Per concludere, consiglio a Marcucci una bella anti-ronda alla Indesit di None (To), dove la compagna Merloni (deputato del Pd) stava per delocalizzare appunto in Polonia (stabilimenti ai tempi inaugurati alla presenza di Romano Prodi) e lasciare a casa 600 lavoratori. Merloni padre e figlia hanno fatto marcia indietro dopo che, su iniziativa della Lega Nord, è stato approvato un emendamento che toglie gli aiuti di Stato alle aziende che delocalizzano. Naturalmente il Pd aveva votato contro per solidarietà, non agli operai ma alla “compagna padrona”. Riflettete compagni, riflettete e, come canta Branduardi, “non perdetelo il tempo ragazzi”. Alessandra Consonni Capogruppo consiliare Lega Nord Ballabio; lettera alla provincia di lecco 20/5/09 LEGGI IL RESTO…PER AVERE LA PROVA DELLA BALLA La recidività delle bugie, soprattutto in campagna elettorale, di un candidato, chiunque esso sia, va stigmatizzata se possibile con ancor maggior puntualità e visibilità.
La bugia, che è nella sostanza prendere in giro i lettori, è quella che va ripetendo la candidata leghista Consonni.
Rispondendo ad un comunicato stampa del giovane comunista Marcucci la signora Consonni racconta, nella speranza di convincere, che il padrone di Indesit, Merloni, che ha una figlia eletta nel Pd, è stato stoppato nel suo intento di trasferire la produzione nell’Europa dell’Est, grazie ad un emendamento voluto dalla Lega che vietava al Governo di dare contributi ed incentivi a quelle aziende che delocalizzano il lavoro.
E doveroso ed etico dire che è una balla. Volgare e offensiva. Basta ricordare i fatti e leggere la Legge.
Merloni non ha desistito perché la Legge sventolata dalla Consonni non lo tocca per nulla. Non lo tocca per almeno 2 motivi che la signora Consonni omette di ricordare:
Tale Legge degli incentivi (la n. 33 del 9 aprile 09, pubblicata nella GU n.85 dell’11-4 suppl. ord. n.49) è subordinata alla preventiva autorizzazione comunitaria. (art.3 ter). Che è difficile che sia positiva e, tra l’altro, non c’è ancora. Quindi non è ancora applicabile.
Ma soprattutto, e questa è la balla enorme nascosta dalla Lega e dalla candidata Consonni che va smascherata l’art 3bis della Legge recita testuale: “Le disposizioni di cui agli art. 1 e 2 si applicano alle Aziende che si impegnano a non delocalizzare al di fuori dei Paesi membri dello Spazio Economico Europeo la produzione dei beni per i quali sono previsti gli incentivi di cui al presente decreto”.
Aiutiamo la signora Consonni che prende in giro i lettori a ricordare quali sono i Paesi membri dello SEE? Ci dica la signora Consonni se per caso, dico per caso, anche in quel Paese Europeo dove vuole trasferirsi la Merloni/Indesit o le Caldaie Beretta del candidato europeo del centrodestra Ettore Riello così ben visto dai lavoratori lecchesi.
Come ulteriore nota si evidenzia anche che alle Aziende guidate dai papà dei vertici del PD non serve andare all’Estero per “bastonare” gli operai e gli interessi del nord.
Ad aiutarli in questo ci pensa la stessa fallimentare Lega della candidata Consonni, basta vedere Colaninno, (quello che sta quasi chiudendo la Guzzi di Mandello) con Alitalia e Malpensa.
Parola di Marco Reguzzoni, vice presidente dei deputati della Lega:“Siamo stati presi in giro da Cai e dai nostri alleati di Governo”.
Le opinioni sono tutte legittime ma la verità è una sola.
Ed è importante ricordarla a tutti, soprattutto alla signora Consonni, che dimostra di averne più bisogno di altri.
COME VOLEVASI DIMOSTRARE
Torino, 20:46
INDESIT: INTESA CON SINDACATI, STABILIMENTO DI NONE NON CHIUDE
Niente chiusura per lo stabilimento Indesit (Gruppo Merloni) di None (Torino. Azienda e sindacati hanno raggiunto un’intesa per il quale l’impianto continuera’ a produrre il 70% delle lavastoviglie da incasso e a ospitare le attivita’ di ricerca e sviluppo. L’accordo e’ definito “un passo importante per il futuro dell’area industriale di None (TO)”. Azienda e Sindacato hanno concordato che a None si continui a produrre le lavastoviglie da incasso destinate ai mercati a piu’ alto valore aggiunto e con minori costi logistici (Italia, UK, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Spagna e Portogallo). Nella situazione attuale, questo significa circa 240 mila lavastoviglie l’anno (su 310 mila).
http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/INDESIT-INTESA-CON-SINDACATI-STABILIMENTO-DI-NONE-NON-CHIUDE/news-dettaglio/3667537
Non è una balla. Effettivamente il 24 marzo è stato approvato l’emendamento leghista che proibiva gli aiuti di stato ai delocalizzatori in QUALSIASI stato estero. Una settimana dopo la Indesit che a None stava per lasciare a casa 600 operai ci ripensa e trova l’accordo. Passa un’altra settimana e viene cambiato il testo leghista per adeguarlo alle norme europee, escludendo l’area dello Spazio economico europeo dal divieto di delocalizzazione. Resta la penalizzazione per chi delocalizza altrove, e non sono pochi! E resta l’impressione che la Merloni (nel cda c’è la deputata del Pd figlia del Padrone) abbia precipitosamente fatto marcia indietro, dopo mesi che era irremovibile, per paura di perdere qualcosa. A me è piaciuto che le organizzazioni degli industriali si siano incazzate, segno che l’iniziativa della Lega non era aria fritta. La sinistra, d’altra parte, cos’ha mai fatto contro i padroni, compagni o meno, che licenziano per delocalizzare?