Egr. Direttore
Nel cuore della città, in Via Como a Pescarenico, si stanno facendo lavori di manutenzione dei marciapiedi con posa di cavi e quantaltro. Tale lavori hanno richiesto lo spostamento dei grossi cordoli in granito che separano il marciapiede dalla strada veicolare.
Nel tratto di Via Como che unisce Via Previati e Corso Martiri, anche i non abituali passanti avranno notato da sempre che quei cordoli, alla destra di chi entra dal Corso, erano sbrecciati. Sbrecciatura, per chi ha memoria, che non era esito di qualche danno provocato da qualche enorme carro trainato da cavalli prima o da qualche automezzi poi o qualche lavoro del passato.
Quelle sbrecciature sono invece i segni di una battaglia avvenuta all’indomani della liberazione, il 27 aprile, allorché gruppi di partigiani fermarono una colonna tedesca e fascista, in fuga e alloggiante nelle case Panzeri. In quella battaglia che vide morire alcuni partigiani, da cui prese poi il nome anche il corso Martiri della Liberta, venne fatto saltare in aria un camion di esplosivi. Che fu la causa dello sbrecciamento che si poteva notare.
Ora quei cordoli non ci sono più. Sono stati prelevati. O almeno a me così pare. La pioggia di questi giorni aveva solo interrotto i lavori. I nuovi cordoli sono stati posati.
Mi domando se tale cancellazione di quei segni di quella battaglia sia casuale oppure voluta. E se la cancellazione di quei segni sia necessaria, visto che non hanno prodotto, mai, disfunzione alcuna ,in termini di pedonalità o mobilità.
E, mi domando, se nel caso, fosse stata una pura negligenza, una disattenzione della memoria, non sia imperativo doveroso riportare quei cordoli nel loro sito originario come segni della memoria della ns. città, medaglia d’argento della resistenza.
Occasione della loro ripostura, magari, poi, per titolare quel tratto di strada che imbocca sul Corso dei Martiri della Liberta a un ns. illustre concittadino appena scomparso, che per la memoria della resistenza e della riconquistata libertà ha scritto pagine tra le più belle. Parlo di Aroldo Benini.
Direttore, chieda un sussulto a questa città. Su quelle pietre Lecco si è riscattata. E’diventata adulta. Speriamo, anche con il suo aiuto, che possa continuare a dimostralo.
Egregio signor Trezzi,
abbiamo ricevuto negli ultimi mesi diverse segnalazioni relative ad un cordolo scheggiato a causa di proiettili esplosi durante la battaglia del 27 aprile 1945 tra i partigiani Lecchesi e a una colonna fascista, in via Como.
L´episodio citato non era a conoscenza dell´Amministrazione comunale, perché non è mai stato ufficializzato come luogo storico della memoria. La mancanza di opportune targhe o tracce ha impedito che il cordolo in questione venisse considerato come cimelio della Resistenza lecchese.
Da indagini effettuate dopo la rimozione del cordolo, si rileva che, come da progetto, gli stessi sono stati prima risollevati e poi, dopo i lavori di predisposizione delle quote e del fondo, riposizionati in via Como, anche se in posizione diversa. Lo stato dei cordoli non poteva consentire un puntuale ripristino nelle posizioni originarie: ciò è dovuto alla vetustà degli stessi, e pertanto non è stato possibile provvedere ad una ricostruzione fedele ( in ogni caso non prevista dai lavori di manutenzione della Via Como).
Cordiali saluti.
Antonella Faggi – Sindaco di Lecco
Ricevuto il: 20/05/08 09:12 da servizi.informativi@comune.lecco.it
NOSTRA LETTERA ALLA PROVINCIA IN RISPOSTA
ALLA MAIL DEL SINDACO RIPORTATA NEL POST PRECEDENTE
GIUNTACI 175 GIORNI DOPO LA NOSTRA RICHIESTA URGENTE DEL 28 NOVEMBRE 2007
Caro Direttore,
Bisogna dare voce ai fatti, soprattutto a quelli inaspettati.
Il Sindaco di Lecco risponde veramente ai cittadini che la interpellano su questioni urgenti.
