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COMBALLO E BALLE – il ghe pensi mi del tabaccaio

comballoForse per risarcirci delle tragedie che ci affligge questa politica la storia ogni tanto ci regala momenti di intenso buonumore. Se ne vedono e se ne leggono delle belle di questi tempi se ci si fa travolgere dall’apparenza. Dalla forma.

E’ il caso dell‘intervista pubblicitaria, perché questo sembra, al portavoce di Appello per Lecco, Corrado Valsecchi, di domenica scorsa, su La Provincia di Lecco, ad opera di Gianfranco Colombo.

Si racconta del politico, portavoce di un partito di maggioranza in città, che nei giorni festivi, la domenica, vende fumo e arroganza, propone il pacchetto turistico che lui ha deciso sia quello che va bene per Lecco, che sta piazzando lui, che va fatto come vuole lui sentendo solo lui, che ha contattato tutti lui, che sa lui chi deve farlo, e che… e che il Comune, il pubblico, deve pagare.

Da una parte il suo comballo, la sua gondola lariana, per i turisti o forse solo per la sua auto-promozione e dall’altra il Comune (il pubblico) come bancomat.

Il 5%, il 10% o fors’anche il 20%? No! Il Comune deve metterci, perché l’ha deciso lui e caspita l’intervista promozionale non si tira indietro con gli applausi e il sostegno, il 75%. 150.000 euro su 200.000

Classico esempio dei manager che si fan grandi con i soldi degli altri.

Nessun Bando, nessun progetto condiviso, nessuna valutazione collegiale preventiva. nessuna scala di priorità. Tutto a scatola chiusa, pacche sulle spalle e amicizie.

E, si badi bene, il suo partito, Appello per Lecco, che qui si trasforma in Appello per i soldi, è maggioranza in Comune.

Una volta si diceva conflitto di interessi oggi potrebbe essere solo procacciare affari.

Una barca per mettersi la coccarda elettorale sul bavero.

Intanto Villa Manzoni (scusate se turisticamente è poco) crolla e non è a norma, il Bione è marcio, il centro sportivo non il torrente, le montagne si bucano come nemmeno il groviera, i treni sono un servizio per le mandrie più che le persone e lui, Corrado Valsecchi, nei giorni festivi, la domenica, si fa pubblicità.

I giorni feriali nel Palazzo, i suoi uomini, i suoi delegati, intanto tagliano servizi, tagliano le corse degli autobus, sprecano soldi in Appalti enormi facilmente riducibili, approvano aumenti delle sale giochi, lasciano cadere a pezzi il patrimonio artistico collettivo, pubblico, aumentano le tasse e sprecano milioni di euro dei cittadini.

Cioè un chiagne e fotte che l’intervista, nemmeno tra un’oliva e un salatino prova a ricordargli.

Chissà se nascosta in fondo a questa città, a quest’Italia, è rimasto un po’ di buon senso, una persona seria, un viso che non buchi lo schermo ma ricominci a parlare di politica; quella cosa strana che dovrebbe regolamentare le esistenze di tutti noi.

Che dovrebbe, vivaddio, essere fatta per interessi collettivi e non personali.

Chissà se leggeremo mai sulla stampa una notizia così.

Almeno tra una pubblicità e l’altra.

“LO SALVO IO IL TEATRO DI LECCO” Luca Radaelli

Io so chi può salvare il Teatro Sociale di Lecco.

Ho letto l’editoriale del prof. Gianfranco Scotti  – lunedì su La Provincia di Lecco – sui pericoli di chiuderlotemporaneamente” da parte del Comune di Lecco, quel temporaneamente

che diventa “per sempre”. E ho letto anche che non vede quale sia il privato che possa farsi carico della sua Gestione essendo un operazione in perdita.

Non vorrei sembrare arrogante – anche perché non ho nessun merito – ma io so chi può salvarlo il Teatro Sociale. E lo so perché me l’ha detto lui – con dovizia di particolari – in uno scambio su facebook poi ripreso da http://lecconews.lc/news/lo-salvo-io-il-teatro-ma-a-loro-non-interessa-il-dibattito-diventa-social-25525/

Questo lui non è un millantatore è Luca Radaelli di Teatro Invito. Per capirci è lo stesso che da 16 edizioni organizza Festival di Teatro Popolare di Ricerca L’ultima Luna d’estate nel Parco di Montevecchia e del Curone. 30 spettacoli in 2 settimane. Qualità, pubblico e sperimentazione. Con un quinto dei soldi che spende il Comune di Lecco.

Radaelli mi scrive – l’intervento è pubblico su facebook: “Io lo so come si fa….ma a loro non interessa”.

