La storia ha tre protagonisti. Si chiamano Carlo, Anna Maria e Luca. Carlo e Anna Maria sono una giovane coppia di sposi, Luca è il loro bambino. Sono una famiglia normale, come ce ne sono tante in Brianza, che ad agosto, come ogni anno, va al mare. Carlo, Anna Maria e Luca salutano i genitori di lei, piccoli imprenditori locali, e partono con la loro macchina verso il luogo delle vacanze. Il caldo, le code, i caselli…Storie quotidiane che si ripetono ogni estate. All’improvviso in autostrada la macchina si rompe. Non si può più proseguire. Carlo e Anna Maria decidono di tornare a casa, ma Luca insiste e alla fine scelgono di andarci in treno al mare. La mattina del 2 agosto 1980 alle ore 10 25′ sono nella stazione di Bologna. Oggi i loro nomi sono scritti nella lapide di marmo che si trova nella sala d’aspetto di 2^ classe.La storia non finisce qui, la storia aggiunge a quelle vittime altri nomi. Il papà di Carlo, Guglielmo, muore, subito dopo quell’ora pietrificata, di crepacuore. La mamma Giuseppina (cioè la nonna di Luca) entra in monastero. Eppure questa storia non è solo una storia triste, una delle tante storie d’impunità della terra, è anche una piccola-grande storia di resistenza. Ogni anno sul quotidiano locale La Provincia tutti i comaschi possono leggere un breve necrologio che ricorda i loro nomi. Ogni anno, fino al 2007 quando è morta è stata la mamma di Carlo a pagare, a sue spese, dal monastero, quel piccolo riquadro di memoria che ricorda a tutti i lettori de La Provincia Carlo, Anna Maria e Luca. Ora lo stanno facendo altri famigliari.
(da una ns.lettera: l’editoriale de la provincia del 2/8/2009 che oggi riproponiamo a quasi 1 anno di distanza: ricordare per resistere)
Maria Fresu
si trovava nella sala della bomba con la figlia Angela di tre anni. Stavano partendo con due amiche per una breve vacanza sul lago di Garda. Il corpicino della piccola, la più giovane delle vittime, venne ritrovato subito. Solo il 29 dicembre furono riconosciuti i resti della madre.
Marina Trolese, 16 anni, venne ricoverata all’ospedale Maggiore, il corpo devastato dalle ustioni. Con la sorella Chiara, 15 anni, era in partenza per l’Inghilterra. Le avevano accompagnate il fratello Andrea, e la madre Anna Maria Salvagnini. Il corpo di quest’ultima venne ritrovato dopo ore di scavo tra le macerie. Andrea e Chiara portano ancora sul corpo e nell’anima i segni dello scoppio. Marina morì dieci giorni dopo l’esplosione tra atroci sofferenze.
Antonio Montanari, che di anni ne aveva 86 e aveva già visto due guerre prima di venire massacrato da una guerra mai dichiarata.
Torquato Secci, impiegato alla Snia di Terni, venne allertato dalla telefonata di un amico del figlio Sergio, Ferruccio, che si trovava a Verona. Sergio lo aveva informato che a causa del ritardo del treno sul quale viaggiava, proveniente dalla Toscana, aveva perso una coincidenza a Bologna e aveva dovuto aspettare il treno successivo.
Poi non ne aveva più saputo nulla.
Solo il giorno successivo, telefonando all’Ufficio assistenza del Comune di Bologna, Secci scoprì che suo figlio era ricoverato al reparto Rianimazione dell’ospedale Maggiore.
“Mi venne incontro un giovane medico, che con molta calma cercò di prepararmi alla visione che da lì a poco mi avrebbe fatto inorridire”, ha scritto Secci, “la visione era talmente brutale e agghiacciante che mi lasciò senza fiato. Solo dopo un po’ mi ripresi e riuscii a dire solo poche e incoraggianti parole accolte da Sergio con l’evidente, espressa consapevolezza di chi, purtroppo teme di non poter subire le conseguenze di tutte le menomazioni e lacerazioni che tanto erano evidenti sul suo corpo”.
