. C’è da chiedersi se la grammatica universale dell’economia, avidità = competitività, tiene veramente o è un’ipotesi troppo forte. Nash, forse qualcuno, come me, ha visto anche “beautiful mind”, elaborò inizialmente modelli di teoria dei giochi competitivi solo per accorgersi in seguito che i giochi cooperativi garantiscono sempre un ottimo superiore a quelli competitivi. La teoria dei giochi si è evoluta con gli indici di shapley in grado di misurare il potere contrattuale dei giocatori in giochi complessi ma il punto matematico è che la competitività distrugge opportunità. In conclusione, in invarianza di qualsiasi etica, non è vero che esiste solo l’economia dell’ aggressione. Di più. L’economia dell’aggressione non è la migliore scelta possibile. La cooperazione garantisce, al contrario, il miglior risultato possibile.

Dal nostro ex khorakhaneker Federico inviato nei borsini delle banche

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