Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti. Così ci ricordava Ettore Petrolini.
Gli Italiani stanno, da anni, ipotecando il loro futuro economico perché non arrivano alla fine del mese e molto anche perché, causa questo, finanziarie e banche stanno chiedendo tassi pazzeschi, perché, come un cane che si morde la coda, aumentando le difficoltà economiche delle famiglie che non arrivano alla fine del mese, queste stringono i cordoni della borsa, chiedendo maggiori garanzie e calando i tassi con il contagocce o dopo averli tenuti alti, immotivatamente
. Nel 2008, sembra un paradosso, ma non è aumentata la domanda accolta di prestiti e crediti al consumo, – cioè i pagamenti a rate – in confronto all’anno precedente. Dopo aumenti a due cifre degli ultimi anni, il 2008, dai primi dati, sembra non registrare nessun evidente aumento anche a causa del crollo di dicembre -11% di solito mese invece importante. Questo non significa che non sia invece aumentato il numero di richieste rivolte a Banche e finanziarie – potrebbe semplicemente significare che ne sono state bocciate di più per scarsità di requisiti di presunta solvibilità – ma resta un dato comunque significativo. Per esempio è facile parallelismo osservare che non comprando non ci si indebita. Ma questo, ovviamente è vero solo parzialmente. Se osserviamo i dati da gennaio a novembre 2008 possiamo evincere che per i prestiti finalizzati, cioè quelli per acquisti di beni durevoli – auto, moto, pc, mobili… – il calo in confronto allo stesso periodo del 2007 è di oltre il 12% (12,7% fonte Assofin) e questi prestiti incidono per il 40% sul montante totale del credito al consumo. Se osserviamo invece i prestiti non finalizzati, cosiddetti prestiti personali, i più indirizzati per spese impreviste, qui c’è stato un andamento inverso con ben 20 miliardi di euri di importo erogato. (+13%) Anche l’ammontare del singolo prestito personale si è arrestato, restando comunque alto, cioè pari a 15.500 euri. (era meno di 8000€ nel 2003). Ma si sa questi sono dati che fotografano una realtà abbastanza evidente e conosciuta. C’è una crisi economica che si tocca con mano e sempre più diffusa. Un dato che invece, penso, parzialmente si ignora è che questi strumenti sono forme per impoverire. Attraverso la redistribuzione del capitale, che passa dal povero al ricco. Le favole, si sa, non appartengono alla vita reale, e meno che mai a quella delle finanziarie e delle banche. Infatti non c’è nessun Robin Hood in giro, e più che nella foresta di Sherwood, qui ci troviamo in una giungla di offerte, con l’aggravante che è infestata come una palude di coccodrilli. Sfruttando ed incentivando la spirale del consumo – secondo un modello per cui si è accettati e riconosciuti solo in quanto acquirenti – le banche e le finanziarie spingono i cittadini ad aver sempre più bisogno di soldi. Le finanziarie e le carte di credito rateizzano lo “scoperto” e favoriscono spese oltre le effettive possibilità personali. All’inizio sembra(va) una cuccagna, ma ben presto ci si accorge di essere più poveri di prima, e che si fa sempre più fatica ad arrivare alla “quarta settimana”. Stiamo assistendo all’impoverimento collettivo e sistematico della famiglia media. Infatti, è emblematico, ancor prima dei tassi applicati, notare che i crediti “contro cessione del quinto” – cioè il prelievo dalla busta paga/pensione, per ottenere il prestito, ancor prima che ti venga pagata – vuol dire non aver (più) neppure uno straccio di garanzia alternativa, meno impegnativa e vincolante da poter concedere, si sono incrementati in confronto al 2007 di quasi il 40%. Non ultimo è abbastanza comune – e preoccupante – constatare l’incremento delle persone che fanno prestiti per pagarsi altri prestiti. In gergo tecnico si dice: consolidare il debito. I tassi dimostrano che