Parliamo di un altro virus che non è il Covid ma l’insistenza a sminuire le battaglie, piccole o grandi, di genere e l’affrancamento da stereotipi?
Ieri a Sanremo Beatrice Venezi, presente come ospite, ha rivendicato di voler essere chiamata “direttore d’orchestra” e non “direttrice”.
Dando questa motivazione: “la posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore di orchestra, non di direttrice”.
Quindi non è una questione di libertà individuali, lei infatti è liberissima di farsi chiamare e pure pretendere di essere chiamata come meglio preferisce
Il cortocircuito sta e con essa la gravità, oggettiva, nella sua spiegazione: “la posizione ha un nome preciso…..”
Non capendo o sottovalutando che questa è proprio una convenzione figlia del maschilismo, del patriarcato, delle convinzioni imposte da un modello culturale.
E il linguaggio, le parole, contribuiscono in modo potente decisivo a creare la realtà che viviamo.
I linguaggi non sono forma (eventualmente, hanno forma), sono sostanza.
Siamo tutti liberi di scegliere e di utilizzare le parole che desideriamo come meglio crediamo ma è necessario assumerci la piena responsabilità di questa scelta e di quest’uso
A parer mio sarebbe buona cosa prenderne consapevolezza, soprattutto quando si è davanti a una platea popolare televisiva così ampia