NON C’E’ NESSUNO che possa negare quel che è avvenuto alla scuola Diaz

«Vergogna, vergogna». Oggi dopo la sentenza di assoluzione dei vertici delle Forze di Polizia per la “macelleria messicana” (per usare le stesse parole di Michelangelo Fournier, vice questore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma nei giorni del G8 di Genova) i benpensanti si sentiranno finalmente soddisfatti.

Possono tirare un sospiro di sollievo, ed esausti, dopo infinite peregrinazione a nascondere e negare prove che poi prove sono rimaste, sono state riconosciute! (Le molotov introdotte illegalmente dai poliziotti per giustificare la repressione? Confermato; I verbali falsificati dalla polizia dove si parla di reazione violenta alla polizia all’esterno ed all’interno della Diaz? Confermato; Il corpo del reato, le molotov, «erroneamente distrutto», nonostante stesse al sicuro all’interno della Questura di Genova? Confermato; La processione di feriti, alcuni anche in pericolo di vita, che strabordava fuori dalla scuola? Confermato), i benpensanti, appunto, si sentiranno finalmente soddisfatti aggrappati alla salda sporgenza della sentenza penseranno di poter puntare il dito grondante morale e fors’anche coscienza sporca.

Come spiegare a noi e financo all’amica Marina Cugnaschi, che non solo bruciare cassonetti e spaccare vetrine ti fa condannare al doppio di pena di un automobilista ubriaco che investe e uccide 4 ragazzini, ma che il massacro di 93 ragazzi (tra cui i lecchesi Matteo e Lisa) alla scuola Diaz produce impunità ed assoluzioni per i vertici della polizia e pene irrisorie per i picciotti?

Questa sentenza di assoluzione (malgrado rimangono i verbali falsificati, gli arresti ingiustificati, i feriti, alcuni anche in pericolo di vita, le molotov introdotte a scuola, la loro distruzione in Questura dove erano in custodia…), ha la gravità maggiore di essere utile per chi vuole, e sono tanti, troppi, (tutta la politica, tutto il potere, troppa stampa) trovare un paravento dietro cui affossare – o almeno provarci con maggior vigore – la verità. Tutta. Così da nascondere, cancellare, le proprie omissioni, la propria cecità, il proprio gettare lo sguardo altrove, il proprio quieto vivere

 

Non c’è nessuno in Italia che possa negare quel che è avvenuto alla scuola Diaz: un pestaggio indiscriminato che ha messo a rischio la vita di alcune persone; l’arresto arbitrario di 93 persone sulla base di prove false. E’ una verità di senso comune; in aula non è stata negata nemmeno dagli imputati.

 

E allora chiedo, certo senza nessuna speranza, ma chiedo, un sussulto di dignità, in primis agli agenti di polizia semplici, ai primi graduati, anche di Lecco, di smettere di tacere –7 anni sono un’infinità assordante – di prendere la parola, di chiedere scusa a nome e per conto proprio, per chi dentro la loro categoria non ha voce, non ha strumenti, non ha dignità.

 

Per dimostrare che in questo paese esiste ancora un tessuto democratico, e che la convivenza civile si deve basare sul principio di responsabilità, sul riconoscimento dei diritti di tutti e su una giustizia che sappia tutelare le vittime e applicare il principio che la Legge è uguale per tutti.

La sentenza della Diaz di Genova è una lezione tremenda che ci mette alla prova tutti noi singoli cittadini. A questo punto non sono ammesse defezioni.

Il silenzio è complicità, è defezione, e aggiunge vergogna a vergogna.

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