Buongiorno a ciascuno di voi, ho deciso di scrivere queste righe dopo aver attentamente riflettuto sulle sensazioni provate post manifestazioni (Borsellino e Clandestino Day).
La prima sensazione è decisamente tipica: unire le forze, al di là dei singoli appuntamenti (li ho chiamati “picchetti”) di Resistenza civile a tema.
Diciamocelo chiaramente: i volti, le braccia e le menti che lavorano in questa Provincia sono – bene o male – sempre gli stessi. Troppe volte la collaborazione per la messa in piedi di questi “picchetti” suona come una occasionale rimpatriata tra colleghi troppo spesso disuniti.
Ho la netta impressione che siano più i temi a farci incontrare piuttosto che il contrario.
E credo che questo alla lunga possa limitare le nostre prospettive.
E’ vero, la Politica è imprevedibile ed è quindi giusto ritrovarsi temi improvvisi da voler declinare. E’ anche vero però che un gruppo attivo e consapevole dovrebbe esser capace di scegliersi i temi da trattare così da poter pianificare al meglio l’attività nel territorio.
Non so se mi spiego. Faccio un esempio pratico che poi è pure la proposta di questo post/missiva.
Se per puro caso dovessimo decidere di avanzare insieme e uniti e non più insieme ma disuniti (come è stato sino ad ora), si potrebbero:
1) Calendarizzare le iniziative selezionando NOI i temi che riteniamo maggiormente meritevoli d’approfondimento (salvo chiaramente improvvise priorità di temi di stretta attualità nazionale o locale che richiederebbero mobilitazione istantanea: VEDI PORTO DELLE CAVIATE
2) Avendo selezionato i temi, investire simbolicamente un periodo ad hoc per la scelta fatta. Ad esempio: scegliamo il tema dell’immigrazione (così come mobilità sostenibile, antifascismo, giustizia sociale, lavoro, servizi pubblici (ACQUA), antimafia, più generica sostenibilità, etc. etc.). Concordiamo che il mese di novembre venga (non interamente, come sopra) dedicato all’immigrazione. E quindi si sceglie in maniera condivisa i luoghi, i tempi e i modi per declinare tale tematica. Penso ad iniziative all’Officina della Musica, Cineforum, volantinaggi, sit-in, concerti a tema e via ancora.
Sono proposte concrete che però richiedono una capillare organizzazione specialmente a livello territoriale. E’ una profonda ingiustizia (dettata dalla strategica posizione del capoluogo) che soltanto Lecco-comune benefici delle nostre iniziative. E’ giusto e doveroso esportare altrove nella nostra Provincia l’esperienza dei “picchetti” di Resistenza e d’approfondimento. Penso a Calolziocorte, Merate, Costamasnaga e anche la stessa Ballabio.
Come?
Non ho un’idea chiarissima. Vorrei però condividere questa impressione, questa esigenza di rendere la Provincia un terreno di lavoro politico e non soltanto il Comune di Lecco.
La piattaforma comune potrebbe poi muoversi su temi e istanze nazionali quanto locali. Da ricorrenze a fattispecie più complicate da condividere con la cittadinanza.
Davanti a noi si fa avanti il quarantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana, del 12 dicembre. Ieri, con Corrado, si rifletteva sulla necessità di realizzare – con lo stesso format – una manifestazione di ricordo e di denuncia sulle attuali zone nere che circondano la strage e la memoria oltraggiata da decenni di disinformazione di Stato.
La piazza, in dicembre, è quasi totalmente da escludersi. Perché non mantenere l’idea della manifestazione-interattiva esportandola però in uno spazio chiuso (come l’Officina della Musica)? E’ un’altra proposta. Lavoriamoci, con anticipo e senza oligopoli di competenze.
Penso anche alla questione dell’infiltrazione mafiosa nel territorio. Ho avuto modo di contattare Giulio Cavalli, il “giullare” sotto scorta di Lodi perché reo d’aver sbugiardato e raccontato la storia della mafia a Milano e in Lombardia dagli anni ’50 ad oggi. Cavalli ad ottobre inaugurerà un nuovo spettacolo teatrale ad hoc. S’è detto disponibilissimo a venire a Lecco, ad un prezzo abbordabilissimo (meno di 1000 euro il tutto).
