LA SANITA’ E’ MERCIFICATA: E ALLORA PERCHE’ STUPIRSI?

Il recente caso della “clinica degli orrori” a Milano a riportato alla luce il grave problema legato all’attività privata nel campo della sanità. Le raccapriccianti intercettazioni che hanno incriminato i medici della clinica Santa Rita (che, se passerà la Legge proposta dal Governo, non potranno più essere fatte) hanno portato a galla una realtà inevitabile, un binomio (quello tra sanità e capitale) che per natura non può coesistere.

Qui sotto riportiamo una lettera pubblicata su la provincia di lecco  di mercoledi 18 giugno che nella sua pacatezza è molto “inchiodante” (se ti poni le domande o sei fottuto o sono fottuti)

Caro Direttore,                                                                                                                                           Lo scandalo della clinica di Santa Rita provoca indignazione. Dinnanzi a notizie di questo genere, la coscienza avverte quello che Montanelli descriveva come un sussulto, aggiungendo, in un suo scritto lucidissimo come sempre, che la vita nazionale procede con sussulti delle coscienze e rinvii della giustizia, ma che in fondo, a parte qualche piccola increspatura tutto poi si appiattisce nell’indifferenza più totale.
Ed anche in questo caso probabilmente le vicende si avvieranno su questa strada. Tuttavia quanto lascia perplessi è il finto stupore di taluni.

Quando sentiamo che la salute non deve essere mercificata fingiamo di non sapere che il legislatore ha denominato gli enti ospedalieri Aziende Sanitarie. L’azienda, nella sua specie, è una entità che genera profitto e quindi fingere scandalo ora perché questo profitto è cercato spesso al limite, ed oltre forse, del lecito e dell’etica lascia perplessi.
Non si giustifica nulla. Ma quanti esami clinici inutili vengono fatti effettuare da sanitari sempre pronti all’inchino dinnanzi all’amministrativo che osserva con compiacimento i numeri se sono alti o con disapprovazione quando seguono una curva discendente? Timore di perdere il posto, desiderio di mettersi in mostra:chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Però in tutto questo c’è qualcosa che non funziona: pubblico e privato si equivalgono nell’inseguire obiettivi che poco hanno a che vedere con quello che dovrebbe essere il principio base.
E cioè :l’uomo sofferente non dovrebbe essere fonte di lucro.
Poi è evidente che le attrezzature costano, i sanitari hanno figli come tutti gli altri e quindi diviene da considerarsi anche l’aspetto economico.
L’errore è nel renderlo preminente. E’ pure vero che anche nelle altre professioni esistono degli squilibri. Quante cause inutili si vedono nei tribunali e quante società vengono fatte istituire a clienti da professionisti con pochi scrupoli e che pensano esclusivamente al proprio vantaggio personale, alla parcella e non al bene del cliente?
Ma nella sanità sarebbe bello sperare che non avvenga secondo logica del profitto.
Sarebbe auspicabile non vedere clienti, pazienti,utenti che dire si voglia, ma solo l’essere umano che in quel momento necessita di qualcosa che non segue le vie del commercio o dell’interesse privato.
Quando ci accorgiamo che invece non è così , fingiamo di scandalizzarci.
Ma perché in un mondo dove si tende a mercificare tutto e dove il denaro è la misura dell’uomo dovrebbe essere differente? Quando l’essere umano è visto come merce di scambio o dispensatore di utilità, quando si considera solo l’aspetto di apparenza sociale, quanto rappresenta e non quello che è l’individuo, allora si giustifica tutto. Ed è quanto purtroppo avviene di continuo. Poi ogni tanto qualcosa suscita una indignazione momentanea che lascia il posto all’indifferenza o peggio alla rassegnazione.
Le nostre così dette aziende ospedaliere, accanto ai pochi che agiscono seguendo principi saldi, pochi invero, pullulano di medici falliti che occupano posti amministrativi facendo danni a volte irreparabili e di amministrativi che credono di avere i numeri di un Corrado Passera ed invece non potrebbero amministrare con successo nemmeno un condominio di montagna. E questa evidenza dovrebbe essere motivo di seria riflessione. In riferimento ai meriti e valori e non alla propensione verso una parte o l’altra o a benemerenze di facciata. Se poi la riflessione si estendesse anche al mondo senza valori che abbiamo creato, un mondo a misura dell’uccello Caladrio come Platone definiva quell’animale che tutto fagocita ed espelle in un ciclo di voracità mai sazia,tanto meglio. Ma oramai le coscienze sembrano in grado solo di sussulti momentanei e di torpori prolungati.  E quindi di casi come quello della clinica di Milano, di probabile, ne vedremo ancora.
Giorgio Albonico
Brunate

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