Quei loro sono il Comune. Ed è questo il problema, la denuncia da fare. Perché Teatro Invito e Radaelli si spinge più in là: “Mi piacerebbe farlo gratis per un anno per dimostrare che avevo ragione io! L’unico timore sarebbe quanto mi remerebbero contro gli uffici. Perché sono abituato a gestire le cose dall’A alla Z mentre qui chissà quante forche caudine!”

L’ho stuzzicato:“chiedi carta bianca. E cosa offri, garantisci?”

Non si è eclissato:“Lo stesso numero di presenze e lo stesso livello qualitativo/culturale. Altrimenti sono capaci tutti”.

Il dado mi par tratto e pure la nobile sfida. Forse, parere personale, ci scampiamo la figura di tolla di ospitare a fine settembre la “Festa Nazionale del Teatro” e poi chiuderlo, il Teatro.

Servirebbe ora conoscere – in dettaglio – il budget del Teatro Sociale di Lecco. Chissà se l’Assessore alla Cultura Michele Tavola ha voglia di renderlo pubblico. Qui pare evidente che c’è qualcuno, che ha storia e competenze, di decenni, che dice che può far risparmiare allo stesso Comune 400.000 euro. Salvando il Teatro.

“Io lo so come si fa….ma a loro non interessa”. Ecco lì, a Palazzo Bovara vogliono raccogliere la sfida?

Biblio, il venir meno al suo ruolo istituzionale.

Caro Direttore,
per essere franchi, ma è culturalmente serio agitare specchietti per allodole?
Parlo della consegna in pompa magna con parterre di fotografi, uomini di politica e di bottega, 700 nuovi libri alla Biblioteca civica frutto della Campagna cittadina “100 euro perla Cultura”.
Campagna intrinsecamente nata per il venir meno del proprio ruolo Istituzionale del Comune di alimentarla.

Il Comune infatti millanta, tuttora (basta sentire l’Assessore Tavola) di non poter spendere soldi per i vincoli del Patto di stabilità invece ha preferito buttarli in magliette, spray al peperoncino, sponsorizzazioni ad associazioni amiche, bike sharing che nessuno usa e altre cento amenitá, ma non un euro per la Biblioteca.

L’iniziativa che, converrà Direttore, è stata inusualmente super pubblicizzata, aveva l’obiettivo, dichiarato, di raccogliere, in un mese, 50.000 euro, da 500 benefattori, cioè 3500/4000 libri, attraverso il sostegno delle 5 librerie della città.

Oggi, dopo un mese, tutta la stampa, esalta invece il risultato e il traguardo raggiunto dimenticandosi, volontariamente, di dire ai lettori che non era per nulla quello prefissato allora. Oggi infatti è  700 libri frutto di solo 10.000 euro raccolti.
Un colossale flop!

Flop che dovrebbe far riflettere invece, alla faccia della cultura della correttezza, svolazzano bugie.

E’ culturalmente serio agitare specchietti per allodole?

E’ così umiliante dire che molto meno, non di 500 ma, addirittura di 100 persone, hanno aderito all’iniziativa seppur tanto pubblicizzata? Questo non significa ovviamente che bisogna festeggiare il flop, che in fondo un poco dispiace, è che bisogna essere culturalmente onesti.

Prima della mancanza di soldi, bisogna analizzare lo spreco degli stessi. Ed invece no. Silenzio e solo buonismo da finti mecenati. La carenza di libri alla biblioteca non era, non è, involontaria, ma una scelta politica. Il non ammetterlo e tacerlo, come si è fatto, è stata una presa in giro.

Per la Cultura van formati cittadini (e amministratori) non sportelli bancomat umani.
I lecchesi, più dei giornalisti e della politica, evidentemente, sembrano averlo capito e detto.

Rifiuti: il Comune non vuole proprio risparmiare soldi

Alla fine l’Amministrazione comunale di Lecco ha deciso di prorogare – per ulteriori 6 mesi – l’Appalto per il Servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani e di pulizia delle strade senza avvalersi di quello che gli consente la Legge (e che noi gli suggerivamo) – il quinto d’obbligo – e nemmeno di quello che la Legge espressamente non gli vieta: un nuovo appalto.

Se la seconda strada era certamente un poco più precaria, sebbene non impossibile, l’ha infatti appena espletato il Comune di Como assegnandolo per 70 milioni di euro dal 1 luglio 2013 al 31 dicembre 2020 (qui si poteva anche verificare se c’era la possibilità di un affidamento in house alla locale Silea., di cui il Comune di Lecco è, per altro, il socio con maggiore quota di partecipazione), la prima era una strada spianata.

