L’ANTIFASCISMO NON E’ UN’OPINIONE. E’ UN CRINALE

convegno il fascismo non è un'opinioneLa comunità oggi non è più il filo di una rete come lo era al tempo di un antifascismo quotidiano e militante, ma è sempre più un familistico nucleo di interessi singoli e autosufficienti.

L’antifascismo parla alle persone, ai cittadini a quei Valori che s’incontrano e si riconoscono dentro e secondo una regola di democrazia e bene comune. Quella della comunità che progredisce assieme. Una comunità legata non solo e non tanto sulla produzione ma sulla relazione.

La logica dell’egoismo, del più forte, del sopruso, della furbizia, dell’affogare gli altri per restare a galla è sottrazione al rispetto umano e addizione a un modello di comportamento che è ceralacca del fascismo.

A noi serve la democrazia a stare assieme per una moltiplicazione di dignità umana, di  pratica del sentirsi capaci di essere migliori. Sottrazione di distanza e somma di fili per tessere una comunità che ci somigli. Voler una società, una comunità in cui valga la pena trovare un posto e non un posto dentro una società qualsiasi.

Le cose per noi oggi paiono irraggiungibili perché ce le aspettiamo sempre dagli altri. Le cose per noi oggi paiono inaccettabili perché non ci immedesimiamo negli altri.
Il fascismo di questo nostro tempo è quello che insiste sui privilegi venduti come diritti per pochi e della pratica del mettere gli uni contro gli altri, così da aver esasperato la deresponsabilizzazione della società.

Il fascismo non ci fa sentire più corresponsabili della comunità, dell’io e, tu e l’altro che diventa, si eleva, al noi, ma ci fa considerare e sentire come ingerenza una comunità che ogni giorno, anche per questo, non senti più tua, non è più anche tua.

L’antifascismo è quindi un fattore culturale. E’ il mi importa mi sta a cuore, l’esatto opposto del motto fascista del ‘me ne frego’, per sintetizzarla con Don Milani

Ecco il fascismo di qualsiasi tempo e latitudine, quindi anche quello dell’oggi, è quello che ogni volta che davanti alla possibilità di crescere assieme, di migliorare, di essere comunità di Valori e non di privilegi sentiamo dire, o diciamo, o ci viene da pensare: ‘me ne frego’. A posto io,  a posto tutti. Per essere a posto io, me ne frego di tutti.

Il fascismo di oggi è quella trasformazione continua in una società dove basta far credere che l’altro, tu, io, lui, loro, è come una coda. Ogni persona così è il nemico di quella che la precede. Si chiamano “guerre tra poveri”. Ha funzionato già una volta, e allora via al clone.

Il fascismo ha capitalizzato e capitalizza la paura. Amplificando questo sentimento. Uno strumento volgare che si basa sulle cicatrici di chi ha sperimentato la fame, la povertà. Di chi la sta sperimentando. Di chi ha paura di doverla sperimentare. Di chi se ne frega se gli altri l’hanno sperimentata, la stanno sperimentando, o la sperimenteranno. Basta che non tocchi me. Il fascismo del presente sfrutta e ha sfruttato soprattutto chi non è, e non era cattivo. Ma chi era arrabbiato e terrorizzato.

Il compito di ogni antifascista, di tutta una comunità, è quindi culturale e politico. Il fascista medio, quello che non crede nemmeno di esserlo, in un periodo di pieno benessere, probabilmente, perde il suo odio, rancore, paura. Va quindi tolta la paura, o almeno attenuata, con un impegno politico per aumentare il benessere e il bene-avere della comunità. Con un impegno culturale, per iniziare a ricostruire un alfabeto di Diritti, di rispetto, di solidarietà, di giustizia, di educazione.  Non è infatti una questione di compassione, né di comprensione, ma di educazione.

Il fascismo non è l’opposto del comunismo, ma della democrazia, per questo è un crimine (Michela Murgia)

L’antifascimo non è un’opinione, E’ un crinale. O si sta di qui, o si sta di là. Se si pensa di non stare da nessuna parte, vuol dire che si sta di là.

E’ che il pensiero, l’idea (il Valore), è importante anche per costruire il risultato. Solo che il popolo aggredito da questo fascismo, dalla pelle di serpente e dalla sua apologia, è diventato sempre più disilluso, e ora cerca una concretezza senza preoccuparsi del pensiero, dell’idea, del Valore, dell’utopia a valle, dell’utopia lontana ma visibile. L’antifascismo, quotidiano e militante, in altre parole la responsabilità civica e democratica, deve rafforzarsi perché senza, non si ricorda il pensiero, si snobba l’utopia,  non si raggiunge il risultato per uno per tutti.

Ci viene in aiuto e in forza la Cultura perchè il fascismo mira a costruire consenso non informato, la cultura, la democrazia educa invece alla consapevolezza.

Quotidianamente. Insieme alla voce di altri, così che il pensiero di ognuno possa costituire quel ponte, possiamo e dobbiamo con consapevolezza e respsonabilità consolidare quella comunità in cui per ognuno e per tutti valga la pena trovare un posto

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