E’ positivo che la Fondazione Cariplo abbia individuato ed assegnato ad Etica Sgr il compito di Advisor per la valutazione sociale ed ambientale dei propri attivi finanziari. Questa scelta riconosce la visibilità di Etica Sgr ed evidentemente anche le professionalità. Non è un lavoro semplice, infatti, analizzare gli ampi e decisamente consistenti investimenti – 9 mld € quasi tutti gestiti tramite il paradiso fiscale del Lussemburgo – della prima Fondazione in Italia e tra le primissime nel mondo. E’ molto negativo che Etica Sgr, essendo parte di BancaEtica, abbia accettato di svolgerne il compito. Perché siamo realisti, basandoci sul comunicato stampa, è solo marketing. Per la Fondazione certamente.
E’, infatti, facile notare che dopo l’analisi di Etica Sgr, “la Fondazione Cariplo non avrà vincoli (obblighi) nel dismettere i titoli segnalati come non corrispondenti ad una adeguata sostenibilità sociale e/o ambientale”. La sostanza con altre parole è: “Voi Etica Sgr dite pure noi però facciamo come ci pare”. Punto.
Perché credere e far credere, come afferma Alessandra Viscovi, direttore generale di Etica Sgr, che l’idea di puntare sull’etica come screening per gli investimenti indica la volontà di seguire le buone prassi della responsabilità sociale di impresa (Csr) anche nella finanza, è, come minimo, ingenuo.
C’è bisogno di professionisti, di persone della finanza, per fare una valutazione sociale alla Fondazione Cariplo per capire se potrà essere positiva, se potrà avvalersi di un rating da mostrare con orgoglio? O invece basta, o dovrebbe bastare, osservare che la Fondazione Cariplo detiene oltre il 4,5% di azioni di IntesaSanpaolo, titolo strategico e che non venderà certo solo per il fatto che Etica Sgr dirà, dovrebbe dire, che finché tale partecipazione resterà tra i propri investimenti, nessun rating positivo può essere nemmeno pensato?
Un vegetariano si mette a cercare seitan in un negozio se già dall’insegna legge macelleria? Il tema è sempre quello, le ragioni pure, e sono sempre quelle perché nulla è cambiato, e purtroppo nulla cambierà, in una Banca e la sua Fondazione, finchè hanno ben piantati i piedi nel sistema finanziario e speculativo di questo mondo globale, il resto, la beneficenza, la loro Banca Prossima per il sociale, è solo un accidenti, è solo marketing.
L’abbiamo detto da tempo, l’ha ripetuto con maggior autorevolezza don Santoro prete delle Piagge, l’hanno avvalorato poche settimane fa i soci del Consorzio CTM. Non c’è nulla da scoprire per non partecipare ad un gioco di legittimazione e claque. Non c’è ragione alcuna per costruire rapporti collaborativi, con IntesaSanPaolo ed i suoi soci. Per palesi motivi:
E’ una banca armata e già nel 2004 si era impegnata ad uscire da queste liste, così non è avvenuto. Nel 2007 l’ennesimo nuovo impegno, anch’esso disatteso. IntesaSanpaolo finanzia le maggiori e peggiori multinazionali del mondo, ha finanziato progetti devastanti che hanno provocato migliaia di morti e disastri eco-sociali: il gasdotto Comisea in Perù, l’oleodotto OUP in Ecuador o il BTC nel Caspio. La banca è, soprattutto ed a pieno titolo, dentro un sistema finanziario globale che inevitabilmente sottopone le aziende a pressioni sempre più forti per massimizzare i profitti a scapito dei lavoratori, dell’ambiente e delle comunità locali.
A noi questi sembrano motivi più che sufficienti per dover evitare qualsiasi tipo di accordo e per non credere alla “favola” continuamente riproposta di cercare di contaminare il sistema finanziario.
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