LECCO NON È BAGHDAD: IL BELLO CHE NON LASCIA IL SEGNO

imageLeggo l’editoriale sul turismo e mi chiedo in che Città mi sono svegliato fino a stamane:Lecco o Baghdad?

Perché se tolgo la forma, che non può essere sempre sostanza, seppur molto bella, pacata, ben scritta, quasi fallaciana, più di un dubbio mi viene.

Ero a Baghdad e non me ne ero accorto. 
E a leggere su fb i commenti e le condivisioni parrebbe che, invece, gli altri, i più che hanno commentato, lo sapessero.

L’editoriale sentenzia, senza appello, giudice e giurato, che Lecco non è turistica e mai lo sarà: “Turismo a Lecco: tiriamoci una riga sopra”.

La prova ultima, la pistola fumante, sono state le strisce pacchiane, di cattivo gusto e malpensiero, che l’assessore Valsecchi ha fatto disegnare in Centro.

Da qui addirittura un elenco, personale e soggettivo, di precedenti indizi che la Corte e l’accusa, nella stessa persona, ha deciso e voluto che fossero prove.
E quindi condanna.

I reperti, come dentro la busta trasparente dei gialli che si rispettano, sono elencati e mostrati nell’arringa del giudice accusatore, del pubblico ministero.

La Mostra fotografica di Lanfranchi sui muri del Vallo, una passerella per persone disabili sul retro di Villa Gomes, il verde che sa di foresta e la sporcizia anche in centro.

Per tutto questo, la Corte ha deciso: siamo a Baghdad.

Tanto che nel pronunciare la sentenza, l’editorialista, come un buon “padre” di famiglia, ci fa pure la saggia morale.
Mettiamo da parte quello che dovremmo avere o dovremmo fare e concentriamoci solo su quello che possiamo e dobbiamo evitare.”

Ecco, dal fondo dell’aula che sta però sulla realtà, mi viene da dire: L’importante è dare sempre il suggerimento giusto. Poi, se il momento è sbagliato, la colpa è del momento.

Perché sta qui, secondo me, la prova. La cattiva forzatura di questo editoriale.

Il senno di poi è sempre odioso e maramaldesco. Ma questa volta sarebbe bastato il senno di prima.
Per dire che, ahivoi, il momento della sentenza e dei suggerimenti è sbagliato.

Quando qui a Lecco, Lecco Città, in molte strade, in tutti gli alberghi, in ogni posto dei traghetti, in centinaia e centinaia di posti letto in case vacanze, lungo i sentieri delle nostre montagne, dentro le varie sale delle diverse Mostre, (quella a Palazzo delle Paure di Doisneau è favolosa), in alto sull’alta ruota panoramica del lungolago, in cima, gradino dopo gradino, al Matitone, in molti dei molti tavolini dei molti bar, in piazza tra concerti rock e jazz di qualità, e persino dentro le Chiese, il turismo a Lecco c’è, eccome, e si vede e si fa sentire per fonetica ed economia.

Lecco è quindi già turistica, deve solo esserlo di più e più convintamente. Anche a partire dai suoi cittadini e giornalisti.
Stimoli e fucilazioni sono strade opposte.

Davanti a tutto questo mi chiedo se alla sollecitazione così astigmatica dell’editoriale, “concentrarci solo su quello che possiamo e dobbiamo evitare”, la prima cosa davvero da fare non era appunto evitare editoriali così esageratamente lapidari e negativi: “Lecco una città oggettivamente non bella”; “Lecco turistica:tiriamoci una riga sopra”.

Non voglio convincere nessuno a cambiare idea, mi limito a testimoniare la mia verità, e, per quanto conti, il mio sostegno all’assessora Francesca Bonacina

Resto allibito da questa orda di facili indignati che restano invece sempre silenti davanti al bello che c’è, che è stato fatto, e si fa, e mi rammarico che a loro non lasci il segno.

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