Si poteva affidare sempre a Econord la prosecuzione temporanea del servizio, ma rimodulando e razionalizzandolo fino a una riduzione di un quinto del totale dell’appalto, possibilità concessa da sempre dalla normativa sui contratti pubblici dal secolo scorso fino ad arrivare alla disciplina attuale stabilita dal al D.Lgs.n.163/2006. Bastava, come da anni lo invitiamo a fare, almeno a limitare a due i ritiri settimanali del sacchetto dell’umido.

Come avviene, per altro, nella gran parte dei Comuni italiani.
Risparmio: centinaia di migliaia di euro. La riduzione del quinto d’obbligo comporta un risparmio di oltre 800.000 euro annui ben 2410 euro al giorno. Tutti i giorni. Indicativamente 300.000 euro annui per il solo minor giro di ritiro dell’umico. Comunque sempre oltre 800 euro di risparmio, al giorno. Tutti i giorni.
Se pensiamo che oggi la nuova tariffa TARES prevede, per Legge, che il costo del servizio (7.200.000 euro nel 2012) sia totalmente a carico del cittadino (era il 90% due anni fa è stato del 96% con l’ultimo aumento approvato dal Comune lo scorso anno) abbatterne il costo comporta, automaticamente, una riduzione – sostanziosa – della tariffa che si va a pagare. La Delibera di Giunta di giovedì invece scavalca a piè pari questa possibilità.
Non la prende nemmeno in considerazione.

Speriamo, almeno per etica, che Appello Per Lecco non abbia espresso opinioni dentro la maggioranza comunale su questo tema, essendo il proprio leader Corrado Valsecchi anche alto manager della società, Econord, che ha ottenuto la proroga dell’Appalto dei rifiuti (si chiamerebbe conflitto di interessi, in tutto il resto del mondo).

Ci permettiamo di suggerire al Comune, persa questa ennesima occasione di risparmio, almeno di dedicare già dalle prossime settimane risorse e attenzione per la preparazione e studio di un possibile nuovo Appalto, per garantire trasparenza, impegno e coinvolgimento della città.

Lo può fare ascoltando esperti, cittadini, raccogliendo esperienze virtuose e replicabili in atto in molti Comuni e realtà italiane (Novara, Capannori, Ponte Nelle Alpi, Consorzio di Priula ecc.).
Siamo convinti che i cittadini siano più attenti dei propri amministratori sui temi ambientali e di risparmio. Anche questa occasione del mancato risparmio ne è la riprova.

Qui Lecco Libera

Il comune e le “mani legate”: una proposta per recuperare risorse.

Da anni l’Amministrazione comunale di Lecco si lamenta di avere le mani legate. Questione di risorse. Se è vero, però, che ci sono soldi che mancano o soldi che non ti fanno spendere (Patto di Stabilità), va detto che ci sono anche quelli che si spendono male.

C’è (dal 1865 a ben cercare e poi ribadita nel 2006) una possibile soluzione a questi legami. Si chiama Quinto d’Obbligo. È da 3 anni che lo ricordiamo al Comune. Nei giorni scorsi, durante il tour per i rioni a presentare il Bilancio Preventivo 2013, riproponendoglielo ci hanno detto che ci stanno pensando. Da tre anni, ormai.

Il Quinto d’Obbligo non è altro che un termine che, nell’ambito dei lavori pubblici, e dell’Amministrazione pubblica in generale, identifica la possibilità, consentita dalla Legge, di modificare un contratto in essere, per un massimo del quinto dell’importo complessivo dell’Appalto da parte dell’Ente pubblico, in aumento o diminuzione, senza che la Società vincitrice dell’appalto stesso possa sottrarsi a tale modifica. A cui, in caso di maggiorazione, spetta il solo pagamento delle maggiori opere eseguite.

Il Quinto d’Obbligo è uno strumento utilizzato, prevalentemente in maggiorazione, per le opere stradali, ma non esclusivamente. È contemplato anche per i servizi. Quindi non solo asfalto, strade e tombini ma anche mense e per il caso nostro raccolta rifiuti.

Da qui la nostra ripetuta richiesta. Non di applicazione a scatola chiusa, ma di verifica e definitiva decisione per utilizzare questa norma per l’appalto rifiuti in essere, che pesa per oltre 7,5 milioni di euro per le casse pubbliche della Città e quindi dei cittadini.

Il Contratto d’appalto è scaduto lo scorso anno ed è stato tout court prorogato fino a fine giugno e ci si appresta nuovamente a prorogarlo alle stesse condizioni.

La scusa è che le disposizioni Regionali hanno previsto che per i nuovi appalti di questo settore vengano sottoscritti non più da un singolo Comune ma da un Ambito Territoriale Ottimale, cioè più esteso. Come avviene per il servizio idrico. Qui però c’è un pertugio, una nota non di poco conto. L’Ambito ottimale territoriale per la gestione dei rifiuti non è ancora stato individuato.

