Arrivati in prossimità delle feste natalizie riscoppia ad arte a Lecco la caccia ai venditori ambulanti senza permesso che nei fine settimana colorano – anche oggi – il lungolago.
Ne danno risalto anche sul numero di sabato del quotidinao locale La Provincia con un richiamo in prima pagina: “Noi minacciati dagli abusivi”. E’ questo il grido di allarme e di paura dei rappresentanti dei commercianti rivolto al signor Prefetto.
Io non comprendo perché questi rappresentanti dei negozianti debbono sempre raccontare bugie.
Certo i venditori ambulanti che vediamo nelle vie di Lecco sono una struttura organizzata.
Arrivano col treno tutti assieme e molto probabilmente alle spalle di questo viaggio della speranza si cela ricatto e precarietà indotta. I numeri delle merci sequestrate in questi anni non si limita, infatti, a qualche accendino.
Servono strutture, organizzazione, programmazione. Sono (come) una media attività commercial produttiva locale. E’ questo il problema. Lo sfruttamento di questa manodopera a basso costo. Come se fossero co.co.co e operai edili dell’impresa legale.
Però le dichiarazioni dei commercianti questo passaggio non lo toccano minimamente.
Sono scandalizzati ed adirati – sempre ed unicamente – di qualcosa che i venditori ambulanti senza permesso non hanno colpa.
Le (forse) mancate vendite dei loro prodotti.
Suvvia non ci si dica che c’è ancora qualche cittadino che è convinto di comprare veramente
una borsa griffata, un maglione di vero cashmere, o un foulard originali esposti su lenzuoli bianchi e cartoni rappezzati lungo la passeggiata a lago o le vie del centro cittadino.
Gli altri oggetti non sono nemmeno concorrenziali: cagnolini meccanici che scondinzolano, braccialetti portafortuna, ecc. ecc.
Potrebbe racchiudersi quindi in un semplice gioco del libero mercato, così tanto sostenuto, in altri contesti e frangenti, dal popolo italiano. Un gioco di domanda e offerta.
Qui più che l’offerta non concorrenziale e sleale, un poco come le fabbriche italiane che spostano la produzione in Cina e Romania, è che la domanda di questi prodotti illegali è alta.
E l’ambulante senza permesso si adegua e ne approfitta.
(probabilmente è costretto ad adeguarsi e qualcun altro, in cima alla sua catena, ne approfitta)
Credo che per l’economia del territorio e generale abbia fatto più danno il “ciurlare nel manico” di non tutti ma certamente molti, troppi, commercianti fin dai primi anni di introduzione dell’euro…. i prezzi – al dettaglio – sono cresciuti così tanto che non sembra proprio casuale.
Però possiamo, è più facile, seguire i rappresentanti dei commercianti e credere anche noi che i cittadini/consumatori del lungolago e delle vie del centro siano tonti e siano convinti di comprare veramente una borsa griffata, un maglione di vero cashmere, od un foulard originali, esposti su lenzuoli bianchi e cartoni rappezzati.
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