Cara Angela, cara Maria…
(Lettere aperte ad Angela e Maria Fresu)
“Io avrei messo ogni giorno in prima pagina il suo nome fino a quando i responsabili di quel crimine non avessero confessato, il che non è mai avvenuto pur dopo tanti processi e condanne…”
“E il nome di Maria Fresu/continua a scoppiare/all’ora dei pranzi/in ogni casseruola/in ogni pentola/in ogni boccone/in ogni/rutto –scoppiato e disseminato -/in milioni di/dimenticanze, di comi, bburp.” (Andrea Zanzotto)
2 Agosto 1980, ore 10,25: scoppia Bologna. Scoppia l’Italia. La città è ferita, tramortita, accecata da un dolore sordo: grumo di lacrime sporco di terra. Fumo, furore, polvere acre. Cielo squarciato di rabbia. Sole arrugginito, rancido di bile. Maria, anni 24 si dissolve, diventa nuvola grama, nera di pece. Madre annichilita, evaporata nella caldana padana mentre afferra con gli occhi Angela, di soli 3 anni. Maria simbolo/croce, insieme ad Angela, di un calvario/voragine che non riusciamo a colmare, di una memoria raschiata dai giorni, dagli anni. Ottenebrata dall’i ndifferenza quotidiana. Dilavata dalle acque del fiume Lete che tutto cancellano.
Vorremmo che a queste due donne, madre e figlia, che oggi avrebbero rispettivamente 53 e 32 anni, venissero, simbolicamente, restituiti questi 29 anni attraverso il racconto di scrittori, poeti, cittadini comuni. Attraverso lettere aperte a loro indirizzate. Per raccontargli, narrargli questo paese. Per ricostruire (attimo dopo attimo, respiro dopo respiro) il nostro passato recente che era, ricordiamocene, il loro futuro. Un modo semplice per “fare memoria”. Un modo per raccontare, anche a noi stessi, questa città, quest’Italia di Angele e Marie che rischia l’o blio. Per non dimenticare, appunto.
Mattia Fontanella
presidente del Comitato per le memorie,
“Cara Maria, il tuo nome resiste alla storia di verità taciute”
Una delle lettere dedicate ad Angela e Maria Fresu, fra le vittime della strage del 2 agosto
Il tuo nome, Maria, non soltanto conserva la memoria della strage di Bologna, ma rappresenta il ripetersi di quella stessa strage, ogni volta che lo si pronuncia. Con la violenza dell’esplosione che ha distrutto la tua vita e quella di tua figlia, il tuo nome resiste alla storia di verità taciute e di vili mistificazioni trascorsa a partire da quel terribile 2 agosto 1980. Eppure è meno di un nome, se si pensa che a esso soltanto si è tragicamente ridotta la tua esistenza. E la congerie di falsificazioni e orrori circa quella strage quasi spinge noi, i sopravvissuti, all’augurarci un’amnesia provvisoria, a fini terapeutici, proprio per non dimenticare: per riuscire, anzi, a compiere un’analisi più approfondita e efficace del nostro passato. Perché “si dismemora il mondo e può rinascere”, ci rammenta Montale…
Che cosa è successo all’Italia, al mondo intero, nel corso di questi 29 anni che ci separano dalla strage di Bologna? Si è verificata la solita oscillazione tra una tendenza al commemorare, al ricordare, e la tendenza, opposta alla prima, al compiere una tabula rasa della storia. Nel mezzo ci stanno le stragi. Il commemorarti è giusto, allora, ma insufficiente, dal momento che – ribadisce Montale – “la storia non è magistra / di niente che ci riguardi”. E forse, a pensarci bene, è proprio perché il commemorarti è giusto che esso risulta insufficiente. La giustizia non fa la storia: la storia, piuttosto, è una mistificazione compiuta da chi domina, cioè precisamente da chi, per dominare, ha dovuto non imparare niente da essa.