Il Comune pertanto potrebbe valutare l’ipotesi di un nuovo Appalto e, perché no, di affidare direttamente il servizio all’Azienda pubblica consortile Silea, di cui è per altro socio di maggioranza. Ha mai chiesto se Silea è in grado di fare questo servizio o, eventualmente, di strutturarsi per farlo? In ogni caso, il Quinto d’Obbligo torna in nostro aiuto. In attesa di un Appalto nuovo, perché all’interno della proroga non si pensa -fin da subito- di rimodulare e ridurre il servizio, risparmiando così centinaia di migliaia di euro? Come? Portando a due, dai tre attuali, i ritiri del sacco dell’umido in città. In fondo, Lecco è l’unica città al mondo o quasi che, ad oggi, effettua, per altro immotivatamente, tre ritiri settimanali.

Non ci pare una proposta di poco conto. Chiediamo all’Amministrazione cittadina di studiare la possibilità e, se può, applicarla. Ci sono in ballo soldi pubblici dei cittadini e delle famiglie. E quindi di prorogare se proprio costretta l’appalto per solo tre mesi. Così ci saranno meno scuse per parlare dei soldi che mancano, dei soldi che non ti fanno spendere e di quelli che si spendono male.

Qui Lecco Libera


VILLA MANZONI:sbendarsi gli occhi più che le mani

E’ diventato argomento quotidiano a Lecco. Lo stato di Villa Manzoni, il pericolo crolli e il retauro necessario.

Su Villa Manzoni sembra però di essere sempre all’anno zero.

C’è chi come il gallerista Oreste Bellinzona provocatoriamente lo scorso anno disse:“se lo chiedessimo ai lecchesi loro la venderebbero”.

C’è chi come il prof. Gianfranco Scotti, oggi, con molta autorevolezza ma zero ascolto, lancia ripetutamente, da anni, un grido d’allarme e la preghiera di salvarla.

C’è chi come Sindaco e Assessori che a turno promettono che questa è la volta buona, hanno trovato la strada giusta.

Lo dicono ormai da anni. All’arrivo di qualche Ministro, quando parlano di turismo, di Expo…  Ma siamo sempre all’anno zero.

La scusa sempre pronta per ogni evenienza, anche per nascondere l’inerzia, è il Patto di stabilità. Ormai un mantra per il Sindaco. Una coperta di Linus.

Va sfatata questa balla.

Innanzitutto per fare manutenzione – è da oltre 20 anni che non si fa – il patto Di Stabilità non c’entra e non impedisce un bel nulla. Io, ma non solo, ho ripetuto da anni che una soluzione concreta c’è sempre stata.

Ma, ovviamente, se non ascoltano il prof Scotti perché farlo con chi non ha nessuna autorevolezza e non fa neppure parte della corte dei lacchè?

L’ho già scritto, (e su questo blog ci sono 101 prove)  ma non solo io: Villa Manzoni non è in quello stato pietoso solo per colpa del Patto di Stabilità. La strada c’era.

Si poteva, doveva, scegliere da tempo di applicare una tassa di scopo – innanzitutto su banche, seconde, terze case ect. – ricavandone così denari per iniziare il recupero e la riqualificazione.

Lo scrissi e lo suggerii, e non solo io,  al Sindaco anche lo scorso anno. La tassa di scopo infatti permette(va) di finanziare, per 10 anni, e per il totale del valore dell’intervento di recupero quelle Opere ora “bloccate” dal Patto. Un’opportunità per risparmiare e per rilanciare Lecco. Che altrimenti si rischia di fare fra 3/4 anni. Quando sarà tardi o costerà molto di più ai cittadini.

Perché scegliere di aspettare il benestare precario di altri ( Regione Expo, Stato, fors’anche i marziani) quando si può almeno iniziare subito?

La tassa di scopo è sempre stata una tassa giusta. Perché è una leva tributaria “a tempo”. Obbligatoriamente a tempo e addirittura – già gli scorsi anni – prevedeva la restituzione dell’importo ai cittadini se l’opera finanziata non fosse stata completata. Anni addietro era un’addizionale sull’Irpef lo scorso anno è passata all’Imu. Al Sindaco serviva solo un Abaco. Non ha fatto nulla. E si vede. E’ rimasto fermo e ora si straccia le vesti, fa il paladino dell’aria fritta.

Le emergenze si affrontano quando ci sono. E pure le opportunità si valutano quando ci sono.

Altro che mani legate per il patto di Stabilità.

Doveva sbendarsi gli occhi, non le mani.