Robin Hood è impazzito, attraverso la redistribuzione del capitale all’incontrario, che passa dall’impoverito al ricco. Caso emblematico e sempre più diffuso è lo strumento del credito al consumo attraverso l’anticipo contante con le carte di credito. Qui le banche e le finanziarie, ti illudono di darti gratis alcuni strumenti di pagamento a rate. Avete mai sentito parlare delle carte di credito “revolving”? Una pistola puntata alla tempia! Negli ultimi anni la loro diffusione è cresciuta enormemente: ben oltre il 10% annuo. Si tratta di veri e propri strumenti di rapina legalizzata, che gettano fumo negli occhi ai possessori. Tutto gratis o quasi. Quasi sempre gratis la carta, piccoli rimborsi al mese con tasso netto, il TAN allo 0%. Invece non finisci mai di pagare, e più lungo è il rimborso: più paghi. Non finisci mai perché il TAEG (tasso annuo effettivo globale) è quasi sempre ad un passo dall’usura: 18-20%. Senza contare l’assicurazione sul prestito che ti lasciano intendere essere una forma di tutela, quando in realtà è soprattutto un’ulteriore costo. E i tassi degli altri prestiti personali: 9-10%. E non può essere un vanto leggere dal bollettino della Banca d’Italia che quelli medi dell’ultimo triennio hanno avuto un decremento del 2,79% per importi sotto i 5000 euri e dell’1,56% per i prestiti di importo superiore. Quelli della cessione del quinto dello stipendio hanno registrato invece riduzioni fra l’1,64 e il 7,02% (si avete letto bene 7,02%). Ma se un tasso scende del 7,02% è da chiedersi a quanto alto stava. Quanto una famiglia pagava alla banca o alla finanziaria.
I prestiti al consumo rischiano sempre di più, quindi, di lasciare una grave eredità alle persone che li contraggono. Sulla falsariga del boom delle borse e del loro crollo repentino che ha impoverito più che arricchito il comune cittadino. La politica che fa? Al posto di analizzare e risolvere il problema permette l’imperversare del sistema. Invece di legiferare ponendo un freno a questi veri e propri strumenti di impoverimento, e alla modulazione e calmierazione dei tassi (oggi anche del 20%) al massimo si comporta come un analgesico: nasconde il mal di testa ma non risolve la causa. Qualche anno, e sarà chiaro a tutti che il paese è collassato. La Banca D’Italia ci ricorda che in dieci anni il rapporto tra il debito delle famiglie e il loro reddito disponibile è salito dal 32 al 51%. Dati da paura, per noi italiani abituati al risparmio. Quello di cui dovremmo renderci conto è che così ci finanziamo l’insolvenza economica della nostra stessa vita, non l’aumento del benessere.
Per di più sotto stretta osservanza – spiati da un grande fratello – una Banca Dati che i più non sanno neppure che esiste. Inoltre sono dati da paura perché con evidenza è solo la punta dell’iceberg, dati che sono solo l’anticamera – sottovalutata – del mondo illegale dell’usura. Le banche ad un certo punto chiudono i rubinetti, grazie alla CRIF, la banca dati che ti ha fotografato, e non è raro che si aprano le porte delle mafie.
Unica speranza, oltre al comprendere che dobbiamo decrescere, nei consumi, nello spreco, nel produrre, è la consapevolezza che inserendoci in questo meccanismo trasferiamo ricchezza dall’impoverito al ricco. E’ ora di promuovere e diffondere ancor maggiormente le iniziative di micro/finanza in soccorso di coloro che incautamente si trovano nelle maglie di finanziarie senza scrupoli prima che finiscano nelle mani dell’usura. Di ricreare comunità con fondi sociali di quartiere (penso al modello delle Piagge di Firenze per es.), dei banchi comunali (pubblici) di soccorso, delle mutue di autogestione (MAG4 di Torino e MAG6 di Reggio Emilia, della MAG Roma). Si chiama solidarietà, equità e giustizia. Si chiama nuovo modello di comunità (e mercato).
10 pensieri su “I SOLDI PRENDIAMOLI DAI POVERI”