Perché non sfruttare l’impatto mediatico di Cavalli per allargare la campagna di informazione e denuncia sullo stato dell’infiltrazione nel nostro tessuto sociale ed economico? Perché non investire un periodo, delle riunioni, delle tavole rotonde (chiamatele come volete) per costruire meglio e più diffusamente la battaglia antimafia?
A proposito: troviamoci al più presto per parlarne. Propongo già settimana prossima.
Poi ancora: ne parlavamo con Alessandro, Lorenzo e Vano. Sfruttiamo il mezzo della Rete senza restarne alienati. Mi spiego: ogni settimana, ormai ogni giorno, i soprusi sociali e le ingiustizie (anche a livello internazionale) vengono puntualmente taciute dai media convenzionali (compreso il salvifico “Fatto quotidiano”). Perché non organizzarci e, nel giro di qualche giorno di stretta collaborazione via mail, far sì che ogni settimana, in punti chiave della città, si possa volantinare silenziosamente ma precisamente (a Lecco e fuori) notizie censurate, soprusi taciuti o anche soltanto l’idea che ci sembra opportuno allargare ai cittadini. Il volantino non può chiaramente esaurire la cosa. Però crea tessuto, se ripetuto con tempi stabiliti. Il volantino, contenente poi le coordinate della piattaforma comune, può permettere al cittadino (per cittadino non intendo cittadino italiano e basta, sia chiaro) di trovare – tramite la Rete – materiali, approfondimenti e altro ancora.
L’altro giorno ho letto un documentato pezzo di Ferrarella sul Corriere o uno di Cordero su Repubblica. O ancora: brani, stralci interessanti, inchieste riassunte snobbate dal circo mediatico. Perché non farcene megafono, cassa di risonanza? (vedi caso della INNSE).
Un esempio lampante: il decalogo per la sicurezza esposto magistralmente da Ba, venerdì in piazza. Perché, come ben han proposto Mariacarla e Paolo, non farne un manifesto cittadino?
Ed infine: proporrei di trovarci con continuità. Riunioni, chiacchierate, confronto. Come volete. A volte però sento nettamente l’esigenza di condividere contenuti, proposte ed idee che nell’immediato mi tocca tenermi dentro. Credo che lo stesso sia provato da molti di noi. Trovo poco intelligente trovarsi quindi senza regolarità e raziocinio a seconda del problema. Trovo altrettanto miope non darsi una struttura, molto elastica tenente conto delle diversità e delle sfumature d’ognuno, che permetta di rendere più ficcante il nostro lavoro sul territorio.
Tutto qui.
Spero d’essermi spiegato. L’invito è quindi quello di sedersi attorno ad un tavolo e far sì che la battaglia politica divenga molto più profonda di quella che per molti di noi già risulta. Faccio un ultimo esempio: stando a Lecco io conosco poco le dinamiche del Consiglio comunale di Calolziocorte. E troppo raramente ascolto Corrado. Per ovvie ragioni logistiche. Ecco, facendo Rete, questo sarebbe meno improbabile, anzi. Penso lo stesso per le azioni di Germano, di Roberto Fumagalli, di Micol e via discorrendo.
In soldoni: proviamo a passare dalla rispettabile e doverosa protesta, ad una approfondita azione di proposta. Non che sia mancata in queste manifestazioni o in questi anni d’impegno. Sento però che sia mancata una certosina condivisione ed un’altrettanta abilità nel esportare verso la cittadella Lecco (provincia) assopita.
I contenuti ci sono, a volte latita il miglior contenitore.
A voi,
Duccio
Come richiestomi da paolo invio il testo del mio intervento. mi scuso di non poter essere stato presente per il lavoro di sgombero ma avevo un’altra riunione del gas alle 21.
voglio fare alcune considerazioni.
la serata è stata molto bella. nel senso che mi sembra si sia centrato il “format” termine che uso per comodità.
a me pare che questo format possa costituire come una premessa variabile non rigida per una specie di teatro militante. insomma del tipo h2o. tutto centrato sull’informazione la denuncia e quindi il rovesciamento delle parole e dei luoghi comuni.
in questo senso potrebbe girare nei quartieri, nei comuni e se quelli del sindacato tengono fede a quello che dicono nelle fabbriche occupate o in lotta.
ovviamente anche nelle scuole.
le voci recitanti ovviamente potrebbero cambiare e ruotare ed essere espresse anche da gente del luogo.
insomma ci si potrebbe lavorare su per aggiustamenti in questa direzione.
che se ne pensa.
sandro magni
Khorakahne
Il commento precedente – quello di sandro magni – è giunto, via mail, prima della pubblicazione del post.
