LA CREME ED IL TEATRO DELLA SOCIETA’

Per quanto possa essere utile, perché è innanzitutto probabile che l’anno prossimo visti i pesanti tagli agli Enti locali non ci saranno risorse per allestire una nuova stagione teatrale, avanziamo alcune  proposte per migliorare e renderne un poco più democratico l’accesso agli spettacoli in cartellone.

Anche quest’anno ci sono state delle falle che hanno precluso a molti, troppi, la possibilità di usufruire, a Lecco, di una qualitativamente alta, offerta culturale. Lo si è potuto verificare anche in questi primi appuntamenti da tutto esaurito.

Le ridotte dimensioni del Teatro, 460 posti, non pemettono di inventarsi soluzioni fantasmagoriche ma proprio per questo devono essere democratiche, solidali, semplici. I costi pubblici di una stagione, infatti, non permettono di programmare la seconda serata, la cosiddetta replica.

Da qui la prima domanda: Come è stata organizzata la concreta possibilità di partecipare all’offerta culturale? La risposta non è positiva. Il tempo per prenotare gli abbonamenti è stato limitato agli orari di lavoro, rendendo così impossibile o decisamente complicato l’acquisto (bisognava recarsi fisicamente al botteghino del Teatro). La richiesta, si sapeva o si doveva immaginare, è stata ben maggiore dell’offerta. Andrebbe quindi pensato, e qui la mia prima proposta – già formulata a suo tempo – per un numero definito di posti, acquistabili attraverso altri canali. Telematici, bancari, con altri orari. Inoltre, cosa non da poco, le disponibilità degli abbonamenti, si è esaurita in poche ore, un successo ma anche una sconfitta (organizzativa) rendendo, nel concreto, vano, estendere, in fretta e furia, l’orario anche post lavorativo (fino alle 19).

La seconda domanda da porsi è: perché la disponibilità si è esaurita in pochissime ore? La domanda non è peregrina. Bastava essere in coda al Botteghino, oppure presenti all’esterno del Teatro già per i primi spettacoli (Albanese e Rossi). Nel primo caso si poteva vedere da che ora è cominciata a formarsi la fila. Alcuni erano lì già la sera prima, tanti altri di primissima mattina, cioè molte ore prima dell’apertura.

Mi si creda, non c’era la “creme” della città, né consiglieri e assessori con relativi partner, tutti questi, gli uni e gli altri, però, immancabilmente, visti in massa agli spettacoli. Avranno mandato qualcuno (almeno si spera) a far la fila in cambio di una mancia. Gioco facile.  Sembrerebbe che malgrado l’esiguo numero di posti del Teatro, ogni persona in fila al Botteghino poteva acquistarne 4 di abbonamenti (a testa). Andrebbe quindi pensato – da qui la mia ulteriore proposta –  un acquisto limitato a 2 abbonamenti a testa di cui 1 almeno di chi è in fila.

La “creme” che fa la fila, sarà un fattore secondario delle proposte, sarà populismo, ma è un atto senz’altro democratico. Fors’anche, visti i tempi, rivoluzionario.

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