LA REGOLA DELL’OMBRELLO

Le regole le detta il Padrone. L’accordo o il ricatto che sta venendo avanti a Pomigliano ad opera del capo della Fiat Marchionne, comunque la si giri, è questo. 

Quello che dovrebbe sbigottire è che i primi a permetterlo sono 2 sindacati su 3. Cisl e Uil. Il padrone fa il suo mestiere e fin qui non ci piove ma perché l’ombrello devono tenerglielo i sindacati? Perché il padrone dice che altrimenti va in Polonia a costruire le auto che poi compreremo in Italia? E se lo può dire la Fiat oggi: “o accetti o me ne vado” perché domani non può dirlo un’altra azienda grande o piccola che sia? Ma la Riello e tutte le altre del nostro territorio, non hanno insegnato nulla? Almeno agli operai? Vogliamo sorvolare sulla cancellazione obbligatoria dello sciopero? Sulla riduzione obbligatoria della pausa? Sulla cancellazione obbligatoria del diritto alla malattia? Sull’obbligo della sosta pranzo solo a fine turno, per 1/2ora dopo 7,30 ininterrotte di lavoro alla catena?  Sorvoliamo su tutto questo, per un attimo.

E domandiamoci: ma il Piano Fiat, malgrado tutto questo, poi è sostenibile? Nessuno ha ancora smentito l’analisi di economisti come Guido Viale  che entra nel merito produttivo dello stesso. Questo prevede che nel giro di 4 anni Fiat e Chrysler producano -e vendano- 6 milioni di auto all’anno: 2,2 Chrysler, 3,8 Fiat, Alfa e Lancia: un raddoppio della produzione. In Italia, 1,4 milioni: più del doppio di oggi. La metà da esportare in Europa: in un mercato che già prima della crisi aveva un eccesso di capacità del 30-35%; che dopo la sbornia degli incentivi alla rottamazione, è già crollato del 15% (ma quello Fiat del 30). Quello che non si dice è che questo Piano Fiat non si farà mai.

Non è una novità. Negli ultimi 10anni di piani industriali la Fiat ne ha già sfornati 7; ogni volta indicando il numero di modelli, di veicoli, l’entità degli investimenti e la riduzione di manodopera previsti. Tranne l’ultimo punto, degli obiettivi indicati non ne ha realizzato, ma neanche perseguito, nemmeno uno. Ma è un andazzo generale: se i programmi di rilancio enunciati da tutte le case europee andassero in porto (non è solo la Fiat a voler crescere) nel giro di un quinquennio si dovrebbero produrre e vendere in Europa 30 milioni di auto all’anno: Il doppio delle vendite pre-crisi. Un’autentica follia.

La questione quindi potrebbe essere vista da un’altra prospettiva. E’ l’Italia che dovrebbe chiedersi se ha ancora interesse a rimanere nell’azionariato Fiat (non la Fiat se ha ancora interesse a produrre auto in Italia). Il mercato è saturo; Le auto si vendono solo con gli incentivi statali (il guadagno dell’impresa lo sovvenziona lo Stato, cioè tutti noi). Ha un senso? Forse sarebbe meglio una nuova politica economica (green economy, turismo, agricoltura) con una prospettiva di medio-lungo termine a favore dei cittadini e non dei soliti pseudocapitalisti (i capitalisti, quelli veri di stampo anglosassone, se non sono capaci, falliscono).

 Gli operai, faranno il referendum per scegliere. Siamo arrivati al punto di vedere lavoratori che non possono sputare su elemosine così ipocrite dei padroni?

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