MUTI E CON QUATTRO MANI

Penso  che un’analisi seria del risultato elettorale – e del post congresso di rifondazione  comunista – non possa fare a meno di considerare in primis la sconfitta della sinistra e di conseguenza degli alleati del precedente governo.

L’incapacità di tradurre nei fatti la propria proposta è sotto gli occhi di tutti e il risultato non poteva essere diverso ed è giusto che sia così. Le buone intenzioni non servono a niente se non si è in grado di concretizzarle e a poco serve seguire questioni di principio se non si coniugano con risultati che diano ai cittadini la percezione di un miglioramento della propria condizione. Sbagliare si può, perseverare no, specie se i cocci restano nelle amni altrui: non serve neppure cospargersi il capo di cenere perchè non ci sarà più possibilità di replica, chi non condivide le politiche dei vincitori che governeranno l’Italia per i prossimi cinque anni, minimo, non si può permettere di percorrere la stessa strada che da molti kilometri ormai ha portato fuori rotta e fuori dalla storia. Ha vinto chi non ha perso, questo è il risultato: è ora di avversari diversi, ma diversi davvero, possibilmente muti e con quattro mani.

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