Ma il tuo nome “continua a scoppiare”, a incombere sul nostro presente come un rimorso, a sollevare quel monito che la storia non ha il coraggio di pronunciare…
Andrea Zanzotto
Quel nome preme su milioni di dimenticanze
Maria. Il tuo nome preme su milioni di dimenticanze, riscuote dai comi, “continua a scoppiare”, scrive Zanzotto in quel suo compianto laico così straziato e rabbioso, così disarmonico, s-misurato. Come è senza misura l´indignazione per le verità taciute, le dimenticanze colpevoli, l´indifferenza, l´apatìa. Sono versi che si sgranano a rintocco, scarnificati, versi che penetrano in una quotidianità profanata, ferita. Bburp. L´orrore di quella strage si nega alle parole, è impronunciabile, insostenibile. Come restano per noi insostenibili, a ventinove anni da quel 2 Agosto in cui sei stata risucchiata con Angela e con tutti i nomi che vorrei allineare ora sul foglio, le menzogne, i depistaggi, le complicità. Riposa in pace. Io non ti commemoro: sei nel mio presente, istante per istante, a ricordarmi di non abbassare la guardia, in questa Italia dei revisionismi e delle mistificazioni arroganti.
Niav Lorenzini
Ecco uno di quegli esempi di percorsi religiosi davanti ai quali ci si ritrae in rispettoso silenzio ed anche il proprio ateismo si fa meno tronfio e più discreto.
Intanto si discute ( forse giustamente ) della forma pubblica da dare a quel ricordo. Forse si cerca di sottrarlo alla retorica e alla abitudine che fatalmente anno dopo anno sedimenta. Credo che il modo più giusto sia questo che hai scelto tu. Parli di definite persone e di un dolore.
oximor
sono pietrificato anch’io come quell’ora.
che dire senza dire cazzate e’ difficile ma voglio aggiungere una cosa: come cazzo si faccia a vivere con tutte quelle vite spente sulla coscienza e’ una cosa che non son mai riuscito a capacitarmi – come possano continuare a mentire a loro stessi e a chi gli sta intorno per tanti anni, nascondendo la loro responsabilita’ di questo abominio e qprobabilmente altri ancora e’ un mistero profondo quanto quello della follia umana.
Se ci fosse ancora Dante son convinto li piazzerebbe in un girone apposito dove verrebbero fatti esplodere puntualmente ogni giorno alla stessa ora pietrificata, le 10,25′ in punto, per l’eternita’.
zioFa
Strage di Bologna 29 anni dopo
Como dimentica l’anniversario
Trovati in extremis due consiglieri, ma mancano i vigili: niente trasferta
Como ricorda la strage di Bologna e la famiglia Mauri (mamma Annalisa, papà Carlo e il piccolo Luca) a 29 anni dall’attentato alla stazione ferroviaria. Lo farà però in extremis e, per la prima volta, senza una delegazione alla cerimonia di Bologna per ricordare le 85 vittime e i 200 feriti. Il motivo? In Comune si sono dimenticati dell’anniversario. Solo nella tarda mattinata di ieri era stata infatti organizzata una delegazione e, nei giorni scorsi, nessuna comunicazione era arrivata dall’amministrazione. Dopo pranzo avevano dato la disponibilità a partire per Bologna i consiglieri di opposizione Alessandro Rapinese di Area 2010 e Marcello Iantorno del Pd (entrambi dovevano andare in ferie, ma hanno rinviato a domani). Era già stato fissato anche l’orario di partenza. Poi, però, lo stop. Da quanto si è appreso la trasferta non si sarebbe più svolta a causa della carenza di personale della polizia locale (il gonfalone deve essere accompagnato da due vigili). A quel punto si è deciso che il Comune avrebbe partecipato alla messa di questa mattina (alle 9) al monastero della Visitazione, dove si era ritirata la mamma di Carlo, scomparsa anche lei nel novembre del 2006. E di mettere una corona sulla tomba della famiglia al cimitero monumentale.
