Perché mai gli uomini dovrebbero essere in grado di guarire donne con un bacio mentre queste dormono? Non dovrebbe darci fastidio? A noi, uomini e donne, intendo?
Perché questo, invece, non si percepisce come violenza?
Le principesse delle favole narrano sempre la stessa storia: passività femminile, competizione fra donne, salvataggio maschile nel finale. Quando va bene (si fa per dire) finiscono con il matrimonio, il ballo con il principe azzurro padrone del regno e un bacio.
Il dominio – e le violenze – maschile partono anche da queste zavorre che ai bambini e alle bambine tocca sorbirsi alla sera prima della nanna. E’ la società, è così da sempre, si dice. Come dire, è naturale. E’ naturale e quindi non c’è violenza.
La stessa società che ha l’abitudine naturale (?), basta leggere i giornali anche di questi giorni, a trasformare in vittima un aggressore, un assassino, uno stupratore.
Con una frequenza allarmante, spaventosa, soprattutto quando c’è di mezzo un violenza verso le donne. “Anche lui è una vittima” “era un ragazzo tranquillo”, “non ha mai avuto problemi con la giustizia”; “la moglie lo tradiva”;“cosa ci faceva in giro da sola a quell’ora?” “se una veste così”;“aveva un padre violento”
Quando, questo succede – e succede sempre troppo, troppo spesso anche in contesti impensabili – di dare della vittima a uno stupratore, gli si sta confermando di non avere nessuna responsabilità per le sue azioni, di non aver sbagliato in prima persona. Questa cosa, anche se involontaria, fa danni pazzeschi. Perché non spegne la violenza, la alimenta.
E’ pazzesco ma non riesco a capire di cosa sia vittima un uomo, che uccide o stupra una persona, visto che il cadavere o la persona (per qualcuno è solo il corpo) violata non è il suo , non è lui.
L’uomo, l’assassino è un prodotto della cultura dominante, una cultura che degrada le donne mettendole ad un livello di valore inferiore, dicono. E quindi giustificabile? Spero di no ma ho paura di si.
Il passo intrinseco è che quando una donna viene stuprata e uccisa è perché se la va a cercare.
Ovviamente tranne se la persona che ha subito violenza è un famigliare.
Perché sta anche qui un’altra violenza, un nodo, la slavina anche di uomini decenti.
Quando contro la violenza di genere dicono agli altri uomini di immaginare la vittima come “moglie, madre, figlia e sorella” di qualcuno (un soggetto), non passa loro per la testa che la donna “qualcuno” (soggetto) lo è già.
La violenza contro le donne, come si vede, può prendere molte forme.
Dalle più eclatanti a quelle più difficili da comprendere come il linguaggio maschilista.
Per esempio nelle conversazioni i nomi e i pronomi maschili dominano il nostro linguaggio. L’umanità è fatta da uomini, letteralmente. Ancor oggi dire “l’avvocata” o “la vigile” o “la ministra” “l’amministratrice”, “l’Assessora” “la Sindaca” fa ancora venire l’orticaria a tanti fini pensatori.
Cancellare le donne come soggetti invece va bene.
La società, in modo naturale, ha la sua visione perenne e inscalfibile che sì le donne ci sono, ma solo dal punto di vista degli uomini, solo per come gli uomini le guardano, solo per come gli uomini decidono di usarle.
Sarebbe ora di prendere sul serio le persone. Che l’ambiente sia così ora, non vuol dire che lo è stato da sempre e che sempre sarà così.
Il cambiamento inizia ed è già dentro le piccole cose.
L’interrogarsi e agire.
Aspettare Godot non aiuta.