L’ìintervento ceh richiama, letto durante il clandestinoday, lo pubblicheremo prossimamente.
Gli spunti che lo stesso Magni fa a caldo della giornata di mobilitazione – ottimamente riuscita – sono da raccogliere insieme al post principale di Duccio.
paolo
Le riflessioni di Duccio sono molto stimolanti anche perchè vedono il futuro in un modo di “fare poltica” che è l’unico che attualmente mi convince, perchè coniuga l’iniziativa dal basso con l’assenza di leaderismi e con lo scopo poltico non solo di denunciare e lottare ma anche di invertire la sconfitta culturale sui valori di eguaglianza, libertà e solidarietà che abbiamo subito e continuiamo a subire con il pensiero unico e il senso comune che sono la base forte di questo REGIME.
Essenziale è l’obiettivo di realizzare in rete il massimo di unità delle associazioni e singoli, come pure è molto importante l’idea di allargare l’azione a tutta la Provincia o almeno ai Comuni più “importanti” .
Sono d’accordo di non perdere tempo e sostengo l’idea di vederci in maniera continuativa anche già dalla prossima settimana (per me vanno bene martedì 29 o mercoledì 30) o quell’altra (sono libero mercoledì 8 o giovedì 9).
Ciao
Corrado
Sono pienamente d’accordo con le riflessioni di duccio…
Lo spreco di forze in questo ultimo anno (il periodo in cui ho vissuto la realtà che resiste in provincia di lecco) è stato notevole, le iniziative di ogni associazione gruppo o partito sono sempre lodevoli per iniziativa, impegno e creatività, ma la sensazione che spesso ho avuto è stata questa.
Già non siamo in tanti e se per di più siamo frazionati in vari gruppi la situazione si aggrava, gli argomenti che trattiamo e i concetti che sviluppiamo ci accomunano sempre.
Abbiamo tutti gli stessi ideali ed abbiam portato avanti le stesse battaglie:
uniamo le forze, ma non così per dire (partecipando assieme alle stesse iniziative) perchè in questo senso le abbiamo sempre unite,
questo discorso è da rivedere in un discorso più ampio, in quanto unire le forze, dal mio punto di vista vorrebbe dire creare realmente un progetto comune,
ritrovandoci periodicamente e stabilendo dei punti sul quale lavorare, magari anche dividendoci i compiti ma pur sempre sotto uno stesso segno, accantonando i vari nomi e i vari simboli…
Io forse parlo così perchè non faccio parte di alcun gruppo ma questa mi sembra la soluzione più ragionevole.
Dovrebbe essere centrale anche il discorso che prende maggiormente in considerazione la provincia intera in quanto le nostre battaglie sono state portate avanti solamente nel nostro capoluogo, ma mai al di fuori di esso, se pur paesi di secondo piano contano comunque 10-15mila abitanti…
Penso che dovremmo trovarci il prima possibile, io sono per un giorno in settimana, preferibilmente un lunedì o un mercoledì.
Ribadisco che questo dovrebbe essere un progetto fortemente voluto e sentito in quanto se non fosse tale si sgretolerebbe in poco tempo.
Un abbraccio a tutti…
lorenzo gavazzi
Non lo so, forse sono ubriaco visto l’orario,
ma, messo da parte l’appoggio convinto alla proposta politica di Duccio – alcuni l’hanno in parte e altre forme anche esplicitata autonomamente /si veda il primo commento di sandro magni/-
la chiusa del commento di lorenzo – appena qui sopra – mi fa dire, senza sedimentazione alcuna, così al volo:
Se il progetto politico deve essere fortemente voluto e sentito per non farlo morire d’aborto forse non ci si dovrebbe trovare questa settimana, sulle ali dell’entusiamo del clandestino day
e della lettera di Duccio (con in sottofondo: meno male che qualcuno l’ha scritta aspettavamo solo un segno per muoverci)
ma lasciamo decantare per qualche giorno/settimana,
non una vita e nemmeno mesi, la proposta.
