Questo virus ci insegna che per combatterlo, financo per vincerlo o anche solo non farlo vincere, bisogna partire dalla dimensione sociale della resistenza. Dal prendersi cura gli uni degli altri.
Più che mai oggi, il comportamento individuale è sociale. Ossia ha impatto su tutti.
Uno lascia il sacchetto nel bosco dopo il picnic perché è faticoso portarlo a casa? Ecco, moltiplichiamo questa scelta di menefreghismo per mille - come potenziale impatto – e ci diventa subito chiaro, che lavarci le mani ogni mezz’ora, evitare di andare in piazza a fare gli aperitivi disubbidienti, non affollare nessun posto, evitare di sollecitare di uscire di casa, avere appunto un’attenzione aggiuntiva di riguardo per i soggetti più a rischio, oggi e per un po’ sono comportamenti di base civili e sociali.
Basta lasciare altri sacchetti di rischio nel bosco delle nostre relazioni.
Perché benché siamo circondati dall’invito di quelli che ti dicono di uscire di casa per andare a spendere i tuoi soldi, di quelli che l’economia crolla e ti dicono, nei fatti, di non dar retta di non affidarsi ai medici, agli esperti, financo alle Ordinanze e ai Decreti delle Istituzioni ma di socializzare nei bar, nei ristoranti, possibilmente i loro, l’unica vera speranza, mentre la scienza ci chiede e ha bisogno di tempo per la ricerca, e ha bisogno di tempo, per scoprire un rimedio, sono le misure di prevenzione e resistenza che appartengono alla disciplina della società quelle che ci tuteleranno. Quelle che tuteleranno soprattutto i più fragili.
La cura del prendersi cura gli uni degli altri è la vera forma di civiltà. Oggi più che mai.
Chiunque non sia totalmente indifferente al prossimo – specie i più fragili - questo deve fare, anche rinunciando inizialmente a qualche incasso, a qualche comodità, anche imprecando se lo fa sentire meglio.
In altre parole, agire con responsabilità e riducendo i contatti sociali permette di salvare vite ed economie ben più che fare gli eroi irresponsabili con comportamenti egoisti.
A partire da queste riflessioni e tenendo conto che gli anziani, soprattutto in questo momento, sono i soggetti con maggiori fragilità: i più esposti non al contagio ma alle conseguenze del contagio,mi sto domandando se non siautile organizzare e potenziare tramite ad esempio le Associazioni tipo City Angels, Auser ect, coordinate da Comuni e Parrocchie,le consegne per le esigenze di spesa e servizi degli anziani soli o in difficoltà ancora non già raggiunti dai servizi ordinari così da evitar loro di costringerli a uscire o a stare in posti più promiscui anche quando non se la dovessero sentire?