Dal Comune hanno però dato un’altra versione (la leggete qui sotto) che motiva politicamente l’assenza della delegazione, che però il presidente del consiglio comunale era riuscito ad organizzare anche se in extremis. Si limita a poche parole, per rispetto dei familiari, il consigliere Iantorno: «Io e Rapinese avevamo dato la disponibilità, contattati dopo pranzo, ad andare a Bologna, ma poi è subentrata l’impossibilità di avere gonfalone e agenti. Ringrazio il presidente del consiglio Mario Pastore che si è attivato per organizzare la delegazione, ma stigmatizzo la posizione del sindaco Bruni che ha dato un connotato politico forte a quanto successo. Mi spiace che su una tristissima vicenda vengano assunte queste posizioni ingiustificate». Sia lui che Rapinese saranno questa mattina alla funzione religiosa e poi al cimitero monumentale.
Gisella Roncoroni
LA VERSIONE DEL COMUNE
del Comune
«Non andiamo per una scelta politica»
(gi. ro.) Nessuna dimenticanza, secondo la versione ufficiale di Palazzo Cernezzi che però ha reso nota la decisione di non andare a Bologna soltanto alle 17.36 di ieri con un comunicato. E il motivo della non partecipazione è una scelta di natura politica. «In occasione dell’anniversario della strage di Bologna – si legge nella nota – il gonfalone del Comune quest’anno sarà presente alla messa di suffragio della famiglia Mauri. La decisione è stata presa dal sindaco in accordo con il presidente del consiglio (che aveva però organizzato la delegazione per Bologna, ndr) per non dimenticare il dramma delle vittime comasche senza però presenziare a Bologna ad una cerimonia causa in passato di continue polemiche. Il gonfalone sarà portato da due agenti della polizia locale mentre alla cerimonia presenzierà il consigliere Gianmaria Quagelli delegato dal sindaco. Sulla tomba dei Mauri à stata anche depositata una corona a ricordo a nome dell’intera città».
quotidiano la provincia ed. como 2/8/2009 pag13
E io sono Maria,
mia piccola bimba,
e non sono scomparsa.
Mi cerchino pure,
io sono nel cuore.
Non sono scomparsa
e nemmeno dispersa,
non sono fuggita.
Io sono la brezza leggera
del marinaio che rientra,
mia piccola bimba,
sono diventata coscienza
che non si può toccare.
Per chi mi vuole
io sono la libertà,
per chi mi cerca
io sono giustizia.
Nessuno m’ha ucciso,
mia piccola bimba,
io sono un’idea,
un’umile idea
che fa grande
il lungo cammino dei giusti.
Gian Pietro Testa
da: Antologia per una strage
Bologna 2 agosto 1980
Edizioni “Bovolenta”
Per visionare la cartolina del 1° anniversario della strage del 2 agosto 1980
inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri – Roma
a cura dellAssociazione tra i famigliari delle vittime
(Iniziativa patrocinata dalla Regione Emilia-Romagna)
http://users.libero.it/vigro/videohi-fi/poesie18.htm
Un pensiero a Carlo, Anna Maria e Luca.
Domenica, 2 Agosto 2009 alle 14:20
HO LETTO L’ARTICOLO E L’EDITORIALE DEL DIRETTORE DELLA PROVINCIA DI LECCO.
TI FACCIO I COMPLIMENTI PER L’INIZIATIVA DI SCRIVERE UNA LETTERA PER RICORDARE QUANTO ACCADUTO. QESTO HA TOCCATO LA MIA SENSIBILITA’ DI PERSONA CIVILE E DI PADRE.
LA STORIA DELLA FAMIGLIA MAURI LA CONOSCO UN PO’, PERO’ GRADIREI AVERE DEL MATERIALE INFORMATIVO IM MODO CHE POSSA RACCONTARE MEGLIO LA VICENDA AI MIEI FIGLI PER TESTIMONIANZA DI COME IL RICORDO SCONFIGGE TUTTO.
GRAZIE
FLAVIO
Sabato 2 agosto 1980, ore 10,25 stazione di Bologna. Sono 85 le persone che saltano in aria, ammazzate da una bomba messa dentro una valigia. Mettiamo qui alcune storie che ridanno volto ai nomi. Vi chiediamo di continuare, di postarle nei commenti. Per custodire la memoria, per difendere la libertà.
paolo