Ad Atene tre persone sono morte a causa di un attacco con molotov alla banca dove stavano lavorando. Ma la notizia è scivolata via rapidamente. Mi piacerebbe sapere il perchè queste persone sono morte, forse perchè stavano lavorando mentre fuori succedeva il finimondo? Ma lo sciopero è un diritto o un dovere?
Questo è un messaggio che ci è giunto privatamente ma che credo meriti una risposta anche pubblica più generale. L’economia fa la guerra. Le risorse, nell’accezione larga del termine, sono scarse, da sempre. La scarsità di risorse è la ragione d’essere dell’economia. Se le risorse fossero illimitate non esisterebbe l’economia e nemmeno la guerra, considerato che storicamente ogni guerra trae origine da interessi economici, al di là delle motivazioni ideologiche o religiose di facciata. Dunque è normale che decisioni di natura economiche determinino violenza, è sempre stato così. Le conseguenze violente delle scelte economiche sono il più delle volte indirette. La speculazione sui commodities futures determina l’aumento del prezzo, per es., del grano che a sua volta determina l’aumento dei morti per fame in Africa. Altro esempio potrebbe essere, a proposito di lavoratori arsi vivi, la scelta, giudicata antieconomica da parte della Thyssen, di investire sull’impiantistica antincendio riguardo ad uno stabilimento destinato a prossima chiusura (c’è un processo in corso il cui esito dipenderà anche dalle ‘riforme’ sui termini di prescrizione…).
E’ normale che l’economia influisca sulla vita e la morte delle persone, se pensiamo alla diversa qualità di vita di una popolazione a seconda delle scelte di politica economica relativamente alla sanità e all’istruzione. La vita di intere generazioni può essere rovinata da scelte economiche sbagliate, come quella sulla ‘flessibilità’ del lavoro. Una rappresentazione plastica della antieticità della gestione del risparmio di tutte le banche si evince dalla presenza dei c.d. ‘fondi etici’, foglia di fico che copre l’evidenza logica che tutti gli altri fondi, per esclusione, non sono etici. La differenza non è fra chi si sottrae all’amoralità del mercato e chi vi soggiace, poiché nessuno riesce a sottrarsi: il mercato è ovunque. La differenza è fra coloro che ne sono consapevoli o no. Questi ultimi dunque si scandalizzeranno se capita di morire sul posto di lavoro mentre si esercita il legittimo diritto di aderire o meno ad uno sciopero, mentre ciò è normale, come è normale morire in cantiere e in fabbrica a causa della quotidiana incuria circa le norme di sicurezza.
Gli stessi Ichino, Sacconi, Brunetta, a prescindere dalle loro doglianze in materia, sanno che è normale dover girare scortati in conseguenza di ciò che dicono quando parlano di economia. È normale che l’economia chiami la violenza: l’assenza di conflitto esiste solo nella narrazione fantastica costruita dalla sovrastruttura.
dal nostro ex Khorakhaneker Gustavo Schianchi