MOHAMED BA

mohamed-ba-raccontaE se fosse successo ad un italiano per colpa di un immigrato, magari romeno?
Mohamed Ba è un mediatore culturale da diversi anni impegnato a Milano. La sua colpa è d’esser senegalese.
“Poco tempo fa”, Ba sussurra con voce avvolgente al microfono, “il Primo ministro Silvio Berlusconi ha detto che Milano era così sporca da assomigliare ad una città africana“. Una legittimazione a far “piazza pulita” che, secondo Ba, “costituisce un’enorme responsabilità di questi signori per cui ne dovranno rispondere”.

Il 31 maggio, poco dopo le 19. Mohamed Ba, il mediatore culturale che parla dialetto milanese come fosse nato sui Navigli, sta attendendo il tram della linea 90 presso viale Certosa. Che cosa stava combinando quel maledetto africano con le treccine il 31 maggio alle 19.45? “Nulla, stavo aspettando il tram, come al solito. C’era un gruppetto di ragazzi, molti immigrati come me.” E se fosse successo ad un italiano per colpa di un immigrato, magari romeno?
Un ragazzo, pare italiano, con un casco infilato nel braccio gli si fa incontro; “C’è qualcosa che non va?”, chiede a Mohamed guardandolo dritto in faccia. “Come al solito, va tutto bene”. Il ragazzo con il casco infilato nel braccio e gli occhiali da sole si volta di spalle. “Ho pensato cercasse una cicca, una sigaretta”, dice Mohamed ancora oggi visibilmente sgomento. Non è una cicca e nemmeno una sigaretta. E’ un pugnale. Il colpo inferto è rapido come lo scoccare di una freccia. E se fosse successo ad un italiano per colpa di un immigrato, magari romeno?
Dopo averlo infilzato, l’ambasciatore legittimato dall’irrespirabile afa di quest’Italia impantanata lacera la scura carne di Ba sollevando la lama. Poi un’altra coltellata. I ragazzi alla fermata del tram se la danno a gambe. “L’avrei fatto anche io”, prova ad assolverli Mohamed, “ma dopo duecento metri avrei chiamato i soccorsi”.
Nulla di tutto questo. L’aggressore raccoglie le sue cose e si dilegua con passo lento; “non s’è mai voltato. Questo mi fa più male”. E se fosse successo ad un italiano per colpa di un immigrato, magari romeno?
Mohamed Ba comincia a grondare di sangue: “mi seguiva un imbianchino con la vernice rossa per la strada”. La mano sull’addome, parte sinistra. Gli automobilisti non si fermano. Il ragazzo senegalese col sangue sulle mani e il dolore negli occhi nulla è se non il simbolo della sconfitta dell’umanità. Nessun automobilista accetta quindi di prestarsi al soccorso. “Retromarcia e poi via, di corsa”. Ba aspetta un’ora. Sbatte contro portiere alla ricerca di un aiuto. Un telefono. Una barella. Comincia a vedere doppio e a provare freddo. E se fosse successo ad un italiano per colpa di un immigrato, magari romeno?
Alla fine Mohamed sceglie la strada più estrema. Viale Certosa, ora di punta: “o mi finite voi, oppure chiamate i soccorsi”. Ba è in mezzo alla strada, le macchine lo sfiorano come lingue di fiamme. Quel ragazzo nero ricoperto di sangue e dolore rischia più volte la vita. Finalmente una signora. “Forse un medico, non ricordo”. Dopodiché il grande freddo. La barella, l’ambulanza e poi l’ospedale. Le forze dell’ordine si presentano a Mohamed con un piccolo post-it di colore giallognolo: “ricorda in che direzione è scappato il colpevole?”. Poi più nulla.

Milano-Napoli. Petru Birladeandu, 16 giugno. Immigrato, romeno, ammazzato dai camorristi dal grilletto facile mentre camminava con la moglie con in mano la sua fisarmonica. Nel silenzio omertoso dell’Italia più schifosa.

“Nessun inquirente s’è più fatto vedere al mio risveglio in ospedale, eppure io quel volto lo potrei dipingere”, sorride amaramente Mohamed. Altri due migranti senegalesi han dovuto subire lo stesso tipo di violenza ad opera, pare, dello stesso aggressore.

E se fosse successo ad un italiano per colpa di un immigrato, magari romeno?

Duccio Facchini Qui Lecco Libera

4 pensieri su “MOHAMED BA”

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