Mi ricordo il luglio 2001
dopo Genova, il giorno dopo, runioni da stadio, social forum da abbattimento del potere – sembravamo mani pulite –
in poco tempo – ma poco poco è scoppiata la bolla.
Avevano anche individuato il presunto colpevole, si era autoestromesso, la bolla è scoppiata lo stesso.
L’entusiasmo aveva fatto dimenticare di costruire le fondamenta
la casa era bella ma non c’erano porte e non c’era nemmeno idee.
Oggi siamo messi meglio ma forse dobbiamo far depositare l’entusiasmo
che alza le onde ma butta il peso tutto da una parte.
Un abbraccio, da tenerci stretti
paolo trezzi
anch’io – come paolo – ricordo l’esperienza del 2001 dei social forum e anche del tentativo di Lecco, e ricordo la frustazione e lo sgomento quando la macchina sembrava non riuscisse a partire-
ricordo anche l’esperienza di Rete Lilliput, dove le idee c’erano e anche una riflessione di spessore su cosa significhi fare Rete, e anche lì, altra batosta sui denti (per fortuna almeno Lilliput ha gemmato cose positve come i Distretti di Economia Solidale)
quindi non riesco a partire lancia in resta per paura di schiantarmi di nuovo contro un muro…
Ma sono convinta, arciconvinta, della centralità stessa della rete per poter essere incisivi sul mondo….
faccio parte di Manitese, che si occupa soprattutto delle malate dinamiche socioeconomiche internazionali, ma so che posso occuparmi di questa fetta solo perchè ci sono altri che si occupano di ambiente, di diritto al lavoro, di pari opportunità, di legalità, eccetera, e tutti questi temi fanno parte della stessa trama, quindi non ha senso andare ciascuno per la sua strada separato dagli altri.
La rete non è facile, perchè creare un indentità comune vuol dire anche rinunciare a qualcosa delle nostre identità di singoli, o mettere in secondo piano alcuni aspetti individuali per porre al centro quelli collettivi.
Personalmente ho ancora voglia di ripartire e di scommettere su questo sogno, facendo un passo per volta e assicurandoci ad ogni passo che il terreno su cui appoggiamo i piedi resta solido. Che nessuno resti indietro o corra avanti.
micol
ciao,
concordo con l’ analisi di Duccio sulla nostra situazione nel lecchese…
occorre sicuramente compiere un passo in più nella direzione di un progetto comune e condiviso, che possa permetterci di essere anche più presenti ed incisivi sia nella nostra città, ma specialmente, come si diceva, anche in zone come Calolzio, Mandello ecc….
sicuramente è molto più facile da dire che da farsi…
perchè il progetto di massima può essere condiviso da tutti\e, la questione naturalmente è come gestirlo ed incalarlo…come ben sapete faccio parte dei giovani comunisti, gruppo di ragazzi e ragazze che ha sempre con convinzione collaborato attivamente con Duccio e tutti gli altri “compagni d’avventura”, portando contemporaneamente avanti delle battaglie che,come gruppo, abbiamo sentito fondamentali….
non posso parlare a nome di tutti gli altri, per questo credo sia importante trovarci insieme per discutere attivamente di ciò che duccio proponeva, di cio che anche noi, poco prima di fine estate, avevamo proposto a DUccio….la questione da comprendere è a cosa si vuole giungere…una sorta di rete collabroativa o un’unione indistinta delle individualità che si impegnano attivamente nel lecchese??
per questo pensavo ad un assemblea aperta a tutti..che possa permettere a chiunque di dire la sua sull’idea del progetto che sia ha in mente..starà poi a noi far sentire tutti partecipi della cosa
e fondamentale per la sua riuscita….
per questo propongo di trovarci…io avevo proposto un assmblea pubblica al parco 7 marzo 1944, sotto il Bertacchi, all’aperto perchè, come dice Vano, basta stare chiusi..
non so una Domenica…poi non cambierebbe niente luogo o altro…
forse Trezzi non sbagli dicendo di non correre…per me va bene qualunque data…magari settimana dal 5 al 11 ottobre…non so è un ‘idea..
a presto..
alessandro marcucci
Ciao,
ho letto con attenzione le varie risposte alla proposta del “cantiere” di idee.