La prova provata? La risposta del Sindaco di Lecco d.ssa Faggi che mi è giunta fresca fresca ieri, 20 maggio 2008, al mio indirizzo mail. Altro che immobilismo del Comune. Del tentenna e tergiversa. Del silenzio nei confronti della città.
A me il Sindaco ha risposto giusto ieri appunto per una questione urgente, per un problema che Le avevo sollevato, anche pubblicamente tramite il suo giornale, solo 175 giorni fa, 6 mesi quasi tondi.
Ovviamente l’urgenza della questione, il rischio di rimozione di un pezzo di storia di Lecco: i cordoli di via Como davanti a Casa Panzeri sbecciati dalla battaglia tra partigiani e nazifascisti, pietre dove Lecco si è riscattata, è diventata adulta, ormai è andata a farsi benedire.
Irrimediabilmente persa, dimenticata, offesa.
Offensiva come la risposta desolante del Sindaco di Lecco, (che le allego), che evidentemente o è superficiale o è arrogante. O tutt’e due.
Innanzitutto si può rispondere ad un cittadino, con i mezzi informatici di cui disponiamo oggi, 175 giorni – sei mesi – dopo la domanda? 175 giorni dopo e senza scusarsi del ritardo, evidentemente non considerandolo tale, (meno male, mi viene da pensare, che fa il Sindaco e non l’impiegata all’accettazione dell’Ospedale, avremmo pieno i cimiteri)
E rispondendo in maniera assurda e allarmante. Riporto solo alcune frasi emblematiche del Sindaco Faggi: “abbiamo ricevuto negli ultimi mesi diverse segnalazioni relative ad un cordolo scheggiato a causa di proiettili esplosi durante la battaglia del 27 aprile 1945 tra i partigiani Lecchesi e a una colonna fascista, in via Como. L´episodio citato non era a conoscenza dell´Amministrazione comunale, perché non è mai stato ufficializzato come luogo storico della memoria.
Aiuto, qui stiamo ammattendo.
Già il fatto che io, ed altri, abbiamo scritto, telefonato e mandato lettere anche al giornale, prima – prima – della rimozione dei cordoli, proprio per provare ad evitare tale cancellazione della memoria, rende inutile la precisazione, scusante del Sindaco.
Non sapere che lì, lungo quel tratto di strada, quell’angolo di vie Lecco si è tolta le catene, pagando un prezzo di martiri e lutti è deplorevole e preoccupante. Non comprendere la relazione tra il nome stesso del Corso Martiri della Liberazione e le targhe poste nei pressi della Casa Panzeri (sul muro della casa di fronte e sul quella di fianco) è sinonimo di pressappochismo e di oblio culturale di questa città.
Scrivere nella mail di risposta, dopo averci riflettuto 175 giorni – 6 mesi – come fa il Sindaco:
“Da indagini effettuate dopo la rimozione del cordolo, si rileva che, come da progetto, gli stessi sono stati prima risollevati e poi, dopo i lavori di predisposizione delle quote e del fondo, riposizionati in via Como, anche se in posizione diversa. Lo stato dei cordoli non poteva consentire un puntuale ripristino nelle posizioni originarie: ciò è dovuto alla vetustà degli stessi, e pertanto non è stato possibile provvedere ad una ricostruzione fedele”
Dimostra infine il poco rispetto per i cittadini e la memoria. Ho verificato, già subito dopo i lavori e anche oggi, di quei cordoli non c’è traccia. Ed essendo stato quello, tra l’altro, l’ultimo tratto oggetto dei lavori l’affermazione del Sindaco risulta ancor meno credibile, avrebbero dovuto rimuove nuovamente i rifacimenti poco prima posati.
Concludendo mi permetto, suo tramite (se scrivo direttamente in Comune c’è il rischio che mi risponda un nuovo Sindaco), di avanzare una proposta alla d.ssa Faggi.
Colga l’evidenza dell’errore e rimedi, con umiltà, far meno di 6 mesi (dovrebbe farcela lo stesso) è il primo anniversario della morte del professor Aroldo Benini. Intitoli quel pezzo di strada (che fa angolo e storia tra via Previati e Corso Martiri) alla Sua figura. Con una bella Targa, il testo lo può ricavare da quella posta in alto alla facciata, sotto il tetto, della Casa Panzeri.
Paolo Trezzi
Centro Khorakhané Lecco esserevento.it
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