Concordo con Paolo: non correre e tenere l’asticella alta.
Raccolgo la questione sollevata da Micol e Alessandro (Marcucci) sulla qualità della “rete”.
Premetto da subito che la proposta, in quanto tale, presume la totale e più trasparente possibile dialettica con l’intento di trovare la maggior condivisione possibile. Tradotto: nessuna proposta a scatola chiusa, nessun pacchetto preconfezionato cui aderire alla cieca o meno. Per concludere la premessa: dopo le elezioni i Gc articolarono via mail la proposta di un “congresso” in miniatura delle anime (giovani e no) della “sinistra lecchese” per ripartire dopo il deserto.
Quel che ho provato a concretizzare nella mail di domenica è però diverso: capitalizzare le energie finora mostratesi.
Lo strumento l’ho chiamato “cantiere”, trovatene voi i sinonimi più calzanti.
L’idea nasce dall’interrogativo: è intelligente frammentarsi in più sigle per poi confluire su grandi iniziative – perlopiù sporadiche?
Secondo me sì, ritengo che – come ben ha detto Micol – determinate differenze sia bene tenerle in conto. Proprio perché la diversità è una ricchezza. NOI però, persone, cittadini, “compagni di viaggio”, sentiamo l’esigenza di collegarci, con una rete concreta, organizzata e operativa, per portare le nostre diversità in un tavolo di lavoro politico a livello provinciale?
Sì, io quest’esigenza la sento. Senza pretese di chissà quale diritto esclusivo di paternità.
Quando parlo con Corrado mi riprometto sempre di darci dentro in un determinato ambito, idem con Paolo, idem con Alessandro, idem con Mariacarla, Sandro, Germano e Lorenzo. Così come per gli altri.
Ho avanzato un’idea, uno spunto di “impegno”. Ciascuno è liberissimo di avanzare le proprie osservazioni, ci mancherebbe.
Resto convinto della necessità di un soggetto – diverso e ricco di sfumature – ma in grado di operare in provincia.
Altrimenti alle divisioni corrisponde soltanto un risultato: Daniele Nava da una parte e l’elité partitocratica dall’altra.
Ci si trova allora? Se sì, quando?
Duccio
Le parole che sono già state profuse dai miei “compagni di vita” (mi verebbe più sinceramente da dire anzichè viaggio) esprimono fià sicuramente tutto ciò che anch’io penso e credo, anche perchè frutto di un comune sforzo a cui mi sento, sempre ed in qualsiasi maniera, compagno.
L’unica cosa che comunque intedevo lo stesso esprimere e ribadire, è l’invito a ritrovarsi sì in un’assemblea, ma che sia assolutamente aperta e di soli contenuti, in maniera tale da riuscire finalmente e realmente a costruire un movimento ancora più pratico e concreto di ora. Non sto cercando di dire che non lo sia stato fin’ora, lungi da me, ma spero solo che questa mia sollecitudine sia nella medesima maniera condivisa e sentita da voi.
Un gruppo, una rete che non tema di affrontare argomenti di qualsiasi tipo di soppruso, dall’ambiente alla politica. Ampliare quindi a ventaglio le possibilità di via da percorre, in maniera tale da poter così creare le maggiori possibilità d’incontro con ciò che ci circonda, ricercando in singoli o gruppetti nuovi soggetti di battaglia da condividerli poi con tutti, in un continuo scambio, non solo d’informazioni, ma anche e soprattutto di esperienze, sensazioni e sentimenti.
Insomma….crederci davvero, come concreta possibilità, senza temere di venire ossidati dal tempo o indeboliti dal nemico.
troviamoci, saluti edo
“Ci si trova allora? Se sì, quando?”
Riparto da qui, da quella domanda che prendo e rovescio: “Se non ora, quando?”
😉
Mariacarla